Il testo racconta il destino delle opere d'arte italiane (e specialmente venete), durante la seconda guerra mondiale. Partendo dai falliti accordi, proposti dall'OIM, per la tutela sovranazionale dei patrimoni storico-artistici, configura ansie, progetti e limiti dei provvedimenti fascisti, fra 1939 e 1945. Evidenzia, in particolare, la discontinuità di opzioni e interventi, dovuta al progressivo mutamento della situazione politico militare sul territorio. Il passaggio dell’Italia dalla guerra d’aggressione al doppio stato di occupazione (tedesca e americana), determina sia una revisione dei modi della tutela d’emergenza, sia lo sdoppiamento di politiche e obiettivi d’intervento, localmente ricomputati secondo l’urgenza. Su tale sfondo il testo racconta le vicissitudini di uno speciale deposito della soprintendenza veneta: il Monastero di Praglia. Esso viene scelto e attivato come ricovero decentrato per le opere mobili nel novembre 1942. Basandosi sulle rilevanti testimonianze documentali giunte fino a noi (Roma ACS e Praglia, Archivio dell'Abbazia) è stato possibile precisare quantità e qualità degli oggetti in entrata e uscita, problemi di stivaggio e conservazione, nonché provenienze, tempi e modalità dei trasporti; ma, soprattutto, si è giunti a comprendere le motivazioni governative – del fascismo monarchico prima, di quello repubblicano poi – nel gestire in rapida sequenza decentramento e ri-accentramento delle opere d’arte mobili, in un continuo trasbordo fra città e campagne.

Note sul patrimonio artistico veneto durante la seconda guerra mondiale: i tesori di Praglia (ISBN 9788884092472)

NEZZO, MARTA
2011

Abstract

Il testo racconta il destino delle opere d'arte italiane (e specialmente venete), durante la seconda guerra mondiale. Partendo dai falliti accordi, proposti dall'OIM, per la tutela sovranazionale dei patrimoni storico-artistici, configura ansie, progetti e limiti dei provvedimenti fascisti, fra 1939 e 1945. Evidenzia, in particolare, la discontinuità di opzioni e interventi, dovuta al progressivo mutamento della situazione politico militare sul territorio. Il passaggio dell’Italia dalla guerra d’aggressione al doppio stato di occupazione (tedesca e americana), determina sia una revisione dei modi della tutela d’emergenza, sia lo sdoppiamento di politiche e obiettivi d’intervento, localmente ricomputati secondo l’urgenza. Su tale sfondo il testo racconta le vicissitudini di uno speciale deposito della soprintendenza veneta: il Monastero di Praglia. Esso viene scelto e attivato come ricovero decentrato per le opere mobili nel novembre 1942. Basandosi sulle rilevanti testimonianze documentali giunte fino a noi (Roma ACS e Praglia, Archivio dell'Abbazia) è stato possibile precisare quantità e qualità degli oggetti in entrata e uscita, problemi di stivaggio e conservazione, nonché provenienze, tempi e modalità dei trasporti; ma, soprattutto, si è giunti a comprendere le motivazioni governative – del fascismo monarchico prima, di quello repubblicano poi – nel gestire in rapida sequenza decentramento e ri-accentramento delle opere d’arte mobili, in un continuo trasbordo fra città e campagne.
2011
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