Quale è stata la reazione delle forze padronali italiane alla crisi del compromesso sociale che ha guidato la crescita del capitalismo in Occidente nel corso della cosiddetta “età dell’oro”? In questo saggio si tenta di dare una risposta a tale quesito. Alla base della crescita postbellica delle economie dell’Europa occidentale vi era stato un compromesso sociale basato sullo scambio tra moderazione salariale da parte dei sindacati, perseguimento di politiche di piena occupazione da parte dei poteri pubblici e mantenimento di sostenuti tassi di investimento da parte del capitale. Ma accanto a un generale miglioramento delle condizioni di vita permaneva una suddivisione della torta tendenzialmente sbilanciata a favore del capitale e un inasprimento delle condizioni di lavoro di una fetta importante degli occupati nell’industria. Queste contraddizioni cominciarono ad affiorare e poi ad esplodere in aperto conflitto sociale con l’accelerarsi della crescita e il drenaggio delle sacche di disoccupazione e di sottoccupazione che provocarono l’aumento del potere contrattuale dei lavoratori. Questo fenomeno si registrò in tutto il mondo del capitalismo avanzato, ma in Italia,a causa della fragilità della sua struttura economica e sociale, si manifestò in modo precoce e per molti versi più virulento. L’analisi prende in considerazione i due snodi principali in cui si concretizzò la crisi della Golden Age italiana. Il primo è il passaggio del 1962-64, punto di svolta cruciale nella storia economica e sociale della penisola, il momento in cui si manifestarono in tutta evidenza le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato e si diede avvio a una fase qualitativamente diversa della crescita. Il secondo è la fase che prese avvio con l’“autunno caldo” del 1969, quando il conflitto sociale accantonato e represso con le scelte restrittive di inizio decennio esplose fragorosamente.
Vincolo esterno e lotte sociali: gli industriali italiani e la fine dell'età dell'oro
PETRINI, FRANCESCO
2010
Abstract
Quale è stata la reazione delle forze padronali italiane alla crisi del compromesso sociale che ha guidato la crescita del capitalismo in Occidente nel corso della cosiddetta “età dell’oro”? In questo saggio si tenta di dare una risposta a tale quesito. Alla base della crescita postbellica delle economie dell’Europa occidentale vi era stato un compromesso sociale basato sullo scambio tra moderazione salariale da parte dei sindacati, perseguimento di politiche di piena occupazione da parte dei poteri pubblici e mantenimento di sostenuti tassi di investimento da parte del capitale. Ma accanto a un generale miglioramento delle condizioni di vita permaneva una suddivisione della torta tendenzialmente sbilanciata a favore del capitale e un inasprimento delle condizioni di lavoro di una fetta importante degli occupati nell’industria. Queste contraddizioni cominciarono ad affiorare e poi ad esplodere in aperto conflitto sociale con l’accelerarsi della crescita e il drenaggio delle sacche di disoccupazione e di sottoccupazione che provocarono l’aumento del potere contrattuale dei lavoratori. Questo fenomeno si registrò in tutto il mondo del capitalismo avanzato, ma in Italia,a causa della fragilità della sua struttura economica e sociale, si manifestò in modo precoce e per molti versi più virulento. L’analisi prende in considerazione i due snodi principali in cui si concretizzò la crisi della Golden Age italiana. Il primo è il passaggio del 1962-64, punto di svolta cruciale nella storia economica e sociale della penisola, il momento in cui si manifestarono in tutta evidenza le contraddizioni di uno sviluppo squilibrato e si diede avvio a una fase qualitativamente diversa della crescita. Il secondo è la fase che prese avvio con l’“autunno caldo” del 1969, quando il conflitto sociale accantonato e represso con le scelte restrittive di inizio decennio esplose fragorosamente.Pubblicazioni consigliate
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