Le Alpi e le Prealpi centro orientali, rappresentano poco più dei due terzi della catena alpina italiana. Vi appartengono le Alpi Pennine, Lepontine, Retiche, Orobie, Atesine, le Dolomiti, le Alpi Carniche e Giulie. Le Prealpi Lombarde e Venete sono ubicate nella parte meridionale della catena ed appaiono divise tra loro dal solco del Lago di Garda. Dal punto di vista orografico si possono distinguere tre zone disposte in senso longitudinale. Una zona di colline pedemontane che comprende accumuli morenici e colline di origine sedimentaria e vulcanica (anfiteatri morenici del Lago Maggiore, di Como, di Lecco, di Iseo, del Garda e del Piave, Colli Berici ed Euganei). Una zona di rilievi denominata “Prealpi” con cime che superano raramente i 2000 m. Una zona alpina con rilievi di “alta montagna” separati da grandi vallate, con ghiacciai di grandi e piccole dimensioni. Il rilievo alpino è il risultato del progressivo avvicinamento e della successiva collisione tra la parte settentrionale della Placca Apula (o Adriatica), con il continente europeo. In particolare la Placca europea si è infilata sotto quella africana ed il fronte di quest’ultima si è accavallato sul margine europeo. Il rilievo, la cui messa in posto è avvenuta durante il terziario, è stato aggredito dall’erosione e degradato nelle zone più elevate anche prima dell’inizio del Quaternario. L’influenza delle glaciazioni del Pleistocene è stata di primaria importanza per la formazione del paesaggio che caratterizza ancor oggi le Alpi e le prealpi cento orientali soprattutto per quanto riguarda la presenza delle grandi valli glaciali e dei grandi laghi. Durante l’ultima massima espansione glaciale le Alpi erano quasi interamente occupate da ghiacciai montani che formavano un “ice fild”, caratterizzato da una rete di colate intercomunicanti, prevalentemente confinate nelle valli, ma localmente espanse verso la pianura con lingue che formavano dei “lobi di ghiaccio pedemontani”. Dopo l'ultimo massimo glaciale la regione alpina è stata interessata da un rapido ritiro dei ghiacciai. Sin dall'inizio dell'Olocene, almeno a partire da 9000 anni fa e fino a circa 5000 anni fa, i ghiacciai alpini hanno avuto un'estensione in prevalenza minore o al massimo equivalente a quella assunta nella seconda metà dell'Olocene. La reale estensione dei ghiacciai nelle Alpi e Prealpi centro orientali durante l’Optimum Climatico Olocenico non è direttamente conosciuta per il fatto che la successiva avanzata dei ghiacciai (Neoglaciale) ha quasi completamente cancellato le evidenze geomorfologiche più antiche. Altre fasi di espansione precedenti alla "piccola età glaciale", si collocano intorno a 3000 anni dal presente e intorno alla fine del primo millennio d.C. La Piccola Età Glaciale è costituita da una serie di pulsazioni positive intervallate da periodi di relativa contrazione dei ghiacciai. A partire dal 1860 A.D. i ghiacciai hanno conosciuto un marcato ritiro; numerosi ghiacciai sono arretrati di un paio di chilometri riducendo le dimensioni areali anche del 45%. L’attuale morfogenesi è affidata a tutti i processi di degradazione che caratterizzano gli areali che vanno dall’alta montagna fino alle basse colline; essi agiscono con ritmi plurisecolari, centenari e/o stagionali. Frequenti sono i fenomeni di ridistribuzione di detriti già deposti (debris flows ecc.) che si verificano nelle condizioni di concentrazione di energia, sotto l’azione violenta dell’acqua, della pioggia, o delle valanghe e che solcano i versanti soprattutto in presenza di grandi dislivelli. Alla continua ed inesorabile azione di modellamento, si associano sempre più frequentemente fenomeni di degradazione accelerata, specie nella media ed alta montagna, che in alcuni casi possono essere messi in relazione con i repentini mutamenti climatici che si stanno realizzando
Alpi e Prealpi centro orientali:cenni di geologia e geomorfologia
CARTON, ALBERTO
2005
