Il reimpiego dei limi di risulta dagli scavi, o dal lavaggio di inerti da attività estrattive, nei sistemi barriera di discariche controllate e nella messa in sicurezza di siti contaminati, non è sempre possibile a causa delle loro modeste proprietà geotecniche. Nell’articolo viene illustrata la possibilità di riutilizzo di un siffatto terreno, poco plastico, nella realizzazione della barriera minerale superficiale di una discarica per rifiuti solidi non pericolosi, tramite distinta miscelazione o con bentonite sodica (almeno 5% in peso), o con un’argilla plastica (almeno 20%). E’ stata testata l’efficacia della miscelazione in situ di miscele limo-bentonite e limo-argilla plastica nell’intero volume della copertura, ottenuta impiegando una particolare macchina operatrice, la stabilizzatrice Wirtgen WR2000. E’ stato conseguito un duplice obiettivo: il raggiungimento della plasticità minima di progetto (Ip ≥ 10%) e una significativa diminuzione della conducibilità idraulica. Innegabile, infine, il risvolto strategico connesso al reimpiego di notevolissimi volumi di terreni di risulta che, allo stato naturale, non troverebbero proficua collocazione.
Aspetti innovativi nella miscelazione in situ di limo e argilla per la copertura di discariche controllate
FAVARETTI, MARCO;
2011
Abstract
Il reimpiego dei limi di risulta dagli scavi, o dal lavaggio di inerti da attività estrattive, nei sistemi barriera di discariche controllate e nella messa in sicurezza di siti contaminati, non è sempre possibile a causa delle loro modeste proprietà geotecniche. Nell’articolo viene illustrata la possibilità di riutilizzo di un siffatto terreno, poco plastico, nella realizzazione della barriera minerale superficiale di una discarica per rifiuti solidi non pericolosi, tramite distinta miscelazione o con bentonite sodica (almeno 5% in peso), o con un’argilla plastica (almeno 20%). E’ stata testata l’efficacia della miscelazione in situ di miscele limo-bentonite e limo-argilla plastica nell’intero volume della copertura, ottenuta impiegando una particolare macchina operatrice, la stabilizzatrice Wirtgen WR2000. E’ stato conseguito un duplice obiettivo: il raggiungimento della plasticità minima di progetto (Ip ≥ 10%) e una significativa diminuzione della conducibilità idraulica. Innegabile, infine, il risvolto strategico connesso al reimpiego di notevolissimi volumi di terreni di risulta che, allo stato naturale, non troverebbero proficua collocazione.Pubblicazioni consigliate
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