Il settore elettrico è investito, in quasi tutti i paesi industrializzati, da una profonda crisi strutturale, iniziata negli anni ‘90 [1]. Essa segna il passaggio dalla fase di diffusione dell’elettrificazione, contrassegnata dal primato della fornitura di energia e dal conseguente affermarsi di monopoli statali, alla fase del libero mercato e della ricerca di efficienza. Questo quadro di grandi mutamenti è caratterizzato anche da rilevanti innovazioni tecnologiche, che si rivelano sempre più essenziali al suo sviluppo. Si pensi, ad esempio, al ruolo giocato dall’elaborazione delle informazioni in un contesto di mercato dominato dalla borsa elettrica, o alle tecnologie innovative nel settore della generazione atte a consentire tempi di ritorno molto contenuti per gli investimenti. In questo contesto è naturale che gli investitori siano spinti a ricercare soluzioni favorevoli allo sfruttamento anche di minimi vantaggi competitivi. Limitandoci al segmento della produzione di energia elettrica, è ben noto il collo di bottiglia, costituito dalle difficoltà burocratiche, che ostacolano l’ingresso nel mercato di nuovi soggetti: trattasi di un processo che richiede almeno venti diverse autorizzazioni, che coinvolgono circa 80 Enti, con tempi stimati in 950 giorni. La stessa Legge Bassanini, trasferendo alle Regioni le competenze autorizzative degli impianti fino a 300 MW termici (che richiedono nuovi adeguati strumenti strutturali e valutativi) ha finito per incrementare, anziché diminuire com’era nelle intenzioni, tempi e costi. Ostacoli anche maggiori si profilano sul versante dei fattori ambientali legati alle emissioni al camino, all’impatto sul territorio, ai campi elettrici e magnetici associati alle linee di trasmissione. E tuttavia gli ostacoli non sembrano ancora scoraggiare i potenziali nuovi attori del mercato della produzione, considerato che le richieste di connessione alla rete di trasmissione e gli studi di fattibilità hanno superato, in un solo anno e in termini di potenza, i 60 GW! Lo scenario si presenta dunque contrassegnato da alti rischi ma potrebbe anche fruttare elevati premi laddove gli operatori riescano ad individuare soluzioni tecnologiche che accelerino i tempi senza rinunciare a fornire elevate prestazioni e garanzie. È abbastanza singolare, a tale proposito, che impianti di generazione di elevato impegno, autorizzati e finanziati, non riescano a decollare per la difficoltà di ottenere i permessi alla costruzione di pochi chilometri di linea necessari per raggiungere il più vicino nodo della RTN. Infatti, la normativa sull’esposizione ai campi elettrici e magnetici che si va profilando all’orizzonte renderà, ancor più di quella vigente, in molti casi pressoché impossibile la realizzazione di tali tratte di linea. È con riferimento a questo aspetto che il presente lavoro intende fornire un utile contributo prospettando l’impiego di elettrodotti innovativi di tipo blindato (EBLI) in grado di rendere insignificanti i campi elettrico e magnetico sul territorio. Obiettivo principale dell’articolo è quello di mostrare, tramite un confronto tra linee aeree e linee blindate, la possibile convenienza di queste ultime laddove vengano correttamente computati prestazioni e oneri complessivi. I risultati ottenuti mostrano l’effettiva competitività della tecnologia EBLI quando le potenze da trasmettere siano rilevanti e la valorizzazione del territorio sia importante.
Elettrodotti blindati nel territorio: connessioni dei nuovi impianti di generazione alla RTN
BENATO, ROBERTO;LORENZONI, ARTURO;
2001
Abstract
Il settore elettrico è investito, in quasi tutti i paesi industrializzati, da una profonda crisi strutturale, iniziata negli anni ‘90 [1]. Essa segna il passaggio dalla fase di diffusione dell’elettrificazione, contrassegnata dal primato della fornitura di energia e dal conseguente affermarsi di monopoli statali, alla fase del libero mercato e della ricerca di efficienza. Questo quadro di grandi mutamenti è caratterizzato anche da rilevanti innovazioni tecnologiche, che si rivelano sempre più essenziali al suo sviluppo. Si pensi, ad esempio, al ruolo giocato dall’elaborazione delle informazioni in un contesto di mercato dominato dalla borsa elettrica, o alle tecnologie innovative nel settore della generazione atte a consentire tempi di ritorno molto contenuti per gli investimenti. In questo contesto è naturale che gli investitori siano spinti a ricercare soluzioni favorevoli allo sfruttamento anche di minimi vantaggi competitivi. Limitandoci al segmento della produzione di energia elettrica, è ben noto il collo di bottiglia, costituito dalle difficoltà burocratiche, che ostacolano l’ingresso nel mercato di nuovi soggetti: trattasi di un processo che richiede almeno venti diverse autorizzazioni, che coinvolgono circa 80 Enti, con tempi stimati in 950 giorni. La stessa Legge Bassanini, trasferendo alle Regioni le competenze autorizzative degli impianti fino a 300 MW termici (che richiedono nuovi adeguati strumenti strutturali e valutativi) ha finito per incrementare, anziché diminuire com’era nelle intenzioni, tempi e costi. Ostacoli anche maggiori si profilano sul versante dei fattori ambientali legati alle emissioni al camino, all’impatto sul territorio, ai campi elettrici e magnetici associati alle linee di trasmissione. E tuttavia gli ostacoli non sembrano ancora scoraggiare i potenziali nuovi attori del mercato della produzione, considerato che le richieste di connessione alla rete di trasmissione e gli studi di fattibilità hanno superato, in un solo anno e in termini di potenza, i 60 GW! Lo scenario si presenta dunque contrassegnato da alti rischi ma potrebbe anche fruttare elevati premi laddove gli operatori riescano ad individuare soluzioni tecnologiche che accelerino i tempi senza rinunciare a fornire elevate prestazioni e garanzie. È abbastanza singolare, a tale proposito, che impianti di generazione di elevato impegno, autorizzati e finanziati, non riescano a decollare per la difficoltà di ottenere i permessi alla costruzione di pochi chilometri di linea necessari per raggiungere il più vicino nodo della RTN. Infatti, la normativa sull’esposizione ai campi elettrici e magnetici che si va profilando all’orizzonte renderà, ancor più di quella vigente, in molti casi pressoché impossibile la realizzazione di tali tratte di linea. È con riferimento a questo aspetto che il presente lavoro intende fornire un utile contributo prospettando l’impiego di elettrodotti innovativi di tipo blindato (EBLI) in grado di rendere insignificanti i campi elettrico e magnetico sul territorio. Obiettivo principale dell’articolo è quello di mostrare, tramite un confronto tra linee aeree e linee blindate, la possibile convenienza di queste ultime laddove vengano correttamente computati prestazioni e oneri complessivi. I risultati ottenuti mostrano l’effettiva competitività della tecnologia EBLI quando le potenze da trasmettere siano rilevanti e la valorizzazione del territorio sia importante.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.