.Il lavoro prende le mosse dalla considerazione delle misure adottate dall’Italia nel corso del 2005 per far fronte all’ondata di arrivi sulle coste italiane di profughi provenienti dall’Africa subsahariana, ma in transito dal territorio Libico. Si tratta di misure non trasparenti e tuttavia complessivamente identificabili nell’adozione di comportamenti unilaterali ma coordinati di “esternalizzazione” della gestione dell’emergenza umanitaria e/o nella conclusione di accordi di riammissione e gestione delle domande di protezione, tra il nostro governo e l’apparato di governo allora esistente in Libia. Dopo aver cercato di dare un inquadramento sistematico al fenomeno osservato nella prassi internazionale di quegli anni, attraverso la definizione di soggetti, obiettivi e strumenti di quell’external refugee processing, il lavoro passa ad analizzare quelle norme internazionali di cui tali pratiche rischiano di pregiudicare l’attuazione, ed in particolare i divieti di refoulement di cui agli art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 ed all’art. 3 della CEDU. In seguito, l’autore analizza il concetto di “Paese sicuro”, emerso a partire dai primi anni ’90 nella prassi di allontanamenti unilaterali poste in essere da alcuni Stati europei, analizzando approfonditamente la prassi austriaca, quella tedesca e quella britannica. Di qui si osserva il passaggio “osmotico” nella prassi diplomatica dell’Unione. L’autore passa poi ad analizzare gli strumenti convenzionali di esternalizzazione delle procedure di gestione dello status di rifugiato, nella prassi degli Stati membri (ma anche di Stati terzi come l’Australia), e poi in quella della stessa Unione: sia nei rapporti intra-Unione, sia nei rapporti con i Paesi terzi. Infine, l’autore si sofferma sulle questioni di competenza esterna in materia, dimostrando come gran parte degli accordi rilevanti nell'ambito della prassi analizzata rientri oramai nella competenza esclusiva delle Istituzioni dell’Unione.

L'esternalizzazione delle procedure di riconoscimento dello status di rifugiato: l'approccio dell'Unione europea, tra prassi degli Stati membri e competenze comunitarie

CORTESE, BERNARDO
2006

Abstract

.Il lavoro prende le mosse dalla considerazione delle misure adottate dall’Italia nel corso del 2005 per far fronte all’ondata di arrivi sulle coste italiane di profughi provenienti dall’Africa subsahariana, ma in transito dal territorio Libico. Si tratta di misure non trasparenti e tuttavia complessivamente identificabili nell’adozione di comportamenti unilaterali ma coordinati di “esternalizzazione” della gestione dell’emergenza umanitaria e/o nella conclusione di accordi di riammissione e gestione delle domande di protezione, tra il nostro governo e l’apparato di governo allora esistente in Libia. Dopo aver cercato di dare un inquadramento sistematico al fenomeno osservato nella prassi internazionale di quegli anni, attraverso la definizione di soggetti, obiettivi e strumenti di quell’external refugee processing, il lavoro passa ad analizzare quelle norme internazionali di cui tali pratiche rischiano di pregiudicare l’attuazione, ed in particolare i divieti di refoulement di cui agli art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 ed all’art. 3 della CEDU. In seguito, l’autore analizza il concetto di “Paese sicuro”, emerso a partire dai primi anni ’90 nella prassi di allontanamenti unilaterali poste in essere da alcuni Stati europei, analizzando approfonditamente la prassi austriaca, quella tedesca e quella britannica. Di qui si osserva il passaggio “osmotico” nella prassi diplomatica dell’Unione. L’autore passa poi ad analizzare gli strumenti convenzionali di esternalizzazione delle procedure di gestione dello status di rifugiato, nella prassi degli Stati membri (ma anche di Stati terzi come l’Australia), e poi in quella della stessa Unione: sia nei rapporti intra-Unione, sia nei rapporti con i Paesi terzi. Infine, l’autore si sofferma sulle questioni di competenza esterna in materia, dimostrando come gran parte degli accordi rilevanti nell'ambito della prassi analizzata rientri oramai nella competenza esclusiva delle Istituzioni dell’Unione.
2006
Verso una disciplina comune europea del diritto d'asilo
9788813262013
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