Introduzione. Uno studio multicentrico europeo caso-controllo ha mostrato una riduzione del rischio di melanoma associato alla vaccinazione BCG e antivaiolosa nella prima infanzia e/o a malattie infettive occorse in età adulta. Sulla base di queste osservazioni è stata proposta un’ipotesi d’immuno-sorveglianza per il melanoma . Questa ipotesi postula l'esistenza di un “marcatore cellulare di rischio di melanoma”, identificato con la proteina HERV-K-MEL, codificata da Human Endogenous Retro Virus K (HERV-K). La proteina HERV-K-MEL è un antigene che presenta inaspettate omologie con antigeni di origine batterica e virale. Una reazione immune diretta contro questi ultimi antigeni porterebbe all'inattivazione della stessa proteina HERV-K-MEL. L'analogia con l'HERV-K-MEL è particolarmente elevata per una poliproteina indotta dal virus della febbre gialla. Lo scopo del nostro lavoro è di verificare che nei soggetti vaccinati contro la febbre gialla l’incidenza del melanoma sia più bassa rispetto a quelli non vaccinati per febbre gialla. Metodi. Lo studio è di tipo osservazionale coorte prospettico-storico. La coorte è costituita da soggetti residenti nella Regione Veneta, vaccinati contro la febbre gialla e/o contro altre malattie presso gli Uffici Vaccinazioni Internazionali del Veneto per il rilascio dei certificati validi per uso internazionale. E’ stato eseguito uno studio caso-controllo innestato su coorte. I controlli erano 1074 soggetti affetti da tumore non melanoma, i casi 60 soggetti con melanoma. Gli esposti erano i vaccinati contro la febbre gialla, i non esposti i soggetti vaccinati contro altre malattie. Per calcolare gli odds ratio (OR) per melanoma è stata applicata una regressione logistica, stratificata per centro, aggiustata per sesso età alla vaccinazione ed età all’insorgenza del tumore. Risultati. I risultati dimostrano che la categoria degli esposti al vaccino contro la febbre gialla da più di 10 anni hanno un OR significativamente più basso rispetto a coloro che hanno eseguito la vaccinazione da O a 5 anni (reference category). Discussione. Sono stati scelti soggetti affetti da altri tumori come controlli per più motivi: innanzitutto sono soggetti che provengono dalla stessa popolazione che da origine ai casi quella individuata dal registro tumori; sono affetti da patologie che non sembrano essere associate all’esposizione “febbre gialla”; la probabilità di selezione di ogni soggetto tra i controlli è proporzionale al tempo per cui esso ha contribuito al denominatore del tasso che si sarebbe dovuto calcolare qualora uno studio coorte fosse stato condotto, infatti sono stati selezionati i casi di tumore evidenziati dal Registro Tumori nelle stesse aree geografiche che hanno individuato i casi di melanoma e che quindi hanno lo stessa dimensione spaziotemporale; inoltre “l’utilizzo di controlli costituiti da soggetti con una malattia che si manifesta con le stesse modalità della malattia di interesse (melanoma) potrebbe eliminare una sorgente di ^selection bias^, se questa malattia con simili manifestazioni non è associata all’esposizione di interesse questi controlli sono da ritenersi ideali”(Miettinen); infine abbiamo utilizzato come controlli soggetti affetti da più tumori in quanto usando una varietà di diagnosi si ha il vantaggio della diluizione dell’effetto di bias che si verifica nell’includere un singola specifica categoria diagnostica che sia eventualmente associata all’esposizione Le conclusioni del nostro studio evidenziano che la vaccinazione contro la febbre gialla è protettiva contro il melanoma qualora si venga vaccinati da più di 10 anni prima della manifestazione clinica della malattia ma non è efficace se somministrato dopo.

