Scopo di questo articolo è quello di ricercare le ragioni e le condizioni che, entro precise cornici socio-culturali, possano favorire o al contrario inibire i processi di riduzione del conflitto e della tensione sociale creati dalla crisi di modelli culturali a lungo vigenti, da una parte, e dall’altra le fonti che promuovano od ostacolino la creatività artistica, come possibile generatrice di responsabilità civile, integrazione e inclusione sociale. Lo scenario politico di sfondo per questo primo decennio del XXI secolo non potrà essere che uno scenario di passaggio: da una chiara contrapposizione destra-sinistra propria della modernità (Bobbio 1994) siamo passati ad una nuova prospettiva di mondi in contrapposizione (Leonard 2003, Brooks 2006, Lind 2007). Al tempo stesso, l’obiettivo è quello di mettere alla prova le capabilities della creatività artistica nella prospettiva problem solving di ridurre il vuoto lasciato dal tramonto delle ideologie, promuovendo insieme legame sociale, senso civico e cittadinanza. Ammesso, naturalmente, che l’arte e gli artisti trovino ancora posto in un mondo dominato dalla comunicazione e dalla corsa alla spettacolarizzazione (Virilio 2000). Il retroscena è dominato dai grandi processi migratori in atto in Europa negli ultimi decenni e dalla nuova diversità culturale che essi hanno portato con sé, e insieme da una rinnovata immagine della libertà di scelta del soggetto. E’ a partire da qui che la necessità del confronto ha tratto origine, promuovendo sia percorsi di inclusione e integrazione sia, al contrario, forme svariate di conflitto culturale. Il ruolo che l’arte può giocare entro uno scenario così configurato assume, a sua volta, una duplice valenza: da un lato, veicolare con una certa facilità le pratiche di incontro e di scambio (arte inclusiva), dall’altro, tutelare e rafforzare l’esclusività delle identità etniche e culturali (arte esclusiva). Nella prima accezione prenderò in considerazione in particolare quelle forme di arte e architettura che, in varie parti del mondo, stanno promuovendo inclusione sociale, rifacendomi soprattutto alle teoria dei Broken Windows (J. Wilson-G. Kelling 1982). Nella seconda, mi rifarò in particolare all’organizzazione di spazi esclusivi come le gated communities, ghetti dorati eretti contro il pericolo della contaminazione e del crescente rischio criminalità.

"Arte e architettura per ripensare la cittadinanza"

VERDI, LAURA
2008

Abstract

Scopo di questo articolo è quello di ricercare le ragioni e le condizioni che, entro precise cornici socio-culturali, possano favorire o al contrario inibire i processi di riduzione del conflitto e della tensione sociale creati dalla crisi di modelli culturali a lungo vigenti, da una parte, e dall’altra le fonti che promuovano od ostacolino la creatività artistica, come possibile generatrice di responsabilità civile, integrazione e inclusione sociale. Lo scenario politico di sfondo per questo primo decennio del XXI secolo non potrà essere che uno scenario di passaggio: da una chiara contrapposizione destra-sinistra propria della modernità (Bobbio 1994) siamo passati ad una nuova prospettiva di mondi in contrapposizione (Leonard 2003, Brooks 2006, Lind 2007). Al tempo stesso, l’obiettivo è quello di mettere alla prova le capabilities della creatività artistica nella prospettiva problem solving di ridurre il vuoto lasciato dal tramonto delle ideologie, promuovendo insieme legame sociale, senso civico e cittadinanza. Ammesso, naturalmente, che l’arte e gli artisti trovino ancora posto in un mondo dominato dalla comunicazione e dalla corsa alla spettacolarizzazione (Virilio 2000). Il retroscena è dominato dai grandi processi migratori in atto in Europa negli ultimi decenni e dalla nuova diversità culturale che essi hanno portato con sé, e insieme da una rinnovata immagine della libertà di scelta del soggetto. E’ a partire da qui che la necessità del confronto ha tratto origine, promuovendo sia percorsi di inclusione e integrazione sia, al contrario, forme svariate di conflitto culturale. Il ruolo che l’arte può giocare entro uno scenario così configurato assume, a sua volta, una duplice valenza: da un lato, veicolare con una certa facilità le pratiche di incontro e di scambio (arte inclusiva), dall’altro, tutelare e rafforzare l’esclusività delle identità etniche e culturali (arte esclusiva). Nella prima accezione prenderò in considerazione in particolare quelle forme di arte e architettura che, in varie parti del mondo, stanno promuovendo inclusione sociale, rifacendomi soprattutto alle teoria dei Broken Windows (J. Wilson-G. Kelling 1982). Nella seconda, mi rifarò in particolare all’organizzazione di spazi esclusivi come le gated communities, ghetti dorati eretti contro il pericolo della contaminazione e del crescente rischio criminalità.
2008
-
OLTRE L’INDIVIDUALISMO? RILEGGERE IL LEGAME SOCIALE, TRA NUOVE CULTURE E NUOVI MEDIA
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