Santa Battista da Varano è una figura di spicco non solo nelle Marche del XV secolo, ma soprattutto nel movimento dell’Osservanza francescana. Quando era fanciulla, principessa di Camerino, percorse la strada di una formazione culturale che la rese 'puella licterata' e che contemplava probabilmente anche l’apprendimento e l’esercizio della scrittura. Divenuta Battista, consoliderà quello che potremmo definire un rapporto attivo a più livelli coi libri, da lei posseduti, da lei letti, ma anche scritti di suo pugno. Non solo. Battista entra anche nel campo della scrittura epistolare, allontanandosi tuttavia dai più consueti codici femminili della corrispondenza e collocandosi invece nel ricchissimo segmento delle lettere delle religiose, che presenta caratteristiche, anche grafiche, fortemente autonome. La valutazione delle pratiche grafiche di Battista non si deve esaurire nella definizione di un rapporto binario e personale fra donna e scrittura e in una disamina tecnica. Ci sono altri elementi da inserire. Non possiamo infatti non considerare la questione dell’Osservanza, con il suo recupero di un rapporto materiale con i libri, e, dunque, il tema, strettamente connesso, dei frati e dei santi francescani con la penna in mano, che sono stati così attivi nell’Italia mediana e, come Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano oppure Giacomo della Marca, hanno inteso la scrittura come pratica necessaria, e hanno lasciato molte e notevoli testimonianze della loro attività grafica. Questo particolare rapporto, diretto e concreto, con la scrittura trova una sua specifica declinazione al femminile nell’ambito religioso. A scrivere nel Quattrocento, infatti, sono non solo le molte donne rimaste anonime, ma anche le personalità, come Battista o santa Caterina Vigri, infinitamente più autorevoli, sia culturalmente che spiritualmente, i cui libri non sono solo reliquie per i devoti, ma anche segni materiali del loro pensiero. Libri che, in analogia a quelli costantemente legati al genere femminile, hanno spesso coordinate di riferimento comuni, che sono rappresentate da strutture materiali non troppo raffinate - quando invece non sono ancorati ai modelli del cosiddetto “codice gotico” - e da tipologie grafiche altrettanto poco canonizzate, oppure, al contrario, conservatrici, ma che hanno una fisionomia riconoscibile, una sorta di specificità al femminile.
La scrittura di una donna, la scrittura di Battista da Varano
GIOVE', NICOLETTA
2010
Abstract
Santa Battista da Varano è una figura di spicco non solo nelle Marche del XV secolo, ma soprattutto nel movimento dell’Osservanza francescana. Quando era fanciulla, principessa di Camerino, percorse la strada di una formazione culturale che la rese 'puella licterata' e che contemplava probabilmente anche l’apprendimento e l’esercizio della scrittura. Divenuta Battista, consoliderà quello che potremmo definire un rapporto attivo a più livelli coi libri, da lei posseduti, da lei letti, ma anche scritti di suo pugno. Non solo. Battista entra anche nel campo della scrittura epistolare, allontanandosi tuttavia dai più consueti codici femminili della corrispondenza e collocandosi invece nel ricchissimo segmento delle lettere delle religiose, che presenta caratteristiche, anche grafiche, fortemente autonome. La valutazione delle pratiche grafiche di Battista non si deve esaurire nella definizione di un rapporto binario e personale fra donna e scrittura e in una disamina tecnica. Ci sono altri elementi da inserire. Non possiamo infatti non considerare la questione dell’Osservanza, con il suo recupero di un rapporto materiale con i libri, e, dunque, il tema, strettamente connesso, dei frati e dei santi francescani con la penna in mano, che sono stati così attivi nell’Italia mediana e, come Bernardino da Siena, Giovanni da Capestrano oppure Giacomo della Marca, hanno inteso la scrittura come pratica necessaria, e hanno lasciato molte e notevoli testimonianze della loro attività grafica. Questo particolare rapporto, diretto e concreto, con la scrittura trova una sua specifica declinazione al femminile nell’ambito religioso. A scrivere nel Quattrocento, infatti, sono non solo le molte donne rimaste anonime, ma anche le personalità, come Battista o santa Caterina Vigri, infinitamente più autorevoli, sia culturalmente che spiritualmente, i cui libri non sono solo reliquie per i devoti, ma anche segni materiali del loro pensiero. Libri che, in analogia a quelli costantemente legati al genere femminile, hanno spesso coordinate di riferimento comuni, che sono rappresentate da strutture materiali non troppo raffinate - quando invece non sono ancorati ai modelli del cosiddetto “codice gotico” - e da tipologie grafiche altrettanto poco canonizzate, oppure, al contrario, conservatrici, ma che hanno una fisionomia riconoscibile, una sorta di specificità al femminile.Pubblicazioni consigliate
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