Negli ultimi quindici anni, si è assistito ad una estensione dell’interesse per lo studio quasi esclusivo dei processi alla base dello sviluppo del legame di attaccamento del bambino alla madre nel corso del primo anno di vita. La ricerca si é anche focalizzata sul valore predittivo della qualità del legame sviluppato nell’infanzia rispetto all’adattamento dell'individuo al proprio ambiente ed alle modalità, sane come patologiche di rapportarsi ad esso. Si è assistito così nel tempo alla nascita di molteplici lavori di ricerca su gruppi di soggetti appartenenti alla popolazione generale o a popolazioni cliniche, tesi alla individuazione precoce dei fattori di rischio per i bambini le cui madri manifestano difficoltà di rielaborazione e riorganizzazione delle esperienze di vita, con elementi traumatici che sembrano operare attivamente ed occupare in modo pervasivo il loro stato mentale, tanto da "entrare" in modo disfunzionale nella relazione con il figlio (Ainsworth & Eichberg, 1991; Crittenden, 1988a, 1988b). Lo studio di questi aspetti è stato incentivato dall’introduzione, appunto, dell’AAI (George et al,. 1985), impiegata nella valutazione dell'attaccamento nell'adulto la cui applicazione ha permesso l'individuazione delle caratteristiche dei modelli operativi di attaccamento in soggetti appartenenti alla popolazione generale, e a gruppi clinici o a rischio, con particolare attenzione alle differenze tra le distribuzioni le categorie identificate dallo strumento. Un altro settore di interesse riguarda la possibilità di individuare delle specificità tra la qualità dell'attaccamento individuale ed il sintomo, nel tentativo di effettuare correlazioni, anche teoriche, tra i significati veicolati da entrambi (Crittenden, 1994-96; Liotti, 1994).Infine, un elemento di interesse costituisce anche l'indagine sugli eventi di vita personali e familiari che possono influenzare la costruzione di un particolare modello mentale di attaccamento, ma anche i sintomi in esso più diffusi ed il loro significato. In particolare, in materia di tossicodipendenza alcuni lavori hanno già affrontato lo studio dell’attaccamento in questi gruppi di soggetti (Fava Vizziello, Leo, & Simonelli 1997) ampliandolo anche nell’ottica di una ridefinizione teorica del fenomeno tossicomanico rispetto alle spiegazioni fornite dall’approccio psicoanalitico (Ammaniti, Pazzagli, Speranza, & Vimercati Sanseverino, 1997). In effetti, sempre più nella lettura psicodinamica dell’abuso gli aspetti relativi alla ricerca del piacere e la tendenza autodistruttiva passano in secondo piano rispetto all'enfasi sulla incapacità di questi soggetti di regolare la propria vita interiore e di adattarsi alla realtà circostante (Gabbard, 1990). I comportamenti tossicomanici vengono perciò compresi come carenze nella capacità di prendersi cura di sé e la scelta del sintomo può essere vista come incapacità da parte di questi soggetti a riconoscere ed identificare i propri stati affettivi interni (Ammaniti et al., 1997), a riflettere sul proprio senso di sé e come una tendenza a ripetere esperienze dolorose sperimentate in fasi relazionali e affettive precoci (Lichtenberg, 1983). Tali carenze coinvolgono, di fatto, anche la costruzione del sistema regolativo dell’attaccamento nella sua funzione di base sicura dalla quale esplorare il mondo circostante (Bowlby, 1973), proprio in virtù delle disfunzioni relazionali da cui sembrano generate nel percorso evolutivo individuale. Come per molti lavori di indagine sulla tossicodipendenza, però, scarsa attenzione risulta accordata allo specifico femminile sia per ciò che concerne l’insorgenza e l’evoluzione del sintomo, sia per quanto riguarda le caratteristiche attuali di questi soggetti. In tal senso, il presente lavoro, si pone come un tentativo di approfondimento e di verifica dei dati sopra riscontrati, con particolare attenzione al rilevamento delle specificità e delle caratteristiche che contraddistinguono donne tossicodipendenti dalle donne appartenenti alla popolazione generale. In particolare, poiché le storie di vita di alcuni gruppi di soggetti tossicodipendenti, e soprattutto per le donne eroinomani con basso livello di adattamento sociale, sono connotate da eventi traumatici e da relazioni trascuranti, abusanti e deprivanti, é possibile ipotizzare: 1) la presenza all’interno di questo gruppo di modelli di attaccamento prevalentemente insicuri, che le differenziano significativamente dalle altre donne appartenenti alla popolazione generale. 2) una proporzione della categoria di attaccamento Non Risolto rispetto ad un Lutto o ad un Trauma (U) che differisce significativamente da quella riscontrata nel gruppo di confronto. 