Il lavoro è la seconda edizione del commento all'art. 19, d.lgs. 546/1992, rubricato "atti impugnabili e oggetto del ricorso". Viene esposto anzi tutto il significato, sul piano della tutela del contribuente, del sistema strutturato sulla tipicità degli atti impugnabili, e sull'impugnabilità solo per "vizi propri". Detto sistema è inquadrato nella discussione dottrinale sulla natura del processo, con l'analisi degli aspetti fondamentali della teoria costitutiva e di quella dichiarativa. Si esamina poi il senso dell'impugnabilità degli atti per vizi “propri” in relazione all'esigenza di assicurare la tutela giurisdizionale anche rispetto alle illegittimità verificatesi nel compimento di atti presupposti da quelli autonomamente impugnabili. Viene poi esaminata la possibilità di dedurre nel ricorso avverso un atto contestazioni relative ad un precedente atto impugnabile non notificato al ricorrente, condividendo l'indirizzo che vede in ciò una mera facoltà e giammai un meccanismo di sanatoria dell'omessa notifica. Si affronta poi il problema dell'interpretazione dell'elenco degli atti impugnabili, ammettendone l'interpretazione estensiva ma criticando la posizione ispirata dall’esigenza di evitare il differimento della difesa avverso qualsiasi atto il quale accerti anche solo un elemento dell’obbligazione tributaria: tale criterio infatti non soddisfa l’esigenza di certezza, nè pare consono ad un processo su atti; né la tutela differita, purché non comporti un solve et repete, appare un contraria ai principi costituzionali, mentre ben più grave è il rischio di preclusione per mancato ricorso contro un atto la cui impugnabilità non fosse palese. Né appare convincente la giurisprudenza che sostiene il carattere "facoltativo" dell'impugnazione di atti non indicati nell'elenco, escludendo il consolidamento di essi ove non impugnati. Sicché il criterio dell’interpretazione estensiva dovrebbe consistere nel riconoscere in un atto la compiuta espressione della funzione tipizzata in quelli elencati. Di tale criterio si fa applicazione nel passare in rassegna i vari tipi di atti impugnabili previsti dall’art. 19, dei quali sono diffusamente esaminate le funzioni e le varie manifestazioni ricavabili dalla disciplina delle procedure applicative.

art. 19 d. legisl. n. 546/92

SCHIAVOLIN, ROBERTO
2008

Abstract

Il lavoro è la seconda edizione del commento all'art. 19, d.lgs. 546/1992, rubricato "atti impugnabili e oggetto del ricorso". Viene esposto anzi tutto il significato, sul piano della tutela del contribuente, del sistema strutturato sulla tipicità degli atti impugnabili, e sull'impugnabilità solo per "vizi propri". Detto sistema è inquadrato nella discussione dottrinale sulla natura del processo, con l'analisi degli aspetti fondamentali della teoria costitutiva e di quella dichiarativa. Si esamina poi il senso dell'impugnabilità degli atti per vizi “propri” in relazione all'esigenza di assicurare la tutela giurisdizionale anche rispetto alle illegittimità verificatesi nel compimento di atti presupposti da quelli autonomamente impugnabili. Viene poi esaminata la possibilità di dedurre nel ricorso avverso un atto contestazioni relative ad un precedente atto impugnabile non notificato al ricorrente, condividendo l'indirizzo che vede in ciò una mera facoltà e giammai un meccanismo di sanatoria dell'omessa notifica. Si affronta poi il problema dell'interpretazione dell'elenco degli atti impugnabili, ammettendone l'interpretazione estensiva ma criticando la posizione ispirata dall’esigenza di evitare il differimento della difesa avverso qualsiasi atto il quale accerti anche solo un elemento dell’obbligazione tributaria: tale criterio infatti non soddisfa l’esigenza di certezza, nè pare consono ad un processo su atti; né la tutela differita, purché non comporti un solve et repete, appare un contraria ai principi costituzionali, mentre ben più grave è il rischio di preclusione per mancato ricorso contro un atto la cui impugnabilità non fosse palese. Né appare convincente la giurisprudenza che sostiene il carattere "facoltativo" dell'impugnazione di atti non indicati nell'elenco, escludendo il consolidamento di essi ove non impugnati. Sicché il criterio dell’interpretazione estensiva dovrebbe consistere nel riconoscere in un atto la compiuta espressione della funzione tipizzata in quelli elencati. Di tale criterio si fa applicazione nel passare in rassegna i vari tipi di atti impugnabili previsti dall’art. 19, dei quali sono diffusamente esaminate le funzioni e le varie manifestazioni ricavabili dalla disciplina delle procedure applicative.
2008
Commentario breve alle leggi del processo tributario - seconda edizione
9788813280611
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