Se è vero che l’impresa non può prescindere dal contesto in cui si colloca - con il quale deve continuamente relazionarsi per costruire, conservare ed accrescere una presenza virtuosa con tutti gli attori che si trovano direttamente o indirettamente ad operare all’interno della struttura sociale – è altrettanto vero che l’impresa deve essere socialmente responsabile? Pur se auspicabile, è realistico immaginare che l’impresa si occupi di cose ulteriori e diverse dal suo core business? Alla domanda circa cosa spinge un’impresa a conformare le proprie iniziative a regole che non sono né giuridiche né economiche, ma direttamente attinte dalla sfera etica, va forse risposto che l’atteggiamento e l’azione etica si propongono come una necessità: assistiamo ad un cambiamento dello scenario che sembra imporre agli imprenditori, ai manager, più in generale agli operatori economici, di prendere in considerazione fattori e variabili prima forse trascurate e trascurabili. L’etica è certamente riferita all’agire individuale ed al suo relazionarsi con gli altri, mentre la RSI riguarda più propriamente l’agire dell’impresa all’esterno, ma entrambe vanno contestualizzate e lette in relazione alle dimensioni, alla territorialità dell’impresa nonché tenendo conto dei diversi rapporti tra proprietà e governo della stessa. Se è vero che l’inizio di un’attività imprenditoriale non è soggetto a limitazioni particolari e quindi l’etica d’impresa rimane confinata nell’ambito soggettivo, va capito se nello svolgimento della loro attività i manager/imprenditori possano essere “obbligati” ad avere un comportamento socialmente responsabile sulla base di norme giuridiche esistenti. In relazione ai requisiti che i manager devono possedere per poter assumere la loro carica, esistono alcuni strumenti a disposizione dell’impresa per provare ad incidere sulla RSI, i quali, pur presentando comunque carattere “volontario”, consentirebbero di selezionare a monte i soggetti gestori dell’impresa facendo riferimento a criteri diversi ed ulteriori rispetto al profilo strettamente lavorativo. Ci si chiede quindi se sono davvero utili continue “sovrastrutture” volte a stimolare le buone prassi o se invece è ipotizzabile incidere sulla “qualità” della classe manageriale, sia ex ante - scegliendo manager “etici” sulla base di precisi requisiti fissati nello stesso contratto di società - sia ex post, attraverso azioni di responsabilità “serie”, che eventualmente comportino sanzioni e pene altrettanto “serie”.
Responsabilità sociale dell'impresa e sicurezza del lavoro
SEGA, DANIELA;SITZIA, ANDREA;MURATORIO, ALESSIA
2011
Abstract
Se è vero che l’impresa non può prescindere dal contesto in cui si colloca - con il quale deve continuamente relazionarsi per costruire, conservare ed accrescere una presenza virtuosa con tutti gli attori che si trovano direttamente o indirettamente ad operare all’interno della struttura sociale – è altrettanto vero che l’impresa deve essere socialmente responsabile? Pur se auspicabile, è realistico immaginare che l’impresa si occupi di cose ulteriori e diverse dal suo core business? Alla domanda circa cosa spinge un’impresa a conformare le proprie iniziative a regole che non sono né giuridiche né economiche, ma direttamente attinte dalla sfera etica, va forse risposto che l’atteggiamento e l’azione etica si propongono come una necessità: assistiamo ad un cambiamento dello scenario che sembra imporre agli imprenditori, ai manager, più in generale agli operatori economici, di prendere in considerazione fattori e variabili prima forse trascurate e trascurabili. L’etica è certamente riferita all’agire individuale ed al suo relazionarsi con gli altri, mentre la RSI riguarda più propriamente l’agire dell’impresa all’esterno, ma entrambe vanno contestualizzate e lette in relazione alle dimensioni, alla territorialità dell’impresa nonché tenendo conto dei diversi rapporti tra proprietà e governo della stessa. Se è vero che l’inizio di un’attività imprenditoriale non è soggetto a limitazioni particolari e quindi l’etica d’impresa rimane confinata nell’ambito soggettivo, va capito se nello svolgimento della loro attività i manager/imprenditori possano essere “obbligati” ad avere un comportamento socialmente responsabile sulla base di norme giuridiche esistenti. In relazione ai requisiti che i manager devono possedere per poter assumere la loro carica, esistono alcuni strumenti a disposizione dell’impresa per provare ad incidere sulla RSI, i quali, pur presentando comunque carattere “volontario”, consentirebbero di selezionare a monte i soggetti gestori dell’impresa facendo riferimento a criteri diversi ed ulteriori rispetto al profilo strettamente lavorativo. Ci si chiede quindi se sono davvero utili continue “sovrastrutture” volte a stimolare le buone prassi o se invece è ipotizzabile incidere sulla “qualità” della classe manageriale, sia ex ante - scegliendo manager “etici” sulla base di precisi requisiti fissati nello stesso contratto di società - sia ex post, attraverso azioni di responsabilità “serie”, che eventualmente comportino sanzioni e pene altrettanto “serie”.Pubblicazioni consigliate
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