La liturgia della basilica del Santo si distingue innanzi tutto per il repertorio monodico, testimoniato dalla sontuosa serie di 14 antifonari e 10 graduali copiati nel sec. XIII secondo l’abbreviatio predisposta da Aimone di Faversham nel ms. 104 della Biblioteca Antoniana. Di quel vasto repertorio sono presi in considerazione, in particolare, i testi che, durante il Medioevo, furono scritti e intonati per il culto di s. Antonio: non solo l’ufficio ritmico di Giuliano da Spira, ma anche una seria di antifone, inni, responsori e versetti alleluiatici tramandati soltanto da testimoni locali e legati soprattutto alla festa dell’ottava. Attraverso una comparazione con i codici più antichi della cattedrale di Padova viene, quindi, considerato l’impatto che la riforma romano-francescana introdotta dai minori conventuali ebbe con la preesistente tradizione liturgico-musicale della città, gli scambi reciproci, la ricezione e la diffusione del culto antoniano nella Chiesa locale. Per quanto, infine, riguarda la questione dell’introduzione tradiva del canto polifonico nella basilica, sulla base dei documenti portati in luce da Leonardo Frasson e l’analisi delle vicende iniziali della cappella musicale del Santo, viene chiarito che il contrasto insorto all’interno della comunità conventuale nasceva dal rifiuto della polifonia d’oltralpe a favore di una tradizione polivocale tipicamente italiana, fondata sulla semplicità contrappuntistica e sul primato del canto.

La musica al Santo fino al Quattrocento

LOVATO, ANTONIO
1990

Abstract

La liturgia della basilica del Santo si distingue innanzi tutto per il repertorio monodico, testimoniato dalla sontuosa serie di 14 antifonari e 10 graduali copiati nel sec. XIII secondo l’abbreviatio predisposta da Aimone di Faversham nel ms. 104 della Biblioteca Antoniana. Di quel vasto repertorio sono presi in considerazione, in particolare, i testi che, durante il Medioevo, furono scritti e intonati per il culto di s. Antonio: non solo l’ufficio ritmico di Giuliano da Spira, ma anche una seria di antifone, inni, responsori e versetti alleluiatici tramandati soltanto da testimoni locali e legati soprattutto alla festa dell’ottava. Attraverso una comparazione con i codici più antichi della cattedrale di Padova viene, quindi, considerato l’impatto che la riforma romano-francescana introdotta dai minori conventuali ebbe con la preesistente tradizione liturgico-musicale della città, gli scambi reciproci, la ricezione e la diffusione del culto antoniano nella Chiesa locale. Per quanto, infine, riguarda la questione dell’introduzione tradiva del canto polifonico nella basilica, sulla base dei documenti portati in luce da Leonardo Frasson e l’analisi delle vicende iniziali della cappella musicale del Santo, viene chiarito che il contrasto insorto all’interno della comunità conventuale nasceva dal rifiuto della polifonia d’oltralpe a favore di una tradizione polivocale tipicamente italiana, fondata sulla semplicità contrappuntistica e sul primato del canto.
1990
Storia della musica al Santo
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