Il saggio ripercorre le tappe salienti dell’evoluzione del sistema televisivo italiano, da quando è cessato il regime monopolistico della RAI e, di conseguenza, il mercato ha conosciuto l’enorme espansione delle televisioni private. Il tema del pluralismo in campo televisivo, in particolare, pare porsi come base fondamentale su cui vertono le diverse problematiche che hanno caratterizzato le controverse vicende inerenti la regolamentazione del settore radiotelevisivo in Italia; tra di esse, un particolare rilevo riveste la questione della mancata assegnazione delle frequenze a un emittente che pure aveva regolarmente vinto la concessione. Ciò, infatti, è potuto accadere a causa della mancanza materiale di frequenze, a seguito della loro occupazione “di fatto” negli anni ’70 e ’80, che ha creato una situazione ripetutamente giudicata costituzionalmente illegittima dalla Corte costituzionale (v. Corte cost. 826/1988, 420/1994, 466/2002). Ciononostante, i principi stabiliti dalla Consulta non hanno condotto ad alcun cambiamento sostanziale, grazie al perpetuarsi di una disciplina “transitoria” delle regole anticoncentrazione a cui ancora oggi non si posto un termine. L’irrisolta questione del pluralismo televisivo ha così causato il protrarsi di un pesante contenzioso giudiziario, giunto peraltro fin in sede europea, con l’intervento della Corte di Giustizia CE (31.1.2008, C-380/05), che ha statuito la non conformità della normativa italiana alle regole comunitarie. L’analisi di tali vicende mostra dunque quali sono stati i motivi che hanno condotto alla situazione attuale, giudicata non conforme né alla nostra Carta costituzionale né ai principi europei. La regolamentazione giuridica della televisione italiana è naturalmente un tema ancora in piena evoluzione; solo gli sviluppi futuri potranno dunque dirci se avverrà un mutamento di prospettiva, in una direzione più rispettosa del valore del pluralismo o se al contrario la disciplina italiana in campo televisivo continuerà a rispecchiare gli schemi seguiti finora. Sommario: 1. Premessa. – 2. Il pluralismo radiotelevisivo in Italia. – 3. Le frequenze televisive italiane e il diritto comunitario. – 4. Conclusioni.

La questione irrisolta delle frequenze televisive italiane (in margine al caso «Europa 7»)

DURANTE, VINCENZO
2008

Abstract

Il saggio ripercorre le tappe salienti dell’evoluzione del sistema televisivo italiano, da quando è cessato il regime monopolistico della RAI e, di conseguenza, il mercato ha conosciuto l’enorme espansione delle televisioni private. Il tema del pluralismo in campo televisivo, in particolare, pare porsi come base fondamentale su cui vertono le diverse problematiche che hanno caratterizzato le controverse vicende inerenti la regolamentazione del settore radiotelevisivo in Italia; tra di esse, un particolare rilevo riveste la questione della mancata assegnazione delle frequenze a un emittente che pure aveva regolarmente vinto la concessione. Ciò, infatti, è potuto accadere a causa della mancanza materiale di frequenze, a seguito della loro occupazione “di fatto” negli anni ’70 e ’80, che ha creato una situazione ripetutamente giudicata costituzionalmente illegittima dalla Corte costituzionale (v. Corte cost. 826/1988, 420/1994, 466/2002). Ciononostante, i principi stabiliti dalla Consulta non hanno condotto ad alcun cambiamento sostanziale, grazie al perpetuarsi di una disciplina “transitoria” delle regole anticoncentrazione a cui ancora oggi non si posto un termine. L’irrisolta questione del pluralismo televisivo ha così causato il protrarsi di un pesante contenzioso giudiziario, giunto peraltro fin in sede europea, con l’intervento della Corte di Giustizia CE (31.1.2008, C-380/05), che ha statuito la non conformità della normativa italiana alle regole comunitarie. L’analisi di tali vicende mostra dunque quali sono stati i motivi che hanno condotto alla situazione attuale, giudicata non conforme né alla nostra Carta costituzionale né ai principi europei. La regolamentazione giuridica della televisione italiana è naturalmente un tema ancora in piena evoluzione; solo gli sviluppi futuri potranno dunque dirci se avverrà un mutamento di prospettiva, in una direzione più rispettosa del valore del pluralismo o se al contrario la disciplina italiana in campo televisivo continuerà a rispecchiare gli schemi seguiti finora. Sommario: 1. Premessa. – 2. Il pluralismo radiotelevisivo in Italia. – 3. Le frequenze televisive italiane e il diritto comunitario. – 4. Conclusioni.
2008
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