Abstract
Le Alpi e le Prealpi centro orientali, rappresentano poco più dei due terzi della catena alpina italiana. Vi appartengono le Alpi Pennine, Lepontine, Retiche, Orobie, Atesine, le Dolomiti, le Alpi Carniche e Giulie. Le Prealpi Lombarde e Venete sono ubicate nella parte meridionale della catena ed appaiono divise tra loro dal solco del Lago di Garda. Dal punto di vista orografico si possono distinguere tre zone disposte in senso longitudinale. Una zona di colline pedemontane che comprende accumuli morenici e colline di origine sedimentaria e vulcanica (anfiteatri morenici del Lago Maggiore, di Como, di Lecco, di Iseo, del Garda e del Piave, Colli Berici ed Euganei). Una zona di rilievi denominata “Prealpi” con cime che superano raramente i 2000 m. Una zona alpina con rilievi di “alta montagna” separati da grandi vallate, con ghiacciai di grandi e piccole dimensioni. Il rilievo alpino è il risultato del progressivo avvicinamento e della successiva collisione tra la parte settentrionale della Placca Apula (o Adriatica), con il continente europeo. In particolare la Placca europea si è infilata sotto quella africana ed il fronte di quest’ultima si è accavallato sul margine europeo. Il rilievo, la cui messa in posto è avvenuta durante il terziario, è stato aggredito dall’erosione e degradato nelle zone più elevate anche prima dell’inizio del Quaternario. L’influenza delle glaciazioni del Pleistocene è stata di primaria importanza per la formazione del paesaggio che caratterizza ancor oggi le Alpi e le prealpi cento orientali soprattutto per quanto riguarda la presenza delle grandi valli glaciali e dei grandi laghi. Durante l’ultima massima espansione glaciale le Alpi erano quasi interamente occupate da ghiacciai montani che formavano un “ice fild”, caratterizzato da una rete di colate intercomunicanti, prevalentemente confinate nelle valli, ma localmente espanse verso la pianura con lingue che formavano dei “lobi di ghiaccio pedemontani”. Dopo l'ultimo massimo glaciale la regione alpina è stata interessata da un rapido ritiro dei ghiacciai. Sin dall'inizio dell'Olocene, almeno a partire da 9000 anni fa e fino a circa 5000 anni fa, i ghiacciai alpini hanno avuto un'estensione in prevalenza minore o al massimo equivalente a quella assunta nella seconda metà dell'Olocene. La reale estensione dei ghiacciai nelle Alpi e Prealpi centro orientali durante l’Optimum Climatico Olocenico non è direttamente conosciuta per il fatto che la successiva avanzata dei ghiacciai (Neoglaciale) ha quasi completamente cancellato le evidenze geomorfologiche più antiche. Altre fasi di espansione precedenti alla "piccola età glaciale", si collocano intorno a 3000 anni dal presente e intorno alla fine del primo millennio d.C. La Piccola Età Glaciale è costituita da una serie di pulsazioni positive intervallate da periodi di relativa contrazione dei ghiacciai. A partire dal 1860 A.D. i ghiacciai hanno conosciuto un marcato ritiro; numerosi ghiacciai sono arretrati di un paio di chilometri riducendo le dimensioni areali anche del 45%. L’attuale morfogenesi è affidata a tutti i processi di degradazione che caratterizzano gli areali che vanno dall’alta montagna fino alle basse colline; essi agiscono con ritmi plurisecolari, centenari e/o stagionali. Frequenti sono i fenomeni di ridistribuzione di detriti già deposti (debris flows ecc.) che si verificano nelle condizioni di concentrazione di energia, sotto l’azione violenta dell’acqua, della pioggia, o delle valanghe e che solcano i versanti soprattutto in presenza di grandi dislivelli. Alla continua ed inesorabile azione di modellamento, si associano sempre più frequentemente fenomeni di degradazione accelerata, specie nella media ed alta montagna, che in alcuni casi possono essere messi in relazione con i repentini mutamenti climatici che si stanno realizzandoPubblicazioni consigliate
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