L’intervento ripercorre le vicende del sontuoso altare maggiore della parrocchiale di Luserna in Trentino, ma originariamente altare maggiore della basilica di San Zeno a Verona, da cui fu rimosso nel 1929 in previsione della ricollocazione della celeberrima pala mantegnesca. Un’iscrizione sul retro – finora trascurata dalla letteratura –sgombra il campo dalla recentissima ipotesi che l’altare possa essere il completamento di un manufatto cinquecentesco: essa precisa essere stato l’altare eretto nel 1771 per volere del cardinale Carlo Rezzonico, nipote di papa Clemente XIII. Il recupero di un’incisione settecentesca ha poi permesso di ricostruire l’aspetto dell’area presbiteriale, chiusa da una balaustra ora scomparsa, così come un disegno della Biblioteca Civica di Verona consente di ipotizzare il ruolo progettuale di Pietro Ceroni. Da un punto di vista stilistico, un austero classismo informa l’opera, segnando il definitivo tramonto del gusto barocco a favore di un rigore, di matrice ormai neoclassica, d’ora in poi dominante a Verona: esso si salda con il neocinquecentismo di Alessandro Pompei, architetto che nel 1735 aveva dato alle stampe “Li cinque ordini dell’architettura civile di Michel Sanmicheli”.
Verona versus Trento, l'altare maggiore di Luserna, già in San Zeno a Verona
TOMEZZOLI, ANDREA
2004
Abstract
L’intervento ripercorre le vicende del sontuoso altare maggiore della parrocchiale di Luserna in Trentino, ma originariamente altare maggiore della basilica di San Zeno a Verona, da cui fu rimosso nel 1929 in previsione della ricollocazione della celeberrima pala mantegnesca. Un’iscrizione sul retro – finora trascurata dalla letteratura –sgombra il campo dalla recentissima ipotesi che l’altare possa essere il completamento di un manufatto cinquecentesco: essa precisa essere stato l’altare eretto nel 1771 per volere del cardinale Carlo Rezzonico, nipote di papa Clemente XIII. Il recupero di un’incisione settecentesca ha poi permesso di ricostruire l’aspetto dell’area presbiteriale, chiusa da una balaustra ora scomparsa, così come un disegno della Biblioteca Civica di Verona consente di ipotizzare il ruolo progettuale di Pietro Ceroni. Da un punto di vista stilistico, un austero classismo informa l’opera, segnando il definitivo tramonto del gusto barocco a favore di un rigore, di matrice ormai neoclassica, d’ora in poi dominante a Verona: esso si salda con il neocinquecentismo di Alessandro Pompei, architetto che nel 1735 aveva dato alle stampe “Li cinque ordini dell’architettura civile di Michel Sanmicheli”.Pubblicazioni consigliate
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