Il secondo conflitto mondiale mostra come la protezione delle città d’arte costituisca il limite irrisolto e irrisolvibile della tutela in guerra. Data la potenza degli ordigni utilizzati, la difesa dei singoli monumenti fissi, così come la tutela integrale dei tessuti urbani (ancora solo latamente intesi come patrimonio di valore coeso) si rivelò impossibile. Esiti diseguali ebbero anche i provvedimenti per la salvaguardia degli oggetti mobili. A tale tragica constatazione la comunità nazionale giunse tuttavia per gradi, passando da una concezione fiduciosa, ma teorica, della reale efficacia delle protezioni, alla pratica sperimentazione della loro fragilità e spesso inutilità: il che innescò una rivoluzione nelle disposizioni di difesa, nonché una forte evoluzione nella concezione politica del patrimonio storico-artistico. Attraverso una sintetica campionatura l’intervento illustra alcuni momenti nodali di tale percorso: dall’iniziale scelta di ‘protezione diffusa’, estesa cioè a numerosi monumenti su tutto il territorio nazionale, alla disillusa individuazione di alcune poche ‘città aperte’ (o pretese tali) da preservare sia come simboli della gloria passata, sia come ‘depositi complessi’, dove concentrare beni artistici mobili provenienti da tutta Italia; ancora, dalla speranza di salvare l’aspetto complessivo delle città di provincia, alla scelta di proteggere singoli monumenti di rilevante valore, con progetti di blindatura integrale. Un processo ove alla progressiva e selettiva restrizione degli obiettivi da difendere, corrisponde l’effettivo innalzamento nell’efficacia delle difese stesse, siano esse materiali o politiche. Assieme all’illustrazione delle forze istituzionali, civili e militari in campo, si vuol porre l’accento sull’oscillazione identitaria cui l’idea di patrimonio storico-artistico viene sottoposta: da una concezione nazionalistica, di tipo corporativo e fascista, a quella oggi perdurante, ove i valori identitari del paese parrebbero aderire a quelli superiori dell’Umanità.
La protezione delle città d'arte
NEZZO, MARTA
2012
Abstract
Il secondo conflitto mondiale mostra come la protezione delle città d’arte costituisca il limite irrisolto e irrisolvibile della tutela in guerra. Data la potenza degli ordigni utilizzati, la difesa dei singoli monumenti fissi, così come la tutela integrale dei tessuti urbani (ancora solo latamente intesi come patrimonio di valore coeso) si rivelò impossibile. Esiti diseguali ebbero anche i provvedimenti per la salvaguardia degli oggetti mobili. A tale tragica constatazione la comunità nazionale giunse tuttavia per gradi, passando da una concezione fiduciosa, ma teorica, della reale efficacia delle protezioni, alla pratica sperimentazione della loro fragilità e spesso inutilità: il che innescò una rivoluzione nelle disposizioni di difesa, nonché una forte evoluzione nella concezione politica del patrimonio storico-artistico. Attraverso una sintetica campionatura l’intervento illustra alcuni momenti nodali di tale percorso: dall’iniziale scelta di ‘protezione diffusa’, estesa cioè a numerosi monumenti su tutto il territorio nazionale, alla disillusa individuazione di alcune poche ‘città aperte’ (o pretese tali) da preservare sia come simboli della gloria passata, sia come ‘depositi complessi’, dove concentrare beni artistici mobili provenienti da tutta Italia; ancora, dalla speranza di salvare l’aspetto complessivo delle città di provincia, alla scelta di proteggere singoli monumenti di rilevante valore, con progetti di blindatura integrale. Un processo ove alla progressiva e selettiva restrizione degli obiettivi da difendere, corrisponde l’effettivo innalzamento nell’efficacia delle difese stesse, siano esse materiali o politiche. Assieme all’illustrazione delle forze istituzionali, civili e militari in campo, si vuol porre l’accento sull’oscillazione identitaria cui l’idea di patrimonio storico-artistico viene sottoposta: da una concezione nazionalistica, di tipo corporativo e fascista, a quella oggi perdurante, ove i valori identitari del paese parrebbero aderire a quelli superiori dell’Umanità.Pubblicazioni consigliate
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