Il presente lavoro prende in esame un campione ampiamente significativo dei libri di testo di Grammatica per la scuola media inferiore secondo una griglia di analisi che considera aspetti formali, quantitativi e qualitativi, e soprattutto la coerenza fra obiettivi didattici e progetto educativo. L’immagine complessiva emergente dai dati raccolti è tutt’altro che soddisfacente. Nonostante i dichiarati propositi di voler istituire uno stretto legame tra riflessione grammaticale e uso della lingua nei suoi diversi aspetti e contesti, la parte riservata all’esposizione teorica prevale su quella dedicata alle indicazioni operative e fra queste ultime dominano quelle di tipo meccanicistico, incentivanti non tanto un lavoro sulla e con la lingua, quanto la memorizzazione di regole, che per giunta non vengono presentate nella loro dinamicità storica, sociale e culturale, ma come degli imperativi statici e indiscussi. Quanto al modello teorico di riferimento, a parte pochi casi, i manuali esaminati accostano meccanicamente elementi provenienti da ambiti diversi, dando l’impressione di limitarsi a trarre dalle moderne scienze linguistiche terminologie e architetture formali, delle quali si avvalgono per riproporre un insegnamento grammaticale di tipo astratto, che ben poco ha a che fare con l’arricchimento e la maturazione di concrete abilità linguistiche. Infine, relativamente alla questione del destinatario, quasi tutte le grammatiche analizzate presentano un’ambiguità di fondo: nonostante si qualifichino come strumenti di lavoro per gli allievi, in realtà esse tendono a tenere i piedi in due staffe, proponendosi, sia pure implicitamente, anche come guide o, addirittura, come manuali di consultazione per l’insegnante. L’esito di questa ambivalenza è decisamente negativo: più che a degli strumenti maneggevoli, semplici e duttili, molte delle grammatiche analizzate assomigliano a dei voluminosi trattati, esageratamente discorsivi nell’esposizione e con strutture così ricche e articolate, da risultare di eccessiva complessità per l’educando. Sarebbe dunque opportuno sciogliere questa ambiguità, distinguendo la guida per l’insegnante dal testo per l’allievo. Si avrebbe così l’opportunità di sgomberare il campo anche dalla tendenza errata, ma assai diffusa, a ritenere che tra scienza e didattica intercorrano rapporti piramidali, cioè tali per cui la competenza meta-linguistica dell’allievo sarebbe una versione semplificata di quella dell’insegnante, la quale, a sua volta, sarebbe una trasposizione e riduzione di quella del linguista.
Grammatica. Le promesse tradite: fra inerzia e rinnovamento
GASPERI, EMMA
1992
Abstract
Il presente lavoro prende in esame un campione ampiamente significativo dei libri di testo di Grammatica per la scuola media inferiore secondo una griglia di analisi che considera aspetti formali, quantitativi e qualitativi, e soprattutto la coerenza fra obiettivi didattici e progetto educativo. L’immagine complessiva emergente dai dati raccolti è tutt’altro che soddisfacente. Nonostante i dichiarati propositi di voler istituire uno stretto legame tra riflessione grammaticale e uso della lingua nei suoi diversi aspetti e contesti, la parte riservata all’esposizione teorica prevale su quella dedicata alle indicazioni operative e fra queste ultime dominano quelle di tipo meccanicistico, incentivanti non tanto un lavoro sulla e con la lingua, quanto la memorizzazione di regole, che per giunta non vengono presentate nella loro dinamicità storica, sociale e culturale, ma come degli imperativi statici e indiscussi. Quanto al modello teorico di riferimento, a parte pochi casi, i manuali esaminati accostano meccanicamente elementi provenienti da ambiti diversi, dando l’impressione di limitarsi a trarre dalle moderne scienze linguistiche terminologie e architetture formali, delle quali si avvalgono per riproporre un insegnamento grammaticale di tipo astratto, che ben poco ha a che fare con l’arricchimento e la maturazione di concrete abilità linguistiche. Infine, relativamente alla questione del destinatario, quasi tutte le grammatiche analizzate presentano un’ambiguità di fondo: nonostante si qualifichino come strumenti di lavoro per gli allievi, in realtà esse tendono a tenere i piedi in due staffe, proponendosi, sia pure implicitamente, anche come guide o, addirittura, come manuali di consultazione per l’insegnante. L’esito di questa ambivalenza è decisamente negativo: più che a degli strumenti maneggevoli, semplici e duttili, molte delle grammatiche analizzate assomigliano a dei voluminosi trattati, esageratamente discorsivi nell’esposizione e con strutture così ricche e articolate, da risultare di eccessiva complessità per l’educando. Sarebbe dunque opportuno sciogliere questa ambiguità, distinguendo la guida per l’insegnante dal testo per l’allievo. Si avrebbe così l’opportunità di sgomberare il campo anche dalla tendenza errata, ma assai diffusa, a ritenere che tra scienza e didattica intercorrano rapporti piramidali, cioè tali per cui la competenza meta-linguistica dell’allievo sarebbe una versione semplificata di quella dell’insegnante, la quale, a sua volta, sarebbe una trasposizione e riduzione di quella del linguista.Pubblicazioni consigliate
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