Il gambero di fiume Austropotamobius pallipes complex, specie indigena europea, è oggetto di tutela in quanto considerato a rischio di estinzione. L’assenza o la limitata presenza dei gamberi fluviali autoctoni costituisce innanzitutto una grave mancanza in termini di biodiversità e rappresenta anche una grave perdita per le comunità macrozoobentoniche fluviali. Al fine di preservare questi crostacei minacciati sono essenziali rigorosi piani di ripopolamento, pertanto la messa a punto di tecniche di allevamento è necessaria per la produzione, in cattività, di stadi giovanili e crostacei adulti da reintrodurre in ambiente naturale. In una troticoltura di un centro di acquacoltura del Nord Italia, nel periodo compreso tra autunno 2004 e autunno 2005 è stata condotta una prova sperimentale di allevamento intensivo di A. pallipes complex. Nell’ottobre del 2004, sono stati pescati 32 gamberi (15 maschi e 17 femmine) nella roggia tributaria dell’allevamento. Gli animali sono stati stabulati prima in una vasca di cemento poi in una di vetroresina di dimensioni 1m x 1m con acqua profonda 30 cm, a lento ricambio. In aprile le femmine con uova (11 individui), sono state stabulate in una vasca californiana per l’incubazione delle uova di salmonidi. La temperatura dell’acqua nel corso dell'esperimento è variata tra un minimo di 4°C, in inverno, e un massimo di 12°C, in estate. Tutti i soggetti venivano alimentati, per due volte a settimana, con porzioni di muscolo di trota. Nel giugno 2005, nel giro di pochi giorni si è verificata una moria totale dei gamberi nella vasca in vetroresina, che presentava problemi igienici per la permanenza di materiale in decomposizione. Nel mese di agosto le femmine rimanenti, in seguito alla schiusa delle uova, sono state spostate in una vasca simile a quella in cui si è verificata la mortalità. Dopo circa due settimane anche questi gamberi morivano, presentando muscolatura flaccida con presenza di ife fungine a livello delle giunzioni del carapace. Gli stadi giovanili (150 soggetti) rimasti nelle vasche californiane, in periodo di circa 2 mesi si sono ridotti a 32 a causa dell’intenso cannibalismo. Complessivamente 23 gamberi sono stati sottoposti ad esame microscopico a fresco, micologico, batteriologico ed istopatologico. All’esame micologico sono state isolate Saprolegniaceae da branchie, zampe e addome di tutti i campioni, e Fusarium sp. in un solo esemplare. L’esame batteriologico ha evidenziato polimicrobismo aspecifico. All’esame istologico si osservava un’abbondante presenza di ife fungine ramificate nelle branchie, nello spessore dei gonopodi, nella porzione ventrale del carapace addominale molle (Sternum) e nelle giunzioni delle articolazioni, con gravi lesioni all’ipoderma, reazioni flogistiche e necrosi, talvolta accompagnate da infiltrazione di cocchi e bacilli. La muscolatura e la ghiandola verde talvolta risultavano colonizzate. In alcuni casi le ife si presentavano incapsulate da melanina. Batteri filamentosi erano presenti sulla cuticola dell’esoscheletro. e Cothurnia sieboldi (Ciliophora, Peritrichia) nelle branchie e sull’esoscheletro. La mortalità è stata attribuita ad una massiva infezione da Saprolegniaceae, sviluppatesi in maniera abnorme a causa della mancata rimozione dei residui di alimento.

Infezione da Saprolegniaceae in gamberi di fiume Austropotamobius pallipes complex in un allevamento sperimentale del nord Italia.

QUAGLIO, FRANCESCO;MARCER, FEDERICA;
2006

Abstract

Il gambero di fiume Austropotamobius pallipes complex, specie indigena europea, è oggetto di tutela in quanto considerato a rischio di estinzione. L’assenza o la limitata presenza dei gamberi fluviali autoctoni costituisce innanzitutto una grave mancanza in termini di biodiversità e rappresenta anche una grave perdita per le comunità macrozoobentoniche fluviali. Al fine di preservare questi crostacei minacciati sono essenziali rigorosi piani di ripopolamento, pertanto la messa a punto di tecniche di allevamento è necessaria per la produzione, in cattività, di stadi giovanili e crostacei adulti da reintrodurre in ambiente naturale. In una troticoltura di un centro di acquacoltura del Nord Italia, nel periodo compreso tra autunno 2004 e autunno 2005 è stata condotta una prova sperimentale di allevamento intensivo di A. pallipes complex. Nell’ottobre del 2004, sono stati pescati 32 gamberi (15 maschi e 17 femmine) nella roggia tributaria dell’allevamento. Gli animali sono stati stabulati prima in una vasca di cemento poi in una di vetroresina di dimensioni 1m x 1m con acqua profonda 30 cm, a lento ricambio. In aprile le femmine con uova (11 individui), sono state stabulate in una vasca californiana per l’incubazione delle uova di salmonidi. La temperatura dell’acqua nel corso dell'esperimento è variata tra un minimo di 4°C, in inverno, e un massimo di 12°C, in estate. Tutti i soggetti venivano alimentati, per due volte a settimana, con porzioni di muscolo di trota. Nel giugno 2005, nel giro di pochi giorni si è verificata una moria totale dei gamberi nella vasca in vetroresina, che presentava problemi igienici per la permanenza di materiale in decomposizione. Nel mese di agosto le femmine rimanenti, in seguito alla schiusa delle uova, sono state spostate in una vasca simile a quella in cui si è verificata la mortalità. Dopo circa due settimane anche questi gamberi morivano, presentando muscolatura flaccida con presenza di ife fungine a livello delle giunzioni del carapace. Gli stadi giovanili (150 soggetti) rimasti nelle vasche californiane, in periodo di circa 2 mesi si sono ridotti a 32 a causa dell’intenso cannibalismo. Complessivamente 23 gamberi sono stati sottoposti ad esame microscopico a fresco, micologico, batteriologico ed istopatologico. All’esame micologico sono state isolate Saprolegniaceae da branchie, zampe e addome di tutti i campioni, e Fusarium sp. in un solo esemplare. L’esame batteriologico ha evidenziato polimicrobismo aspecifico. All’esame istologico si osservava un’abbondante presenza di ife fungine ramificate nelle branchie, nello spessore dei gonopodi, nella porzione ventrale del carapace addominale molle (Sternum) e nelle giunzioni delle articolazioni, con gravi lesioni all’ipoderma, reazioni flogistiche e necrosi, talvolta accompagnate da infiltrazione di cocchi e bacilli. La muscolatura e la ghiandola verde talvolta risultavano colonizzate. In alcuni casi le ife si presentavano incapsulate da melanina. Batteri filamentosi erano presenti sulla cuticola dell’esoscheletro. e Cothurnia sieboldi (Ciliophora, Peritrichia) nelle branchie e sull’esoscheletro. La mortalità è stata attribuita ad una massiva infezione da Saprolegniaceae, sviluppatesi in maniera abnorme a causa della mancata rimozione dei residui di alimento.
2006
XIII Convegno Nazionale della Società  Italiana di Patologia Ittica
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