L'articolo indaga alcune implicazioni del concetto di comunità interpretativa, che risulta tematizzato all’interno di varie teorie contemporanee del ragionamento giuridico. L’intento è quello di verificare la portata di tale concetto per una teoria ermeneutica dell’interpretazione giuridica nell’epoca attuale, caratterizzata da vari processi di "interlegalità" e, più semplicemente, dall'intensificarsi dei rapporti tra gli ordinamenti giuridici, spesso guidati ed orientati dall’attività giurisdizionale. Sotto il profilo soggettivo, il concetto indica l’insieme dei soggetti preposti alla produzione, alla conoscenza ed all’applicazione del diritto. Sotto il profilo oggettivo, esso rinvia a quell’orizzonte epistemico, metodologico e normativo esprimente il tessuto dei principi condivisi, regolanti l’interpretazione, tali da decidere dell’accettabilità delle scelte interpretative e da condizionare la validità del ragionamento giudiziale. Riferita al dibattito sull’oggettività dell’interpretazione, la comunità dell’interpretazione giuridica indica la fonte dei vincoli e dei criteri in grado di guidare l’interpretazione-processo e di garantirne quantomeno la validità intersoggettiva. Riferita al dibattito intorno all’orizzonte di giustificazione dell’interpretazione-prodotto, l’idea di comunità giuridica rappresenta la concretizzazione dell’“uditorio” dell’argomentazione, quale orizzonte che consente di stabilire l’accettabilità della decisione giudiziale. La nozione di legal community viene, nella prima parte del lavoro, collocata nel quadro delle tesi ermeneutiche sull’interpretazione giuridica. Nella seconda parte del lavoro viene considerata la funzione svolta da tale nozione con riferimento ad alcuni momenti dell’applicazione del diritto che possono ritenersi cruciali, in una fase, qual è quella odierna, di apertura reciproca e “porosità” degli ordinamenti giuridici e nella quale l’individuazione stessa delle fonti, oltre che la loro interpretazione, appare un’operazione tutt’altro che scontata. L’attenzione è soprattutto rivolta al rapporto fra ordinamenti interni e ordinamento comunitario. La definizione del diritto come pratica sociale conduce inevitabilmente a riconoscerne i legami con il contesto: il lavoro si interroga intorno alle implicazioni che il riferimento al contesto può avere quando mutino le geometrie degli ordinamenti e dei loro rapporti. Il punto di forza che la teoria ermeneutica del diritto può vantare è la sua capacità di spiegare al tempo stesso la centralità del contesto ma anche il suo carattere “fluido”. Viene, dunque, sottolineato come la collocazione della comunità interpretativa entro in quadro della teoria ermeneutica dell’interpretazione consenta di spiegare e legittimare le trasformazioni odierne del diritto in un modo che non sia prigioniero della sterile alternativa tra paradigma di Westfalia, incardinato sullo stato e sulla dipendenza del diritto dalla sua legittimazione politica, e modello che delinea una sorta di “governo internazionale dei giudici”.

Interpretazione, comunità  giuridica e integrazione sovranazionale

PARIOTTI, ELENA
2004

Abstract

L'articolo indaga alcune implicazioni del concetto di comunità interpretativa, che risulta tematizzato all’interno di varie teorie contemporanee del ragionamento giuridico. L’intento è quello di verificare la portata di tale concetto per una teoria ermeneutica dell’interpretazione giuridica nell’epoca attuale, caratterizzata da vari processi di "interlegalità" e, più semplicemente, dall'intensificarsi dei rapporti tra gli ordinamenti giuridici, spesso guidati ed orientati dall’attività giurisdizionale. Sotto il profilo soggettivo, il concetto indica l’insieme dei soggetti preposti alla produzione, alla conoscenza ed all’applicazione del diritto. Sotto il profilo oggettivo, esso rinvia a quell’orizzonte epistemico, metodologico e normativo esprimente il tessuto dei principi condivisi, regolanti l’interpretazione, tali da decidere dell’accettabilità delle scelte interpretative e da condizionare la validità del ragionamento giudiziale. Riferita al dibattito sull’oggettività dell’interpretazione, la comunità dell’interpretazione giuridica indica la fonte dei vincoli e dei criteri in grado di guidare l’interpretazione-processo e di garantirne quantomeno la validità intersoggettiva. Riferita al dibattito intorno all’orizzonte di giustificazione dell’interpretazione-prodotto, l’idea di comunità giuridica rappresenta la concretizzazione dell’“uditorio” dell’argomentazione, quale orizzonte che consente di stabilire l’accettabilità della decisione giudiziale. La nozione di legal community viene, nella prima parte del lavoro, collocata nel quadro delle tesi ermeneutiche sull’interpretazione giuridica. Nella seconda parte del lavoro viene considerata la funzione svolta da tale nozione con riferimento ad alcuni momenti dell’applicazione del diritto che possono ritenersi cruciali, in una fase, qual è quella odierna, di apertura reciproca e “porosità” degli ordinamenti giuridici e nella quale l’individuazione stessa delle fonti, oltre che la loro interpretazione, appare un’operazione tutt’altro che scontata. L’attenzione è soprattutto rivolta al rapporto fra ordinamenti interni e ordinamento comunitario. La definizione del diritto come pratica sociale conduce inevitabilmente a riconoscerne i legami con il contesto: il lavoro si interroga intorno alle implicazioni che il riferimento al contesto può avere quando mutino le geometrie degli ordinamenti e dei loro rapporti. Il punto di forza che la teoria ermeneutica del diritto può vantare è la sua capacità di spiegare al tempo stesso la centralità del contesto ma anche il suo carattere “fluido”. Viene, dunque, sottolineato come la collocazione della comunità interpretativa entro in quadro della teoria ermeneutica dell’interpretazione consenta di spiegare e legittimare le trasformazioni odierne del diritto in un modo che non sia prigioniero della sterile alternativa tra paradigma di Westfalia, incardinato sullo stato e sulla dipendenza del diritto dalla sua legittimazione politica, e modello che delinea una sorta di “governo internazionale dei giudici”.
2004
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