Recentemente anche in Italia i buoni scuola sono diventati una parte importante nel di-battito sull’efficacia del sistema scolastico. Prima il Parlamento con la legge sulla parità sco-lastica n. 62 del 2000, e poi successivamente alcune regioni hanno adottato degli interventi finanziari a sostegno delle famiglie che hanno come retroterra culturale il dibattito sui buoni scuola, come nel caso della Lombardia, oppure si presentano formalmente con delle caratte-ristiche del tutto simili, come nel caso dell’Emilia Romagna. Questi cambiamenti nella poli-tica scolastica regionale non hanno attirato, nella misura in cui ci sarebbe aspettato, l’interesse degli economisti, probabilmente perché la discussione si è focalizzata per lo più sulla polemica politica o ideologica, e quasi mai si è svolta un’analisi approfondita sulle ra-gioni a favore di un maggiore orientamento al mercato dell’istruzione o sui pericoli che da questo possono derivare. Lo scopo di questo saggio è duplice. Nella prima parte mi propongo di mettere sinteti-camente a confronto le argomentazioni favorevoli e contrarie al buono scuola, rilevando come vi sia stata un’evoluzione della riflessione della teoria economica su questo tema. Nel-la seconda parte, prenderò in considerazione i dati relativi alla prima erogazione dei buoni scuola da parte della Regione Lombardia e della Regione Emilia Romagna, le due Regioni che costituiscono i paradigmi generali di riferimento. L’esperienza regionale confermerà un punto cruciale: attraverso il buono scuola si possono raggiungere degli obiettivi di politica scolastica molto differenti, a seconda delle modalità del suo utilizzo, siano esse quelle di aiutare gli studenti nel proseguire gli studi, consentire alle famiglie una maggior libertà di scelta educativa, aumentare al produttività delle scuole attraverso una maggior competizione e altri ancora.
I BUONI SCUOLA. QUALE LEZIONE DALL'ESPERIENZA ITALIANA?
POMINI, MARIO
2004
Abstract
Recentemente anche in Italia i buoni scuola sono diventati una parte importante nel di-battito sull’efficacia del sistema scolastico. Prima il Parlamento con la legge sulla parità sco-lastica n. 62 del 2000, e poi successivamente alcune regioni hanno adottato degli interventi finanziari a sostegno delle famiglie che hanno come retroterra culturale il dibattito sui buoni scuola, come nel caso della Lombardia, oppure si presentano formalmente con delle caratte-ristiche del tutto simili, come nel caso dell’Emilia Romagna. Questi cambiamenti nella poli-tica scolastica regionale non hanno attirato, nella misura in cui ci sarebbe aspettato, l’interesse degli economisti, probabilmente perché la discussione si è focalizzata per lo più sulla polemica politica o ideologica, e quasi mai si è svolta un’analisi approfondita sulle ra-gioni a favore di un maggiore orientamento al mercato dell’istruzione o sui pericoli che da questo possono derivare. Lo scopo di questo saggio è duplice. Nella prima parte mi propongo di mettere sinteti-camente a confronto le argomentazioni favorevoli e contrarie al buono scuola, rilevando come vi sia stata un’evoluzione della riflessione della teoria economica su questo tema. Nel-la seconda parte, prenderò in considerazione i dati relativi alla prima erogazione dei buoni scuola da parte della Regione Lombardia e della Regione Emilia Romagna, le due Regioni che costituiscono i paradigmi generali di riferimento. L’esperienza regionale confermerà un punto cruciale: attraverso il buono scuola si possono raggiungere degli obiettivi di politica scolastica molto differenti, a seconda delle modalità del suo utilizzo, siano esse quelle di aiutare gli studenti nel proseguire gli studi, consentire alle famiglie una maggior libertà di scelta educativa, aumentare al produttività delle scuole attraverso una maggior competizione e altri ancora.Pubblicazioni consigliate
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