Il contributo concerne i profili generali dei reati contro l’incolumità pubblica e prende le mosse dall’individuazione del bene di categoria “incolumità pubblica”. A tal fine vengono sottoposte a disamina critica le diverse opinioni dottrinali e gli orientamenti giurisprudenziali (variamente ancorati ai concetti di comune pericolo, comune danno, sicurezza collettiva, incolumità di una pluralità di persone, incolumità della consociazione) e si giunge infine ad individuare la nota comune ai fatti lesivi dell’incolumità pubblica nella considerazione di una pluralità di individui la cui incolumità è in pericolo. Si evidenziano così profili di autonomia del bene giuridico: nel sistema vigente l’incolumità dell’intera consociazione, in quanto interesse generale dotato di una propria autonomia ed assurto a rango costituzionale (art. 32 Cost.) è il bene finale oggetto di tutela tramite la protezione diretta della pluralità di persone in quanto tale. Si procede dunque all’individuazione dei tratti distintivi dei reati contro l’incolumità pubblica rispetto ai reati contro l’incolumità individuale e a precisare l’unitarietà della nozione di incolumità/salute. Il contributo si sofferma poi sul criterio classificatorio, generico ed improprio, adottato per i delitti dolosi contro l’incolumità pubblica, secondo che siano commessi con violenza o con frode, e sui delitti colposi (di danno e di pericolo), per i quali si riscontra una notevole anticipazione di tutela. Viene diffusamente analizzato il concetto di “pericolo”, posto che caratteristica peculiare della categoria dei delitti contro l’incolumità pubblica è la costruzione dell’offesa in termini di pericolo. Nell’ambito delle singole fattispecie si distinguono casi in cui il pericolo per la pubblica incolumità è dato costitutivo della figura criminosa (pericolo concreto) da quelli in cui il pericolo costituisce soltanto la ratio della norma penale (pericolo astratto o presunto). L’elaborato esamina quindi la distinzione tra pericolo concreto e pericolo astratto o presunto e affronta, tra l’altro, le delicate problematiche sottese all’atteggiarsi del giudizio di accertamento del pericolo concreto (momento, base concreta, parametro), al c.d. scarto tra tipicità e offesa con riferimento alla categoria di fattispecie riconducibile al pericolo astratto o presunto per l’incolumità pubblica, ai reati di pericolo c.d. astratto-concreto o generico. Con riferimento alle fattispecie che ruotano attorno al dato tipico “disastro” (e dunque la quasi totalità delle fattispecie del titolo VI, capo I, e le corrispondenti ipotesi colpose di cui agli artt. 449, 450 e 451) vengono esaminate le distinzioni tra disastro, pericolo di disastro e pericolo per l’incolumità pubblica. Il lavoro si conclude con una panoramica sulla legislazione penale complementare e accessoria deputata alla tutela della incolumità e salute pubbliche riguardo o a specifiche attività o a determinati ambienti o categorie di persone o a certe fonti di pericolo (ad es., legislazione lavoristica, in materia di circolazione stradale e trasporti, di ambiente, di alimenti e bevande, di armi, di stupefacenti, di medicinali, di cosmetici, di doping, di navigazione), in cui peraltro si riscontra come dato generale la preferenza accordata alla penalizzazione di violazioni formali o comunque improntate alla massima anticipazione di tutela, con l’enucleazione di beni giuridici c.d. amministrativi o strumentali o intermedi. Si evidenziano, infine, i vuoti di tutela, soprattutto in materia di tutela della salute e dei relativi beni strumentali. Segue la trattazione delle singole fattispecie dei delitti di comune pericolo mediante violenza (capo I del Titolo VI) con riferimento alle quali si espongono i tratti essenziali e i profili problematici concernenti l’interesse tutelato, l’elemento oggettivo e soggettivo, il tentativo, il trattamento sanzionatorio, i rapporti con altre figure di reato.
Commento agli artt. 422-437 c.p.