STUDIO EPIDEMIOLOGICO PER INDAGARE L’EFFETTO PROTETTIVO DELLAVACCINAZIONE CONTRO LA FEBBRE GIALLA SULL’INCIDENZA DIMELANOMA

MASTRANGELO, GIUSEPPE;FADDA, EMANUELA;BUJA, ALESSANDRA;
2007

Abstract

Introduzione. Uno studio multicentrico europeo caso-controllo ha mostrato una riduzione del rischio di melanoma associato alla vaccinazione BCG e antivaiolosa nella prima infanzia e/o a malattie infettive occorse in età adulta. Sulla base di queste osservazioni è stata proposta un’ipotesi d’immuno-sorveglianza per il melanoma . Questa ipotesi postula l'esistenza di un “marcatore cellulare di rischio di melanoma”, identificato con la proteina HERV-K-MEL, codificata da Human Endogenous Retro Virus K (HERV-K). La proteina HERV-K-MEL è un antigene che presenta inaspettate omologie con antigeni di origine batterica e virale. Una reazione immune diretta contro questi ultimi antigeni porterebbe all'inattivazione della stessa proteina HERV-K-MEL. L'analogia con l'HERV-K-MEL è particolarmente elevata per una poliproteina indotta dal virus della febbre gialla. Lo scopo del nostro lavoro è di verificare che nei soggetti vaccinati contro la febbre gialla l’incidenza del melanoma sia più bassa rispetto a quelli non vaccinati per febbre gialla. Metodi. Lo studio è di tipo osservazionale coorte prospettico-storico. La coorte è costituita da soggetti residenti nella Regione Veneta, vaccinati contro la febbre gialla e/o contro altre malattie presso gli Uffici Vaccinazioni Internazionali del Veneto per il rilascio dei certificati validi per uso internazionale. E’ stato eseguito uno studio caso-controllo innestato su coorte. I controlli erano 1074 soggetti affetti da tumore non melanoma, i casi 60 soggetti con melanoma. Gli esposti erano i vaccinati contro la febbre gialla, i non esposti i soggetti vaccinati contro altre malattie. Per calcolare gli odds ratio (OR) per melanoma è stata applicata una regressione logistica, stratificata per centro, aggiustata per sesso età alla vaccinazione ed età all’insorgenza del tumore. Risultati. I risultati dimostrano che la categoria degli esposti al vaccino contro la febbre gialla da più di 10 anni hanno un OR significativamente più basso rispetto a coloro che hanno eseguito la vaccinazione da O a 5 anni (reference category). Discussione. Sono stati scelti soggetti affetti da altri tumori come controlli per più motivi: innanzitutto sono soggetti che provengono dalla stessa popolazione che da origine ai casi quella individuata dal registro tumori; sono affetti da patologie che non sembrano essere associate all’esposizione “febbre gialla”; la probabilità di selezione di ogni soggetto tra i controlli è proporzionale al tempo per cui esso ha contribuito al denominatore del tasso che si sarebbe dovuto calcolare qualora uno studio coorte fosse stato condotto, infatti sono stati selezionati i casi di tumore evidenziati dal Registro Tumori nelle stesse aree geografiche che hanno individuato i casi di melanoma e che quindi hanno lo stessa dimensione spaziotemporale; inoltre “l’utilizzo di controlli costituiti da soggetti con una malattia che si manifesta con le stesse modalità della malattia di interesse (melanoma) potrebbe eliminare una sorgente di ^selection bias^, se questa malattia con simili manifestazioni non è associata all’esposizione di interesse questi controlli sono da ritenersi ideali”(Miettinen); infine abbiamo utilizzato come controlli soggetti affetti da più tumori in quanto usando una varietà di diagnosi si ha il vantaggio della diluizione dell’effetto di bias che si verifica nell’includere un singola specifica categoria diagnostica che sia eventualmente associata all’esposizione Le conclusioni del nostro studio evidenziano che la vaccinazione contro la febbre gialla è protettiva contro il melanoma qualora si venga vaccinati da più di 10 anni prima della manifestazione clinica della malattia ma non è efficace se somministrato dopo.
2007
31° Congresso annuale Associazione Italiana di Epidemiologia “L’epidemiologia dell’invecchiamento”
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