3) utilizzando il metodo di valutazione di Crittenden (1999), ci si attende la presenza di modelli operativi multipli dell’attaccamento, indicativa di una difficoltà nell’organizzazione e nella rielaborazione mentale della storia di vita da parte del soggetto, collegata in particolare alla frammentazione delle esperienze di attaccamento che hanno portato a modalità di interpretazione dell'ambiente da parte del soggetto, alternativamente centrate sulle proprie capacità cognitive ed affettive, con conseguenti palesi disturbi di organizzazione del Sé. Campione I partecipanti alla ricerca sono 52 donne: 26 tossicodipendenti in trattamento presso alcune Comunità Terapeutiche, Centri Diurni e/o Ser.T della regione Veneto e 26 reclutate tramite nidi delle regioni Veneto e Trentino Alto Adige, in cui erano inseriti i loro bambini. Metodo A tutti i soggetti è stata somministrata l’Adult Attachment Interview al fine di valutare lo stato attuale della mente rispetto all’attaccamento e i sottostanti Modelli Operativi Interni.Le interviste sono state codificate da due giudici indipendenti con l’utilizzazione in parallelo delle metodologie di valutazione proposte rispettivamente da Main e Goldwyn (1985-1991) e da Crittenden (1999). Risultati I risultati hanno evidenziato: l’esistenza di caratteristiche specifiche del gruppo di tossicodipendenti rispetto alla distribuzione delle categorie di attaccamento, nel confronto con le donne della popolazione generale, con una prevalenza di attaccamenti insicuri (Distanzianti, 31 % o Coivolti, 61%), contrariamente al gruppo di controllo in cui prevale la strategia Sicura (F, 62 %); la presenza importante di attaccamento Non Risolto (U) (34%), che compare nell’8 % dei casi nel gruppo di confronto; la massiccia presenza di attaccamenti misti valutati secondo il metodo di Crittenden (1999) di analisi dell’AAI la cui comparsa è dell’81% contro il 15% della popolazione generale. Particolare interesse coinvolge questo aspetto strettamente collegato, secondo gli autori, con la patologia e/o il disadattamento individuale e relazionale del soggetto (Crittenden, 1999). Conclusioni I risultati identificano difficoltà e caratteristiche nell’attaccamento in queste donne tossicodipendenti definibili come specificità al femminile in cui l’impossibilità di organizzazione di un modello di attaccamento unitario e la caratteristica di invischiamento (E) dei modelli operativi valutati si pongono in connessione con il sintomo e con le manifestazioni agite di esso.

Studio dell’attaccamento in donne tossicodipendenti

CALVO, VINCENZO
1999

Abstract

Negli ultimi quindici anni, si è assistito ad una estensione dell’interesse per lo studio quasi esclusivo dei processi alla base dello sviluppo del legame di attaccamento del bambino alla madre nel corso del primo anno di vita. La ricerca si é anche focalizzata sul valore predittivo della qualità del legame sviluppato nell’infanzia rispetto all’adattamento dell'individuo al proprio ambiente ed alle modalità, sane come patologiche di rapportarsi ad esso. Si è assistito così nel tempo alla nascita di molteplici lavori di ricerca su gruppi di soggetti appartenenti alla popolazione generale o a popolazioni cliniche, tesi alla individuazione precoce dei fattori di rischio per i bambini le cui madri manifestano difficoltà di rielaborazione e riorganizzazione delle esperienze di vita, con elementi traumatici che sembrano operare attivamente ed occupare in modo pervasivo il loro stato mentale, tanto da "entrare" in modo disfunzionale nella relazione con il figlio (Ainsworth & Eichberg, 1991; Crittenden, 1988a, 1988b). Lo studio di questi aspetti è stato incentivato dall’introduzione, appunto, dell’AAI (George et al,. 1985), impiegata nella valutazione dell'attaccamento nell'adulto la cui applicazione ha permesso l'individuazione delle caratteristiche dei modelli operativi di attaccamento in soggetti appartenenti alla popolazione generale, e a gruppi clinici o a rischio, con particolare attenzione alle differenze tra le distribuzioni le categorie identificate dallo strumento. Un altro settore di interesse riguarda la possibilità di individuare delle specificità tra la qualità dell'attaccamento individuale ed il sintomo, nel tentativo di effettuare correlazioni, anche teoriche, tra i significati veicolati da entrambi (Crittenden, 1994-96; Liotti, 1994).Infine, un elemento di interesse costituisce anche l'indagine sugli eventi di vita personali e familiari che possono influenzare la costruzione di un particolare modello mentale di attaccamento, ma anche i sintomi in esso più diffusi ed il loro significato. In particolare, in materia di tossicodipendenza alcuni lavori hanno già affrontato lo studio dell’attaccamento in questi gruppi di soggetti (Fava Vizziello, Leo, & Simonelli 1997) ampliandolo anche nell’ottica di una ridefinizione teorica del fenomeno tossicomanico rispetto alle spiegazioni fornite dall’approccio psicoanalitico (Ammaniti, Pazzagli, Speranza, & Vimercati Sanseverino, 1997). In effetti, sempre più nella lettura