Il contributo affronta il tema della "competenza" dal punto di vista storico e dei più recenti studi condotti in ambito psicologico. Il concetto di competenza inizia ad essere esplorato intorno agli anni settanta attraverso gli studi di Newell e Simon (1976) sul problem solving e subisce poi l’influenza delle diverse teorie dell’apprendimento. Tra gli anni ottanta e novanta, lo studio della prestazione esperta e di quella inesperta ha rappresentato uno dei settori privilegiati dell’indagine cognitiva e metacognitiva. Questi studi definiscono l’expertise come un insieme di abilità sviluppate in un determinato ambito di conoscenza, attraverso una lunga pratica nei compiti tipici di quel settore. Tale pratica è accompagnata, in genere, da un uso duttile di strategie e da alti livelli motivazionali. Gli esiti della ricerca di quel periodo si possono riassumere nei punti seguenti: gli esperti elaborano visioni di insieme di un problema e impiegano buona parte del tempo nel cercare di inquadrarlo in uno schema risolutivo generale, per poi passare, spesso per analogia, alla considerazione del caso particolare. Gli inesperti, invece, si lasciano attrarre dai dettagli o da aspetti vistosi del problema e sono assorbiti subito da operazioni e aspetti esecutivi; a differenza degli inesperti che tendono ad applicare rigidamente una strategia in base alla regola ingenua del “tutto o niente”, gli esperti sanno introdurre variazioni anche minime di una stessa strategia, per renderla adatta alla situazione ed esercitano un controllo costante sulla propria attività. Essi dispongono di un ampio repertorio di conoscenze e procedure, organizzate in schemi di azione di carattere generale e gerarchico. Gli inesperti, invece, pur possedendo gli elementi necessari alla risoluzione di un problema, non ne hanno una rappresentazione organizzata, non sono in grado di generalizzarli e trasferirli, né di dare interpretazioni sfumate delle conoscenze. Non avvertono inoltre l’esigenza di monitorare lo svolgimento del processo in corso. Diventare esperti, dunque, non vuol dire solo acquisire conoscenza altamente specializzata, ma anche saperla usare in modo flessibile, rimodulandola per affrontare situazioni nuove, moderata-mente sfidanti. Significa, inoltre, imparare a osservare, controllare, valutare e correggere la propria prestazione, a gestire il tempo a disposizione e a predire i risultati.

Insegnare nella società della conoscenza: dai saperi dichiarativi alle competenze.

CISOTTO, LERIDA
2010

Abstract

Il contributo affronta il tema della "competenza" dal punto di vista storico e dei più recenti studi condotti in ambito psicologico. Il concetto di competenza inizia ad essere esplorato intorno agli anni settanta attraverso gli studi di Newell e Simon (1976) sul problem solving e subisce poi l’influenza delle diverse teorie dell’apprendimento. Tra gli anni ottanta e novanta, lo studio della prestazione esperta e di quella inesperta ha rappresentato uno dei settori privilegiati dell’indagine cognitiva e metacognitiva. Questi studi definiscono l’expertise come un insieme di abilità sviluppate in un determinato ambito di conoscenza, attraverso una lunga pratica nei compiti tipici di quel settore. Tale pratica è accompagnata, in genere, da un uso duttile di strategie e da alti livelli motivazionali. Gli esiti della ricerca di quel periodo si possono riassumere nei punti seguenti: gli esperti elaborano visioni di insieme di un problema e impiegano buona parte del tempo nel cercare di inquadrarlo in uno schema risolutivo generale, per poi passare, spesso per analogia, alla considerazione del caso particolare. Gli inesperti, invece, si lasciano attrarre dai dettagli o da aspetti vistosi del problema e sono assorbiti subito da operazioni e aspetti esecutivi; a differenza degli inesperti che tendono ad applicare rigidamente una strategia in base alla regola ingenua del “tutto o niente”, gli esperti sanno introdurre variazioni anche minime di una stessa strategia, per renderla adatta alla situazione ed esercitano un controllo costante sulla propria attività. Essi dispongono di un ampio repertorio di conoscenze e procedure, organizzate in schemi di azione di carattere generale e gerarchico. Gli inesperti, invece, pur possedendo gli elementi necessari alla risoluzione di un problema, non ne hanno una rappresentazione organizzata, non sono in grado di generalizzarli e trasferirli, né di dare interpretazioni sfumate delle conoscenze. Non avvertono inoltre l’esigenza di monitorare lo svolgimento del processo in corso. Diventare esperti, dunque, non vuol dire solo acquisire conoscenza altamente specializzata, ma anche saperla usare in modo flessibile, rimodulandola per affrontare situazioni nuove, moderata-mente sfidanti. Significa, inoltre, imparare a osservare, controllare, valutare e correggere la propria prestazione, a gestire il tempo a disposizione e a predire i risultati.
2010
La scuola tra saperi e competenze. Analisi e prospettive.
9788843900190
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