RIONDATO, SILVIO
2009
Abstract
Il contributo concerne i profili generali dei reati contro l’incolumità pubblica e prende le mosse dall’individuazione del bene di categoria “incolumità pubblica”. A tal fine vengono sottoposte a disamina critica le diverse opinioni dottrinali e gli orientamenti giurisprudenziali (variamente ancorati ai concetti di comune pericolo, comune danno, sicurezza collettiva, incolumità di una pluralità di persone, incolumità della consociazione) e si giunge infine ad individuare la nota comune ai fatti lesivi dell’incolumità pubblica nella considerazione di una pluralità di individui la cui incolumità è in pericolo. Si evidenziano così profili di autonomia del bene giuridico: nel sistema vigente l’incolumità dell’intera consociazione, in quanto interesse generale dotato di una propria autonomia ed assurto a rango costituzionale (art. 32 Cost.) è il bene finale oggetto di tutela tramite la protezione diretta della pluralità di persone in quanto tale. Si procede dunque all’individuazione dei tratti distintivi dei reati contro l’incolumità pubblica rispetto ai reati contro l’incolumità individuale e a precisare l’unitarietà della nozione di incolumità/salute. Il contributo si sofferma poi sul criterio classificatorio, generico ed improprio, adottato per i delitti dolosi contro l’incolumità pubblica, secondo che siano commessi con violenza o con frode, e sui delitti colposi (di danno e di pericolo), per i quali si riscontra una notevole anticipazione di tutela. Viene diffusamente analizzato il concetto di “pericolo”, posto che caratteristica peculiare della categoria dei delitti contro l’incolumità pubblica è la costruzione dell’offesa in termini di pericolo. Nell’ambito delle singole fattispecie si distinguono casi in cui il pericolo per la pubblica incolumità è dato costitutivo della figura criminosa (pericolo concreto) da quelli in cui il pericolo costituisce soltanto la ratio della norma penale (pericolo astratto o presunto). L’elaborato esamina quindi la distinzione tra pericolo concreto e pericolo astratto o presunto e affronta, tra l’altro, le delicate problematiche sottese all’atteggiarsi del giudizio di accertamento del pericolo concreto (momento, base concreta, parametro), al c.d. scarto tra tipicità e offesa con riferimento alla categoria di fattispecie riconducibile al pericolo astratto o presunto per l’incolumità pubblica, ai reati di pericolo c.d. astratto-concreto o generico. Con riferimento alle fattispecie che ruotano attorno al dato tipico “disastro” (e dunque la quasi totalità delle fattispecie del titolo VI, capo I, e le corrispondenti ipotesi colpose di cui agli artt. 449, 450 e 451) vengono esaminate le distinzioni tra disastro, pericolo di disastro e pericolo per l’incolumità pubblica. Il lavoro si conclude con una panoramica sulla legislazione penale complementare e accessoria deputata alla tutela della incolumità e salute pubbliche riguardo o a specifiche attività o a determinati ambienti o categorie di persone o a certe fonti di pericolo (ad es., legislazione lavoristica, in materia di circolazione stradale e trasporti, di ambiente, di alimenti e bevande, di armi, di stupefacenti, di medicinali, di cosmetici, di doping, di navigazione), in cui peraltro si riscontra come dato generale la preferenza accordata alla penalizzazione di violazioni formali o comunque improntate alla massima anticipazione di tutela, con l’enucleazione di beni giuridici c.d. amministrativi o strumentali o intermedi. Si evidenziano, infine, i vuoti di tutela, soprattutto in materia di tutela della salute e dei relativi beni strumentali. Segue la trattazione delle singole fattispecie dei delitti di comune pericolo mediante violenza (capo I del Titolo VI) con riferimento alle quali si espongono i tratti essenziali e i profili problematici concernenti l’interesse tutelato, l’elemento oggettivo e soggettivo, il tentativo, il trattamento sanzionatorio, i rapporti con altre figure di reato.Pubblicazioni consigliate
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