Un uso particolare del Nickel (Ni) avviene durante processi di sinterizzazione nei quali polveri del metallo vengono compattate e sottoposte a trattamento termico per produrre oggettistica industriale. Lo scopo dell’indagine è stato quello di misurare l’inquinamento ambientale da Ni, la dose di Ni assorbita e i possibili effetti sulla funzione renale durante processi di sinterizzazione con polveri del metallo prima e dopo interventi di bonifica ambientale. Le concentrazioni di Ni ambientale erano molto basse sia prima (inferiori a 0,15 mg/m3), sia soprattutto dopo gli interventi di bonifica (circa 100 volte inferiori al limite ACGIH). Al contrario, prima degli interventi di bonifica il valore di Ni nelle urine era 10 volte superiore ai valori di riferimento negli addetti alla sinterizzazione e tre volte negli addetti al trattamento termico. Pad cutanei applicati prima della bonifica dimostravano una rilevante contaminazione da Ni, mentre dopo la bonifica, sia la contaminazione cutanea, sia l’escrezione del metallo con le urine apparivano drasticamente ridotte. In particolare, il Ni urinario appariva nel range dei valori di riferimento nei lavoratori addetti al trattamento termico e aumentato soltanto di due volte in quelli addetti alla sinterizzazione, ma vicino ai limiti superiori dei valori di riferimento. Poiché lo scopo della bonifica ambientale è stato quello di ridurre l’assorbimento cutaneo di Ni questa è consistita nell’adozione di nuove procedure standard quali l’uso di indumenti maggiormente protettivi, di guanti e di maschere anti-polvere, di dispensatori automatici dei dispositivi di protezione e la proibizione del fumo all’interno della fabbrica. Le aree di riposo e di cambio del vestiario sono state riorganizzate per separare la parte pulita da quella inquinata. Pochi studi sono disponibili sui possibili effetti renali del Ni, ma quelli disponibili dimostrano variazioni nella funzionalità sia dei tubuli che dei glomeruli e effetti avversi del Ni solubile sulla funzione tubulare. Per monitorare la funzionalità renale, sono state determinate le proteine totali urinarie e l’attività della N-acetil-ß-D-glucosaminidasi e della glutamina sintetasi. L’analisi dei parametri urinari non ha dimostrato differenze tra la funzione renale dei lavoratori esposti e i controlli, supportando l’evidenza che una escrezione urinaria di Ni inferiore a 30 µg/g di creatinina sia protettiva per il rene. In conclusione, nonostante il basso inquinamento ambientale di Ni, l’escrezione urinaria del metallo era elevata prima delle bonifiche apportate. La causa di tale aumentata escrezione era verosimilmente imputabile all’assorbimento cutaneo che appariva elevato prima degli interventi. L’attuazione dei semplici e poco dispendiosi accorgimenti descritti, ha ridotto in maniera rilevante l’assorbimento di Ni. D’altro canto, l’esposizione al metallo vicina ai limiti disponibili sembra non indurre alterazioni della funzione renale.

Esposizione a nickel in processi di sinterizzazione e marcatori di dose ed effetto renale

TREVISAN, ANDREA;CARRIERI, MARIELLA;SCAPELLATO, MARIA LUISA;BARTOLUCCI, GIOVANNI BATTISTA
2009

Abstract

Un uso particolare del Nickel (Ni) avviene durante processi di sinterizzazione nei quali polveri del metallo vengono compattate e sottoposte a trattamento termico per produrre oggettistica industriale. Lo scopo dell’indagine è stato quello di misurare l’inquinamento ambientale da Ni, la dose di Ni assorbita e i possibili effetti sulla funzione renale durante processi di sinterizzazione con polveri del metallo prima e dopo interventi di bonifica ambientale. Le concentrazioni di Ni ambientale erano molto basse sia prima (inferiori a 0,15 mg/m3), sia soprattutto dopo gli interventi di bonifica (circa 100 volte inferiori al limite ACGIH). Al contrario, prima degli interventi di bonifica il valore di Ni nelle urine era 10 volte superiore ai valori di riferimento negli addetti alla sinterizzazione e tre volte negli addetti al trattamento termico. Pad cutanei applicati prima della bonifica dimostravano una rilevante contaminazione da Ni, mentre dopo la bonifica, sia la contaminazione cutanea, sia l’escrezione del metallo con le urine apparivano drasticamente ridotte. In particolare, il Ni urinario appariva nel range dei valori di riferimento nei lavoratori addetti al trattamento termico e aumentato soltanto di due volte in quelli addetti alla sinterizzazione, ma vicino ai limiti superiori dei valori di riferimento. Poiché lo scopo della bonifica ambientale è stato quello di ridurre l’assorbimento cutaneo di Ni questa è consistita nell’adozione di nuove procedure standard quali l’uso di indumenti maggiormente protettivi, di guanti e di maschere anti-polvere, di dispensatori automatici dei dispositivi di protezione e la proibizione del fumo all’interno della fabbrica. Le aree di riposo e di cambio del vestiario sono state riorganizzate per separare la parte pulita da quella inquinata. Pochi studi sono disponibili sui possibili effetti renali del Ni, ma quelli disponibili dimostrano variazioni nella funzionalità sia dei tubuli che dei glomeruli e effetti avversi del Ni solubile sulla funzione tubulare. Per monitorare la funzionalità renale, sono state determinate le proteine totali urinarie e l’attività della N-acetil-ß-D-glucosaminidasi e della glutamina sintetasi. L’analisi dei parametri urinari non ha dimostrato differenze tra la funzione renale dei lavoratori esposti e i controlli, supportando l’evidenza che una escrezione urinaria di Ni inferiore a 30 µg/g di creatinina sia protettiva per il rene. In conclusione, nonostante il basso inquinamento ambientale di Ni, l’escrezione urinaria del metallo era elevata prima delle bonifiche apportate. La causa di tale aumentata escrezione era verosimilmente imputabile all’assorbimento cutaneo che appariva elevato prima degli interventi. L’attuazione dei semplici e poco dispendiosi accorgimenti descritti, ha ridotto in maniera rilevante l’assorbimento di Ni. D’altro canto, l’esposizione al metallo vicina ai limiti disponibili sembra non indurre alterazioni della funzione renale.
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