Il lavoro affronta due aspetti problematici della disciplina del testamento pubblico, coinvolti nel caso oggetto della pronuncia commentata. Per un verso, viene sottoposto a verifica il peso attribuito all’attività del notaio, sia con riguardo alla mancata sottoscrizione del testamento pubblico (art. 603, comma 3°, c.c.), sia - più in generale - per l’indagine sulla capacità naturale del testatore. Viene poi approfondito un ulteriore profilo, rimasto solo sullo sfondo della pronuncia. La fattispecie da cui origina la sentenza partecipa infatti del problema rappresentato - se non dall’incapacità naturale - dalla “vulnerabilità” del testatore medio, sempre più anziano in conseguenza dell’aumento dell’aspettativa di vita; la questione della validità di testamenti frutto di una profonda fragilità emotiva dell’anziano desta sempre più l’attenzione di dottrina e legislatori, italiani e stranieri. A questo proposito, l’autrice cerca di capire se il testamento pubblico rappresenti o meno - rispetto allo strumento olografo - un utile “filtro preventivo” alle scelte non consapevoli dell’incapace naturale e dell’anziano vulnerabile.

Il ruolo del notaio nel testamento pubblico e il problema della capacità naturale dell’"ageing testator"

CINQUE, MADDALENA
2011

Abstract

Il lavoro affronta due aspetti problematici della disciplina del testamento pubblico, coinvolti nel caso oggetto della pronuncia commentata. Per un verso, viene sottoposto a verifica il peso attribuito all’attività del notaio, sia con riguardo alla mancata sottoscrizione del testamento pubblico (art. 603, comma 3°, c.c.), sia - più in generale - per l’indagine sulla capacità naturale del testatore. Viene poi approfondito un ulteriore profilo, rimasto solo sullo sfondo della pronuncia. La fattispecie da cui origina la sentenza partecipa infatti del problema rappresentato - se non dall’incapacità naturale - dalla “vulnerabilità” del testatore medio, sempre più anziano in conseguenza dell’aumento dell’aspettativa di vita; la questione della validità di testamenti frutto di una profonda fragilità emotiva dell’anziano desta sempre più l’attenzione di dottrina e legislatori, italiani e stranieri. A questo proposito, l’autrice cerca di capire se il testamento pubblico rappresenti o meno - rispetto allo strumento olografo - un utile “filtro preventivo” alle scelte non consapevoli dell’incapace naturale e dell’anziano vulnerabile.
2011
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