Il primo volume della serie “Le regole della musica”, ospitata dalla collana “La tradizione musicale” della Fondazione Ezio Franceschini di Firenze e diretta da Cesarino Ruini, è dedicato a uno degli esponenti più insigni della teoria musicale di tutti tempi, ma anche a una delle figure maggiormente travisate della storia della musica. Tanto la parabola biografica di Guido d'Arezzo appare inficiata da imprecisioni e circonfusa da un alone leggendario, tanto il suo metodo didattico e il suo pensiero teorico andarono soggetti, nel corso dei secoli, a frequenti incomprensioni e a clamorosi equivoci. Di tutto ciò dà conto con esemplare chiarezza Angelo Rusconi, avvalendosi di uno stile espositivo scorrevole e scevro da toni retorici ed inutili sensazionalismi, anche laddove le sue osservazioni comportano una revisione effettivamente radicale dell’immagine di Guido ormai appartenente alla vulgata storico-musicale, ricordando come il teorico, con ogni probabilità, non fu aretino d’origine, non inventò un sistema notazionale del tutto nuovo, non impiegò una sola volta, nei suoi scritti, il termine esacordo, non fece uso della mano come espediente mnemonico applicato alla solmisazione e, con ogni probabilità, non si avvalse neppure di questa tecnica di trasposizione, se non in casi del tutto eccezionali, e per di più al fine di evitare l’impiego del si bemolle (ossia allo scopo di conservare, per quanto possibile, l’integrità e la fisionomia originaria del canto liturgico).
GUIDO D’AREZZO, Le opere. Micrologus – Regulae rhytmicae – Prologus in Antiphonarium – Epistola ad Michaelem – Epistola ad archiepiscopum Mediolanensem, Testo latino e italiano, Introduzione, traduzione e commento a cura di Angelo Rusconi, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2005, pp. LXXXVI + pp. 187 (La tradizione musicale. Le regole della musica, I)
TOFFETTI, MARINA
2005
Abstract
Il primo volume della serie “Le regole della musica”, ospitata dalla collana “La tradizione musicale” della Fondazione Ezio Franceschini di Firenze e diretta da Cesarino Ruini, è dedicato a uno degli esponenti più insigni della teoria musicale di tutti tempi, ma anche a una delle figure maggiormente travisate della storia della musica. Tanto la parabola biografica di Guido d'Arezzo appare inficiata da imprecisioni e circonfusa da un alone leggendario, tanto il suo metodo didattico e il suo pensiero teorico andarono soggetti, nel corso dei secoli, a frequenti incomprensioni e a clamorosi equivoci. Di tutto ciò dà conto con esemplare chiarezza Angelo Rusconi, avvalendosi di uno stile espositivo scorrevole e scevro da toni retorici ed inutili sensazionalismi, anche laddove le sue osservazioni comportano una revisione effettivamente radicale dell’immagine di Guido ormai appartenente alla vulgata storico-musicale, ricordando come il teorico, con ogni probabilità, non fu aretino d’origine, non inventò un sistema notazionale del tutto nuovo, non impiegò una sola volta, nei suoi scritti, il termine esacordo, non fece uso della mano come espediente mnemonico applicato alla solmisazione e, con ogni probabilità, non si avvalse neppure di questa tecnica di trasposizione, se non in casi del tutto eccezionali, e per di più al fine di evitare l’impiego del si bemolle (ossia allo scopo di conservare, per quanto possibile, l’integrità e la fisionomia originaria del canto liturgico).Pubblicazioni consigliate
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