L’elaborato premette alcune considerazioni introduttive in ordine al bene giuridico tutelato dalle fattispecie di mancata esecuzione di un provvedimento del giudice, denunciandone la tendenziale eccentricità rispetto alla originaria dimensione pubblicistica, a vantaggio di un’impostazione che, invece, privilegia la tutela (privatistica) del profilo sostanziale (sotteso) inerente l’inadempimento degli obblighi che derivano dal provvedimento. Così inquadrata, nelle sue direttrici generali, la problematica inerente l’oggettività giuridica della fattispecie, il contributo prosegue nella disamina delle peculiarità connaturate alla materia familiare, con particolare riguardo all’analisi dei provvedimenti in tema di minori o incapaci suscettibili di assumere rilevanza, seppure talora problematicamente, alla stregua della fattispecie di mancata esecuzione dolosa − e, segnatamente, a quelli concernenti l’affidamento di minori o altri incapaci. Sotto quest’ultimo aspetto, viene risolto positivamente l’interrogativo che investe la nozione di affidamento e, dunque, l’applicabilità della fattispecie in esame ai rapporti di fatto. Quanto alla condotta di elusione e alla natura (eventualmente permanente o istantanea) del reato, l’elaborato ricostruisce il dibattito ancora in essere tra opposti orientamenti della dottrina e della giurisprudenza, i quali risentono anche delle differenti posizioni circa l’oggettività giuridica della fattispecie. Quanto, invece, all’elemento soggettivo del reato, particolare attenzione viene dedicata alle ipotesi di falsa rappresentazione degli elementi richiamati nel provvedimento e della riconducibilità di tali ipotesi all’errore sul fatto, ovvero all’errore sul precetto, nonché alla vasta gamma di situazioni accomunate dalla eventualità che l’omessa osservanza del provvedimento del giudice sia determinata da ragionevoli motivi, talora riconducibili a cause di giustificazioni codificate, talaltra operanti, invece, sul piano dell’elemento psicologico del reato. L’esposizione prosegue con una sintetica ricostruzione del dibattito, in dottrina e in giurisprudenza, circa il rapporto della fattispecie con i delitti di sottrazione, e della questione in ordine alla risarcibilità del danno conseguente al reato, ovvero della risarcibilità del danno c.d. endofamiliare. Dopo alcuni cenni sull’atteggiarsi della mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice concernente i minori nel sistema di tutela penale delle prescrizioni giudiziali in materia familiare, il contributo si chiude con un breve tentativo di ricostruzione dell’oggettività giuridica dell’art. 388 c.p., volto a proporre una soluzione che unifichi tutte le fattispecie della disposizione, ad eccezione di quella della prima parte del capoverso. Per tutti questi temi, secondo il piano dell’opera, all’esposizione teorica, per il tramite delle opinioni della dottrina, si accompagna la citazione ragionata delle pronunce giurisprudenziali.
Mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice e rapporti di famiglia: criticità di una fattispecie controversa
BORSARI, RICCARDO
2011
Abstract
L’elaborato premette alcune considerazioni introduttive in ordine al bene giuridico tutelato dalle fattispecie di mancata esecuzione di un provvedimento del giudice, denunciandone la tendenziale eccentricità rispetto alla originaria dimensione pubblicistica, a vantaggio di un’impostazione che, invece, privilegia la tutela (privatistica) del profilo sostanziale (sotteso) inerente l’inadempimento degli obblighi che derivano dal provvedimento. Così inquadrata, nelle sue direttrici generali, la problematica inerente l’oggettività giuridica della fattispecie, il contributo prosegue nella disamina delle peculiarità connaturate alla materia familiare, con particolare riguardo all’analisi dei provvedimenti in tema di minori o incapaci suscettibili di assumere rilevanza, seppure talora problematicamente, alla stregua della fattispecie di mancata esecuzione dolosa − e, segnatamente, a quelli concernenti l’affidamento di minori o altri incapaci. Sotto quest’ultimo aspetto, viene risolto positivamente l’interrogativo che investe la nozione di affidamento e, dunque, l’applicabilità della fattispecie in esame ai rapporti di fatto. Quanto alla condotta di elusione e alla natura (eventualmente permanente o istantanea) del reato, l’elaborato ricostruisce il dibattito ancora in essere tra opposti orientamenti della dottrina e della giurisprudenza, i quali risentono anche delle differenti posizioni circa l’oggettività giuridica della fattispecie. Quanto, invece, all’elemento soggettivo del reato, particolare attenzione viene dedicata alle ipotesi di falsa rappresentazione degli elementi richiamati nel provvedimento e della riconducibilità di tali ipotesi all’errore sul fatto, ovvero all’errore sul precetto, nonché alla vasta gamma di situazioni accomunate dalla eventualità che l’omessa osservanza del provvedimento del giudice sia determinata da ragionevoli motivi, talora riconducibili a cause di giustificazioni codificate, talaltra operanti, invece, sul piano dell’elemento psicologico del reato. L’esposizione prosegue con una sintetica ricostruzione del dibattito, in dottrina e in giurisprudenza, circa il rapporto della fattispecie con i delitti di sottrazione, e della questione in ordine alla risarcibilità del danno conseguente al reato, ovvero della risarcibilità del danno c.d. endofamiliare. Dopo alcuni cenni sull’atteggiarsi della mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice concernente i minori nel sistema di tutela penale delle prescrizioni giudiziali in materia familiare, il contributo si chiude con un breve tentativo di ricostruzione dell’oggettività giuridica dell’art. 388 c.p., volto a proporre una soluzione che unifichi tutte le fattispecie della disposizione, ad eccezione di quella della prima parte del capoverso. Per tutti questi temi, secondo il piano dell’opera, all’esposizione teorica, per il tramite delle opinioni della dottrina, si accompagna la citazione ragionata delle pronunce giurisprudenziali.Pubblicazioni consigliate
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