Lo studio di campo delle caratteristiche di movimento delle colate fangose e fangoso-detritiche (debris flow) presenta delle notevoli difficoltà tecniche e operative a causa dell’imprevedibilità temporale del fenomeno, della sua breve durata e dell’elevata forza distruttiva del flusso. Per questa ragione l’uso di modelli fisici a scala ridotta può considerarsi un valido strumento di indagine per l’analisi reologica dei debris flow o quanto meno della loro componente medio-fine (ghiaie, sabbie, limi, argille), che ne condiziona fortemente gli sforzi deformativi di tipo viscoso, frizionale e collisionale. In questo ambito si sono svolte alcune prove sperimentali mediante un reometro a piano inclinato, costituito da una canaletta, lunga 2 m, seguita da un piano orizzontale che funge da zona di deposizione. La canaletta è dotata di un serbatoio per il carico delle miscele fangoso-granulari, dal quale vengono poi rilasciati impulsivamente, a mezzo di una paratoia, flussi a concentrazione volumetrica nota. Sono state testate alcune miscele costituite da sedimenti campionati da recenti depositi di colata: due campioni (uno indisturbato ed uno rimaneggiato) provengono da un debris flow verificatosi in zona Dolomitica (falde del massiccio del Pomagagnòn, Cortina d’Ampezzo, Belluno) e sono caratterizzati da diverse percentuali dei sedimenti coesivi, un terzo campione è composto da materiale prevalentemente sabbioso prelevato dalla colata del rio Gabbiolo (affluente del torrente Sarca di Val Genova, Trento), un ultimo campione (rio Val degli Schivi, Trento) presenta un discreto assortimento di sedimenti a grana grossa e a grana fine. Le prove sperimentali hanno portato a determinare delle relazioni piuttosto strette tra la pendenza media di attrito dei vari flussi gravitativi e la loro concentrazione volumetrica, mettendo in luce come la composizione granulometrica dei sedimenti ne influenzi grandemente la mobilità. Le sperimentazioni hanno inoltre suggerito un metodo per la stima della distanza di arresto, che è stato verificato mediante il confronto con eventi reali.

Reologia e distanza di arresto dei debris flow: sperimentazioni su modello fisico a piccola scala

D'AGOSTINO, VINCENZO;CESCA, MATTEO
2009

Abstract

Lo studio di campo delle caratteristiche di movimento delle colate fangose e fangoso-detritiche (debris flow) presenta delle notevoli difficoltà tecniche e operative a causa dell’imprevedibilità temporale del fenomeno, della sua breve durata e dell’elevata forza distruttiva del flusso. Per questa ragione l’uso di modelli fisici a scala ridotta può considerarsi un valido strumento di indagine per l’analisi reologica dei debris flow o quanto meno della loro componente medio-fine (ghiaie, sabbie, limi, argille), che ne condiziona fortemente gli sforzi deformativi di tipo viscoso, frizionale e collisionale. In questo ambito si sono svolte alcune prove sperimentali mediante un reometro a piano inclinato, costituito da una canaletta, lunga 2 m, seguita da un piano orizzontale che funge da zona di deposizione. La canaletta è dotata di un serbatoio per il carico delle miscele fangoso-granulari, dal quale vengono poi rilasciati impulsivamente, a mezzo di una paratoia, flussi a concentrazione volumetrica nota. Sono state testate alcune miscele costituite da sedimenti campionati da recenti depositi di colata: due campioni (uno indisturbato ed uno rimaneggiato) provengono da un debris flow verificatosi in zona Dolomitica (falde del massiccio del Pomagagnòn, Cortina d’Ampezzo, Belluno) e sono caratterizzati da diverse percentuali dei sedimenti coesivi, un terzo campione è composto da materiale prevalentemente sabbioso prelevato dalla colata del rio Gabbiolo (affluente del torrente Sarca di Val Genova, Trento), un ultimo campione (rio Val degli Schivi, Trento) presenta un discreto assortimento di sedimenti a grana grossa e a grana fine. Le prove sperimentali hanno portato a determinare delle relazioni piuttosto strette tra la pendenza media di attrito dei vari flussi gravitativi e la loro concentrazione volumetrica, mettendo in luce come la composizione granulometrica dei sedimenti ne influenzi grandemente la mobilità. Le sperimentazioni hanno inoltre suggerito un metodo per la stima della distanza di arresto, che è stato verificato mediante il confronto con eventi reali.
2009
IX Convegno Nazionale dell'Associazione Italiana di Ingegneria Agraria, AIIA
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