psicodinamica dell’abuso gli aspetti relativi alla ricerca del piacere e la tendenza autodistruttiva passano in secondo piano rispetto all'enfasi sulla incapacità di questi soggetti di regolare la propria vita interiore e di adattarsi alla realtà circostante (Gabbard, 1990). I comportamenti tossicomanici vengono perciò compresi come carenze nella capacità di prendersi cura di sé e la scelta del sintomo può essere vista come incapacità da parte di questi soggetti a riconoscere ed identificare i propri stati affettivi interni (Ammaniti et al., 1997), a riflettere sul proprio senso di sé e come una tendenza a ripetere esperienze dolorose sperimentate in fasi relazionali e affettive precoci (Lichtenberg, 1983). Tali carenze coinvolgono, di fatto, anche la costruzione del sistema regolativo dell’attaccamento nella sua funzione di base sicura dalla quale esplorare il mondo circostante (Bowlby, 1973), proprio in virtù delle disfunzioni relazionali da cui sembrano generate nel percorso evolutivo individuale. Come per molti lavori di indagine sulla tossicodipendenza, però, scarsa attenzione risulta accordata allo specifico femminile sia per ciò che concerne l’insorgenza e l’evoluzione del sintomo, sia per quanto riguarda le caratteristiche attuali di questi soggetti. In tal senso, il presente lavoro, si pone come un tentativo di approfondimento e di verifica dei dati sopra riscontrati, con particolare attenzione al rilevamento delle specificità e delle caratteristiche che contraddistinguono donne tossicodipendenti dalle donne appartenenti alla popolazione generale. In particolare, poiché le storie di vita di alcuni gruppi di soggetti tossicodipendenti, e soprattutto per le donne eroinomani con basso livello di adattamento sociale, sono connotate da eventi traumatici e da relazioni trascuranti, abusanti e deprivanti, é possibile ipotizzare: 1) la presenza all’interno di questo gruppo di modelli di attaccamento prevalentemente insicuri, che le differenziano significativamente dalle altre donne appartenenti alla popolazione generale. 2) una proporzione della categoria di attaccamento Non Risolto rispetto ad un Lutto o ad un Trauma (U) che differisce significativamente da quella riscontrata nel gruppo di confronto. 3) utilizzando il metodo di valutazione di Crittenden (1999), ci si attende la presenza di modelli operativi multipli dell’attaccamento, indicativa di una difficoltà nell’organizzazione e nella rielaborazione mentale della storia di vita da parte del soggetto, collegata in particolare alla frammentazione delle esperienze di attaccamento che hanno portato a modalità di interpretazione dell'ambiente da parte del soggetto, alternativamente centrate sulle proprie capacità cognitive ed affettive, con conseguenti palesi disturbi di organizzazione del Sé. Campione I partecipanti alla ricerca sono 52 donne: 26 tossicodipendenti in trattamento presso alcune Comunità Terapeutiche, Centri Diurni e/o Ser.T della regione Veneto e 26 reclutate tramite nidi delle regioni Veneto e Trentino Alto Adige, in cui erano inseriti i loro bambini. Metodo A tutti i soggetti è stata somministrata l’Adult Attachment Interview al fine di valutare lo stato attuale della mente rispetto all’attaccamento e i sottostanti Modelli Operativi Interni.Le interviste sono state codificate da due giudici indipendenti con l’utilizzazione in parallelo delle metodologie di valutazione proposte rispettivamente da Main e Goldwyn (1985-1991) e da Crittenden (1999). Risultati I risultati hanno evidenziato: l’esistenza di caratteristiche specifiche del gruppo di tossicodipendenti rispetto alla distribuzione delle categorie di attaccamento, nel confronto con le donne della popolazione generale, con una prevalenza di attaccamenti insicuri (Distanzianti, 31 % o Coivolti, 61%), contrariamente al gruppo di controllo in cui prevale la strategia Sicura (F, 62 %); la presenza importante di attaccamento Non Risolto (U) (34%), che compare nell’8 % dei casi nel gruppo di confronto; la massiccia presenza di attaccamenti misti valutati secondo il metodo di Crittenden (1999) di analisi dell’AAI la cui comparsa è dell’81% contro il 15% della popolazione generale. Particolare interesse coinvolge questo aspetto strettamente collegato, secondo gli autori, con la patologia e/o il disadattamento individuale e relazionale del soggetto (Crittenden, 1999). Conclusioni I risultati identificano difficoltà e caratteristiche nell’attaccamento in queste donne tossicodipendenti definibili come specificità al femminile in cui l’impossibilità di organizzazione di un modello di attaccamento unitario e la caratteristica di invischiamento (E) dei modelli operativi valutati si pongono in connessione con il sintomo e con le manifestazioni agite di esso.
1999
Primo Congresso Nazionale della Sezione di Psicologia Clinica dell’AIP
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