Il lavoro si occupa di valutare, dal punto di vista della disciplina comunitaria degli aiuti di Stato, alcune importanti previsioni del Testo Unico sulla Radiotelevisione. Così, in primo luogo si analizzano le implicazioni del meccanismo di cui all’art. 41 TURtl, che prevede quote vincolanti di ripartizione delle spese che amministrazioni ed enti pubblici affrontano per comunicazioni istituzionali, ed istituisce in tal modo un meccanismo poco trasparente e potenzialmente discriminatorio di finanziamento pubblico dell’emittenza radiotelevisiva. Inoltre, si considera la problematica compatibilità con il diritto UE di certi obblighi di produzione e trasmissione di programmi italiani ed europei, imposti in capo concessionari televisivi nazionali dall’art. 44 TURtl, secondo un approccio potenzialmente discriminatorio. Distaccandosi dalla filosofia della direttiva Televisione senza frontiere, infatti, il legislatore introduce infatti un regime differenziato per le emittenti private, da un lato, e per la concessionaria del servizio pubblico, dall’altro, che rischia di falsare il gioco della concorrenza a danno della seconda. Infine, è vagliato alla luce della disciplina UE sugli aiuti di Stato, l’art. 45, lettera e, TURtl che impone alla concessionaria di servizio pubblico di produrre programmi destinati alla promozione all’estero delle imprese italiane. L’analisi condotta nel lavoro evidenzia la necessità di specifici interventi correttivi nella disciplina della radiotelevisione in Italia, per assicurarne la compatibilità con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato: se del regime previsto dall’art. 45 TURtl in materia di sostegno all’impresa italiana non si può che constatare il carattere apertamente discriminatorio, anche il regime di cui all’art. 41 TURtl sulle spese per comunicazioni istituzionali richiede un’importante rimodulazione. Infine, si sottolinea come lo stesso regime di sostegno all’industria audiovisiva europea richiederebbe forse maggiore unitarietà e trasparenza di disciplina.
Il Testo Unico della radiotelevisione e la disciplina comunitaria in materia di aiuti e libera concorrenza: alla ricerca di un equilibrio tra tutela del mercato e garanzie del pluralismo
CORTESE, BERNARDO
2007
Abstract
Il lavoro si occupa di valutare, dal punto di vista della disciplina comunitaria degli aiuti di Stato, alcune importanti previsioni del Testo Unico sulla Radiotelevisione. Così, in primo luogo si analizzano le implicazioni del meccanismo di cui all’art. 41 TURtl, che prevede quote vincolanti di ripartizione delle spese che amministrazioni ed enti pubblici affrontano per comunicazioni istituzionali, ed istituisce in tal modo un meccanismo poco trasparente e potenzialmente discriminatorio di finanziamento pubblico dell’emittenza radiotelevisiva. Inoltre, si considera la problematica compatibilità con il diritto UE di certi obblighi di produzione e trasmissione di programmi italiani ed europei, imposti in capo concessionari televisivi nazionali dall’art. 44 TURtl, secondo un approccio potenzialmente discriminatorio. Distaccandosi dalla filosofia della direttiva Televisione senza frontiere, infatti, il legislatore introduce infatti un regime differenziato per le emittenti private, da un lato, e per la concessionaria del servizio pubblico, dall’altro, che rischia di falsare il gioco della concorrenza a danno della seconda. Infine, è vagliato alla luce della disciplina UE sugli aiuti di Stato, l’art. 45, lettera e, TURtl che impone alla concessionaria di servizio pubblico di produrre programmi destinati alla promozione all’estero delle imprese italiane. L’analisi condotta nel lavoro evidenzia la necessità di specifici interventi correttivi nella disciplina della radiotelevisione in Italia, per assicurarne la compatibilità con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato: se del regime previsto dall’art. 45 TURtl in materia di sostegno all’impresa italiana non si può che constatare il carattere apertamente discriminatorio, anche il regime di cui all’art. 41 TURtl sulle spese per comunicazioni istituzionali richiede un’importante rimodulazione. Infine, si sottolinea come lo stesso regime di sostegno all’industria audiovisiva europea richiederebbe forse maggiore unitarietà e trasparenza di disciplina.Pubblicazioni consigliate
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