Gli anni in cui Ivanoe Bonomi è ministro dei Lavori pubblici, prima nel governo Boselli (giugno 1916 – ottobre 1917) e poi nel governo Orlando (gennaio-giugno 1919) sono anni particolarmente importanti per la storia delle bonifiche in Italia, una storia fortemente legata dall’evolversi delle normative attinenti al regime delle acque pubbliche e private. Nel presente saggio si analizzano le principali tappe che hanno segnato il processo di maturazione del concetto di integralità della bonifica all’interno di un più ampio, lungo e non sempre lineare processo di ridiscussione della legislazione sulle acque pubbliche e private. L’idea di bonifica ‘integrale’ affondava le sue radici nei programmi agrari maturati nell’età giolittiana grazie all’impegno di politici come Zanardelli, Nitti, Luzzatti, Bertolini, Cocco Ortu, Lacava, Sacchi e lo stesso Bonomi, ma soprattutto grazie all’opera di un’élite tecnica che assommava competenze disciplinari specifiche e conoscenza empirica dei problemi. Furono uomini come Arrigo Serpieri, Eliseo Iandolo, Angelo Omodeo, Vittorio Peglion, Carlo Petrocchi, Meuccio Ruini a introdurre un profondo ripensamento nella concezione della bonifica, intesa come operazione simultanea di sistemazione idraulica, risanamento igienico, trasformazione agraria, trasformazione fondiaria. Come nel 1878 l’espansione della rete ferroviaria aveva fatto emergere la necessità di trovare una soluzione al problema malarico, così durante la Grande Guerra la corsa al ‘carbone bianco’ contribuì senza dubbio a sottolineare l’importanza di coordinare gli interventi nei bacini montani con quelli attuati nelle aree pianeggianti, secondo il principio della più rigorosa ‘integralità’ e della prevalenza dell’interesse pubblico su quello privato.
Bonifica e governo delle acque in età liberale
NOVELLO, ELISABETTA
2010
Abstract
Gli anni in cui Ivanoe Bonomi è ministro dei Lavori pubblici, prima nel governo Boselli (giugno 1916 – ottobre 1917) e poi nel governo Orlando (gennaio-giugno 1919) sono anni particolarmente importanti per la storia delle bonifiche in Italia, una storia fortemente legata dall’evolversi delle normative attinenti al regime delle acque pubbliche e private. Nel presente saggio si analizzano le principali tappe che hanno segnato il processo di maturazione del concetto di integralità della bonifica all’interno di un più ampio, lungo e non sempre lineare processo di ridiscussione della legislazione sulle acque pubbliche e private. L’idea di bonifica ‘integrale’ affondava le sue radici nei programmi agrari maturati nell’età giolittiana grazie all’impegno di politici come Zanardelli, Nitti, Luzzatti, Bertolini, Cocco Ortu, Lacava, Sacchi e lo stesso Bonomi, ma soprattutto grazie all’opera di un’élite tecnica che assommava competenze disciplinari specifiche e conoscenza empirica dei problemi. Furono uomini come Arrigo Serpieri, Eliseo Iandolo, Angelo Omodeo, Vittorio Peglion, Carlo Petrocchi, Meuccio Ruini a introdurre un profondo ripensamento nella concezione della bonifica, intesa come operazione simultanea di sistemazione idraulica, risanamento igienico, trasformazione agraria, trasformazione fondiaria. Come nel 1878 l’espansione della rete ferroviaria aveva fatto emergere la necessità di trovare una soluzione al problema malarico, così durante la Grande Guerra la corsa al ‘carbone bianco’ contribuì senza dubbio a sottolineare l’importanza di coordinare gli interventi nei bacini montani con quelli attuati nelle aree pianeggianti, secondo il principio della più rigorosa ‘integralità’ e della prevalenza dell’interesse pubblico su quello privato.Pubblicazioni consigliate
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