L'articolo segue le tracce di un fantomatico codice che il medico fanese Anicio Bonucci avrebbe utilizzato nelle due edizioni (1864 e 1867) dei Cantari della Reina d'Oriente di Antonio Pucci, e che gli sarebbe stato fornito dal concittadino archeologo e dantista Fortunato Lanci, che fungeva da suo referente per le biblioteche romane. La fumosità dei riferimenti e l'assenza di ogni descrizione, unitamente all'irreperibilità del codice, fanno sospettare che si tratti di un falso 'ideologico' del Bonucci, cui sono anche da collegare alcune "esercitazioni paleografiche" contenenti, oltre alla stessa Reina e all'Apollonio, altri cantari, il Novellino, il primo canto della Commedia e alcune novelle del Decameron, della stessa mano dei Vat. Lat. 10272 e 10273 (con il poema e le rime di Dante) e dell'Add. 38090 della British Library, con poesie di Antonio degli Alberti e una novella attribuita a Leon Battista.
L'intrigo del codice Lanci
MOTTA, ATTILIO
1999
Abstract
L'articolo segue le tracce di un fantomatico codice che il medico fanese Anicio Bonucci avrebbe utilizzato nelle due edizioni (1864 e 1867) dei Cantari della Reina d'Oriente di Antonio Pucci, e che gli sarebbe stato fornito dal concittadino archeologo e dantista Fortunato Lanci, che fungeva da suo referente per le biblioteche romane. La fumosità dei riferimenti e l'assenza di ogni descrizione, unitamente all'irreperibilità del codice, fanno sospettare che si tratti di un falso 'ideologico' del Bonucci, cui sono anche da collegare alcune "esercitazioni paleografiche" contenenti, oltre alla stessa Reina e all'Apollonio, altri cantari, il Novellino, il primo canto della Commedia e alcune novelle del Decameron, della stessa mano dei Vat. Lat. 10272 e 10273 (con il poema e le rime di Dante) e dell'Add. 38090 della British Library, con poesie di Antonio degli Alberti e una novella attribuita a Leon Battista.Pubblicazioni consigliate
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