Il saggio è dedicato allo studio di due film di Philippe Garrel e Chantal Akerman appartenenti alla serie "Cinéma, de notre temps", collezione destinata a presentare singoli ritratti di cineasti che hanno segnato la storia del cinema. Entrambi i film possono essere considerati degli autoritratti. Sia Garrel che la Akerman hanno da sempre inserito nelle loro opere elementi autobiografici volti a interrogare le interferenze tra creazione artistica e riflessi sulle singole esistenze; in questo caso la costruzione compositiva è più vicina all'autoritratto. Nel film di Garrel assistiamo a una intervista nel corso della quale il regista, attraverso una ricostruzione puntuale delle sue opere, riflette sulla propria concezione estetica. Nel film della Akerman muta il procedimento: si tratta di un vero e proprio autoritratto da lei diretto. In entrambe le opere, pur con procedimenti diversi, cogliamo come la ricostruzione della propria singolarità di artista sia esposta allo scarto tra la rappresentazione di sé, del proprio operare secondo un ordine rinvenibile nella propria coscienza e contemporaneamente il ritrovarsi in un altrove, in un luogo non del tutto assimilabile al proprio "Je".

La vita messa in forma

SALVATORE, ROSAMARIA
2011

Abstract

Il saggio è dedicato allo studio di due film di Philippe Garrel e Chantal Akerman appartenenti alla serie "Cinéma, de notre temps", collezione destinata a presentare singoli ritratti di cineasti che hanno segnato la storia del cinema. Entrambi i film possono essere considerati degli autoritratti. Sia Garrel che la Akerman hanno da sempre inserito nelle loro opere elementi autobiografici volti a interrogare le interferenze tra creazione artistica e riflessi sulle singole esistenze; in questo caso la costruzione compositiva è più vicina all'autoritratto. Nel film di Garrel assistiamo a una intervista nel corso della quale il regista, attraverso una ricostruzione puntuale delle sue opere, riflette sulla propria concezione estetica. Nel film della Akerman muta il procedimento: si tratta di un vero e proprio autoritratto da lei diretto. In entrambe le opere, pur con procedimenti diversi, cogliamo come la ricostruzione della propria singolarità di artista sia esposta allo scarto tra la rappresentazione di sé, del proprio operare secondo un ordine rinvenibile nella propria coscienza e contemporaneamente il ritrovarsi in un altrove, in un luogo non del tutto assimilabile al proprio "Je".
2011
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11577/2506189
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