Che senso ha parlare di immaginario nelle società ipertecnologiche dell’occidente globalizzato? Se la tecnologia è stato (cfr. McLuhan) l’agente che ha fatto deflagrare la modernità, grazie alla diffusione dei media elettronici, è ancora possibile che l’innovazione tecnologica non arrivi a riassorbire ogni aspetto dell’immaginario, avendo la possibilità di manipolarlo socialmente? o non arrivi a regolamentarlo rigidamente, seguendo paradigmi di nuova razionalità? Gli aspetti che si vogliono qui esplorare riguardano l’emergenza di nuove forme di intelligenza, veicolate da mezzi nuovi come internet. Un’intelligenza anti-razionale e anti-ideologica, a-morale e anti-elitaria. Anti-ideologica e anti-logica, questa intelligenza nuova, che si riconosce in comunità virtuali di affetti, celebra i propri riti estatici intorno al nuovo totem della tecnologia (o “tecno-magia”: De Kerckhove). Anche l’arte, lontana da orizzonti teleologici, vi assume non più che un ruolo di mediatrice, totem in un mondo re-incantato soltanto entro orizzonti spazio-temporali brevi. Essa produce allora solo identità nomadiche, sospese in un clima di crescente indifferenza verso tutto ciò che è immobile, perdendo ogni finalità auratica e capacità di risposta di fronte ad un perdurante bisogno di identificazione.
Totem e tabù. Arte, immaginario e il primato dello spettacolo
VERDI, LAURA
2012
Abstract
Che senso ha parlare di immaginario nelle società ipertecnologiche dell’occidente globalizzato? Se la tecnologia è stato (cfr. McLuhan) l’agente che ha fatto deflagrare la modernità, grazie alla diffusione dei media elettronici, è ancora possibile che l’innovazione tecnologica non arrivi a riassorbire ogni aspetto dell’immaginario, avendo la possibilità di manipolarlo socialmente? o non arrivi a regolamentarlo rigidamente, seguendo paradigmi di nuova razionalità? Gli aspetti che si vogliono qui esplorare riguardano l’emergenza di nuove forme di intelligenza, veicolate da mezzi nuovi come internet. Un’intelligenza anti-razionale e anti-ideologica, a-morale e anti-elitaria. Anti-ideologica e anti-logica, questa intelligenza nuova, che si riconosce in comunità virtuali di affetti, celebra i propri riti estatici intorno al nuovo totem della tecnologia (o “tecno-magia”: De Kerckhove). Anche l’arte, lontana da orizzonti teleologici, vi assume non più che un ruolo di mediatrice, totem in un mondo re-incantato soltanto entro orizzonti spazio-temporali brevi. Essa produce allora solo identità nomadiche, sospese in un clima di crescente indifferenza verso tutto ciò che è immobile, perdendo ogni finalità auratica e capacità di risposta di fronte ad un perdurante bisogno di identificazione.Pubblicazioni consigliate
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