Le tracce dei miti fondativi legati alla tradizione romano-iliaca, così frequente nella casistica delle città italiche tra Due e Trecento, portano alla Francia della metà del XII secolo. Qui viene composto il Roman de Troie di Benoit de Saint Maure, un poeta attivo alla corte di Enrico II Plantageneto. Riflessi immediati del successo legato alla diffusione dei temi del Roman si possono riscontrare nelle leggende relative alla fondazione di Tournai e di Magdeburgo, composte nella seconda metà del XII secolo. Le città italiche a quell’altezza cronologica non avvertivano la necessità di nobilitarsi riccorrendo a leggende fondative di tipo romano-iliaco, poiché la loro derivazione dalle antiche città romane era resa evidente dalla presenza delle rovine, visibili a tutti. Piuttosto, gli intellettuali di queste città erano sensibili ai racconti di fondazione legati alla cristianizzazione, ovvero al momento di ri-nascita delle comunità sotto la guida dei protovescovi, o addirittura degli apostoli, come nel caso di Milano e Venezia. Il mito della «secunda Roma» trovava così una declinazione specifica sulla base non più del parallelismo iliaco, bensì della apostolicità della propria chiesa matrice. In generale, la competizione crescente tra città nel passaggio dal XII al XIII si tradusse anche in una corsa alla nobilitazione delle origini urbane, specialmente laddove queste non potessero avvalersi di una dichiarata matrice romana. In area alto adriatica si incontrano diversi casi, legati all’insorgere di nuove identità civiche spesso in contrasto con altre preesistenti. E’ il caso, ad esempio, di Capodistria rispetto a Trieste, e poi ancora di Venezia rispetto a Padova. A proposito di quest’ultimo caso va detto che Padova alla fine del XIII secolo seppe reinventarsi una sua ‘rifondazione laica’, attraverso la ‘scoperta’ nel 1283 delle spoglie del mitico fondatore iliaco, Antenore. Si trattava di un Antenore riabilitato attraverso una sorta di miracolosa ‘inventio’ dalla sua fama di traditore, divulgata dal racconto di Benoit de Saint Maure. Si può leggere in questa vicenda, naturalmente, un’operazione maturata entro la cerchia degli intellettuali preumanisti come Lovato Lovati o Albertino Mussato che animavano la vita culturale cittadina all’epoca. Si trattò del tentativo di conferire alla città un primato che difficilmente avrebbe potuto essere contestato, peraltro attraverso la monumentalizzazione di quella memoria. Ma l’operazione riuscì solo in parte.
L'identità cittadina tra storia e leggenda: i miti fondativi
CANZIAN, DARIO
2009
Abstract
Le tracce dei miti fondativi legati alla tradizione romano-iliaca, così frequente nella casistica delle città italiche tra Due e Trecento, portano alla Francia della metà del XII secolo. Qui viene composto il Roman de Troie di Benoit de Saint Maure, un poeta attivo alla corte di Enrico II Plantageneto. Riflessi immediati del successo legato alla diffusione dei temi del Roman si possono riscontrare nelle leggende relative alla fondazione di Tournai e di Magdeburgo, composte nella seconda metà del XII secolo. Le città italiche a quell’altezza cronologica non avvertivano la necessità di nobilitarsi riccorrendo a leggende fondative di tipo romano-iliaco, poiché la loro derivazione dalle antiche città romane era resa evidente dalla presenza delle rovine, visibili a tutti. Piuttosto, gli intellettuali di queste città erano sensibili ai racconti di fondazione legati alla cristianizzazione, ovvero al momento di ri-nascita delle comunità sotto la guida dei protovescovi, o addirittura degli apostoli, come nel caso di Milano e Venezia. Il mito della «secunda Roma» trovava così una declinazione specifica sulla base non più del parallelismo iliaco, bensì della apostolicità della propria chiesa matrice. In generale, la competizione crescente tra città nel passaggio dal XII al XIII si tradusse anche in una corsa alla nobilitazione delle origini urbane, specialmente laddove queste non potessero avvalersi di una dichiarata matrice romana. In area alto adriatica si incontrano diversi casi, legati all’insorgere di nuove identità civiche spesso in contrasto con altre preesistenti. E’ il caso, ad esempio, di Capodistria rispetto a Trieste, e poi ancora di Venezia rispetto a Padova. A proposito di quest’ultimo caso va detto che Padova alla fine del XIII secolo seppe reinventarsi una sua ‘rifondazione laica’, attraverso la ‘scoperta’ nel 1283 delle spoglie del mitico fondatore iliaco, Antenore. Si trattava di un Antenore riabilitato attraverso una sorta di miracolosa ‘inventio’ dalla sua fama di traditore, divulgata dal racconto di Benoit de Saint Maure. Si può leggere in questa vicenda, naturalmente, un’operazione maturata entro la cerchia degli intellettuali preumanisti come Lovato Lovati o Albertino Mussato che animavano la vita culturale cittadina all’epoca. Si trattò del tentativo di conferire alla città un primato che difficilmente avrebbe potuto essere contestato, peraltro attraverso la monumentalizzazione di quella memoria. Ma l’operazione riuscì solo in parte.Pubblicazioni consigliate
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