Lo studio archeometrico condotto su 61 reperti vitrei, databili tra il III e l’VIII secolo d.C., rinvenuti nella Casa delle Bestie Ferite di Aquileia si inserisce all’interno di un più ampio progetto di ricerca che, mediante l’integrazione di dati archeologici, chimici e isotopici, è finalizzato a verificare il recente modello proposto per la produzione vetraria romana e tardo-antica, basato su una divisione della produzione in workshop primari e secondari. In particolare tale studio sui vetri aquileiesi costituisce il primo esempio di integrazione del dato chimico e isotopico in vetri romani di area italiana. Particolarmente interessante dal punto di vista della ricerca archeologica, è la possibilità di effettuare una campionatura ben caratterizzata anche dal punto di vista tipologico. In particolare, ci si è concentrati sui tipi maggiormente attestati in loco, considerando sia i rinvenimenti per i quali sia stato possibile accertare la provenienza (scavi recenti) che il materiale senza dati di rinvenimento conservato al MAN. Tutto lo studio si intende teso ad individuare possibili produzioni. Allo stato attuale della ricerca, infatti, rimane ancora sfumato il confine tra produzione locale ed importazione. I dati chimici e isotopici finora raccolti indicano un cambiamento, già a partire dal III secolo d.C., nella composizione del “vetro romano”, indipendente dalla tipologia, suggerendo dunque un cambiamento delle fonti di approvvigionamento delle materie prime e/o dei centri di produzione primaria. Inoltre sembra confermarsi corretto il modello produttivo basato su una divisione della produzione, con centri di produzione primaria localizzati, almeno per quanto riguarda la Tarda Antichità, principalmente in Egitto e nel Levante.
I vetri della Casa delle Bestie ferite ad Aquileia: uno studio archeologico ed archeometrico
GALLO, FILOMENA;SILVESTRI, ALBERTA;MOLIN, GIANMARIO;
2012
Abstract
Lo studio archeometrico condotto su 61 reperti vitrei, databili tra il III e l’VIII secolo d.C., rinvenuti nella Casa delle Bestie Ferite di Aquileia si inserisce all’interno di un più ampio progetto di ricerca che, mediante l’integrazione di dati archeologici, chimici e isotopici, è finalizzato a verificare il recente modello proposto per la produzione vetraria romana e tardo-antica, basato su una divisione della produzione in workshop primari e secondari. In particolare tale studio sui vetri aquileiesi costituisce il primo esempio di integrazione del dato chimico e isotopico in vetri romani di area italiana. Particolarmente interessante dal punto di vista della ricerca archeologica, è la possibilità di effettuare una campionatura ben caratterizzata anche dal punto di vista tipologico. In particolare, ci si è concentrati sui tipi maggiormente attestati in loco, considerando sia i rinvenimenti per i quali sia stato possibile accertare la provenienza (scavi recenti) che il materiale senza dati di rinvenimento conservato al MAN. Tutto lo studio si intende teso ad individuare possibili produzioni. Allo stato attuale della ricerca, infatti, rimane ancora sfumato il confine tra produzione locale ed importazione. I dati chimici e isotopici finora raccolti indicano un cambiamento, già a partire dal III secolo d.C., nella composizione del “vetro romano”, indipendente dalla tipologia, suggerendo dunque un cambiamento delle fonti di approvvigionamento delle materie prime e/o dei centri di produzione primaria. Inoltre sembra confermarsi corretto il modello produttivo basato su una divisione della produzione, con centri di produzione primaria localizzati, almeno per quanto riguarda la Tarda Antichità, principalmente in Egitto e nel Levante.Pubblicazioni consigliate
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