Nell’ultimo decennio è emerso un forte dibattito sulla cosiddetta globalizzazione. Economisti e sociologi si interrogano sui suoi effetti a vari livelli, evidenziandone di volta in volta opportunità e minacce. Se ci focalizziamo sugli effetti “economici”, da un lato emergono nuovi mercati in cui collocare la propria offerta, dall’altro la caduta delle barriere legali induce l’ingresso di nuovi competitor che possono sfruttare i vantaggi della disponibilità di risorse a basso costo. Una tendenza che sembra generalizzata è lo spostamento di posti di lavoro dalle economie sviluppate a favore dei paesi emergenti (Asia, America centrale, Europa dell’est), con le conseguenti trasformazioni (e preoccupazioni) che interessano i paesi d’origine. Su questo si inserisce il dibattito, non solo accademico, sulle conseguenze per le imprese e i sistemi economici nazionali. A livello internazionale ci si chiede se le specificità dei sistemi produttivi nazionali siano destinate ad affievolirsi, per lasciare spazio a un unico modello produttivo condiviso a livello globale (conseguenza delle medesime spinte competitive), mentre a livello nazionale (in Italia per esempio) ci si concenconcentra su come si deve attrezzare il sistema nazionale per reggere la pressione competitiva globale. Il dibattito è aperto e non sembra avere raggiunto punti di convergenza. Ma cos’è esattamente la globalizzazione? Come cambia il modo di competere delle imprese? E soprattutto, si possono individuare traiettorie simili da parte di imprese che competono nello stesso settore e forniscono lo stesso prodotto, per effetto della più ampia apertura internazionale dei mercati?
Globalizzazione ed effetti competitivi: modelli a confronto
CAMPAGNOLO, DIEGO
2006
Abstract
Nell’ultimo decennio è emerso un forte dibattito sulla cosiddetta globalizzazione. Economisti e sociologi si interrogano sui suoi effetti a vari livelli, evidenziandone di volta in volta opportunità e minacce. Se ci focalizziamo sugli effetti “economici”, da un lato emergono nuovi mercati in cui collocare la propria offerta, dall’altro la caduta delle barriere legali induce l’ingresso di nuovi competitor che possono sfruttare i vantaggi della disponibilità di risorse a basso costo. Una tendenza che sembra generalizzata è lo spostamento di posti di lavoro dalle economie sviluppate a favore dei paesi emergenti (Asia, America centrale, Europa dell’est), con le conseguenti trasformazioni (e preoccupazioni) che interessano i paesi d’origine. Su questo si inserisce il dibattito, non solo accademico, sulle conseguenze per le imprese e i sistemi economici nazionali. A livello internazionale ci si chiede se le specificità dei sistemi produttivi nazionali siano destinate ad affievolirsi, per lasciare spazio a un unico modello produttivo condiviso a livello globale (conseguenza delle medesime spinte competitive), mentre a livello nazionale (in Italia per esempio) ci si concenconcentra su come si deve attrezzare il sistema nazionale per reggere la pressione competitiva globale. Il dibattito è aperto e non sembra avere raggiunto punti di convergenza. Ma cos’è esattamente la globalizzazione? Come cambia il modo di competere delle imprese? E soprattutto, si possono individuare traiettorie simili da parte di imprese che competono nello stesso settore e forniscono lo stesso prodotto, per effetto della più ampia apertura internazionale dei mercati?Pubblicazioni consigliate
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