Il saggio offre una sintesi del rapporto fra l’Italia e i fondi strutturali della Comunità/Unione Europea dai primi anni 50 ai giorni nostri, basata su una lunga serie di ricerche d’archivio e su un’ampia analisi della letteratura esistente in materia, di natura storiografica e non. Nonostante i primi negoziati (trattato CECA, trattato CEE, attivazione e prime riforme del Fondo Sociale Europeo, nascita del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) si concludessero con esiti inequivocabilmente positivi per gli interessi della penisola, con l’impegno dei partner europei a favorire lo sviluppo delle sue aree più arretrate e una ripartizione delle risorse ad esso conseguente, il paese non è mai stato capace di sfruttare appieno tale opportunità. Dalle prime esperienze col fondo di riadattamento della CECA a quelle con i fondi strutturali negli anni 90 le risorse a disposizione dell’Italia sono sempre state utilizzate in modo parziale. Un problema in parte dovuto ai meccanismi di erogazione dei fondi stessi, ma che ha le sue radici soprattutto nell’inadeguatezza della pubblica amministrazione italiana, tradizionalmente caratterizzata da un’ampia diffusione di pratiche clientelari, dall’uso delle assunzioni come “ammortizzatore sociale” e, in conseguenza di ciò, da una scarsa preparazione del personale e da serie difficoltà a rapportarsi con normative complesse come quelle europee. Nonostante non siano mancati, nell’arco di tempo considerato, tentativi per cambiare la situazione, è solo dalla seconda metà degli anni 90 che si sono iniziati a registrare miglioramenti importanti, soprattutto grazie a una serie di riforme che hanno interessato in profondità l’apparato amministrativo della penisola, in direzione di una sua modernizzazione e di maggiore rapidità ed efficienza. Riforme che, anche a fronte della progressiva riduzione delle risorse destinate all’Italia in conseguenza dell’allargamento a Est dell’UE, finiranno probabilmente per rappresentare l’eredità più importante e duratura dell’intero rapporto del paese con i fondi strutturali.
Abilità diplomatica, insuccessi economici, progressi amministrativi. Appunti per una storia dell'Italia e i fondi strutturali
MECHI, LORENZO
2009
Abstract
Il saggio offre una sintesi del rapporto fra l’Italia e i fondi strutturali della Comunità/Unione Europea dai primi anni 50 ai giorni nostri, basata su una lunga serie di ricerche d’archivio e su un’ampia analisi della letteratura esistente in materia, di natura storiografica e non. Nonostante i primi negoziati (trattato CECA, trattato CEE, attivazione e prime riforme del Fondo Sociale Europeo, nascita del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) si concludessero con esiti inequivocabilmente positivi per gli interessi della penisola, con l’impegno dei partner europei a favorire lo sviluppo delle sue aree più arretrate e una ripartizione delle risorse ad esso conseguente, il paese non è mai stato capace di sfruttare appieno tale opportunità. Dalle prime esperienze col fondo di riadattamento della CECA a quelle con i fondi strutturali negli anni 90 le risorse a disposizione dell’Italia sono sempre state utilizzate in modo parziale. Un problema in parte dovuto ai meccanismi di erogazione dei fondi stessi, ma che ha le sue radici soprattutto nell’inadeguatezza della pubblica amministrazione italiana, tradizionalmente caratterizzata da un’ampia diffusione di pratiche clientelari, dall’uso delle assunzioni come “ammortizzatore sociale” e, in conseguenza di ciò, da una scarsa preparazione del personale e da serie difficoltà a rapportarsi con normative complesse come quelle europee. Nonostante non siano mancati, nell’arco di tempo considerato, tentativi per cambiare la situazione, è solo dalla seconda metà degli anni 90 che si sono iniziati a registrare miglioramenti importanti, soprattutto grazie a una serie di riforme che hanno interessato in profondità l’apparato amministrativo della penisola, in direzione di una sua modernizzazione e di maggiore rapidità ed efficienza. Riforme che, anche a fronte della progressiva riduzione delle risorse destinate all’Italia in conseguenza dell’allargamento a Est dell’UE, finiranno probabilmente per rappresentare l’eredità più importante e duratura dell’intero rapporto del paese con i fondi strutturali.Pubblicazioni consigliate
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