La disfagia cioè il difficoltoso passaggio del cibo, solido o liquido, dalla bocca allo stomaco, è un sintomo comune dopo un ictus, con un’incidenza che può arrivare al 47% dei pazienti (1,2). Numerose sono le complicanze a cui possono andare incontro i pazienti con disfagia: l’aspirazione di cibo o saliva che può causare infezioni polmonari e sepsi, la disidratazione, il deterioramento dello stato nutrizionale sono le più comuni (2). Conseguentemente, questi pazienti presentano un outcome funzionale peggiore, un incremento della durata della degenza e una più elevata mortalità (3,4). Alcuni autori riportano che il 40% dei soggetti con ictus decede per complicanze legate alla disfagia (5). Queste brevi considerazioni indicano la necessità sia di effettuare un’attenta valutazione clinica dei soggetti con stroke per ricercare la presenza di disfagia, utilizzando, se necessario, anche esami strumentali (videoflurografia, videolaringoscopia con prove di deglutizione, ecc.), sia, successivamente, se vi è l’indicazione, un adeguato approccio terapeutico. Ancor oggi, purtroppo, i pazienti con disfagia vengono frequentemente alimentati per via enterale e parenterale per una “comodità gestionale” che, peraltro, non sono prive di possibili complicanze oltrecchè essere gravate da alti costi economici. In questa relazione verranno, pertanto, presentate e discusse le modalità di approccio riabilitativo alla disfagia del paziente con ictus alla luce della nostra esperienza.
La disfagia orofaringea nei postumi di ictus cerebrale. Considerazioni riabilitative
DAL MISTRO, GIUSEPPE;DELL'OSTE, PIETRO;ZONTA, ANDREA;MASIERO, STEFANO
2003
Abstract
La disfagia cioè il difficoltoso passaggio del cibo, solido o liquido, dalla bocca allo stomaco, è un sintomo comune dopo un ictus, con un’incidenza che può arrivare al 47% dei pazienti (1,2). Numerose sono le complicanze a cui possono andare incontro i pazienti con disfagia: l’aspirazione di cibo o saliva che può causare infezioni polmonari e sepsi, la disidratazione, il deterioramento dello stato nutrizionale sono le più comuni (2). Conseguentemente, questi pazienti presentano un outcome funzionale peggiore, un incremento della durata della degenza e una più elevata mortalità (3,4). Alcuni autori riportano che il 40% dei soggetti con ictus decede per complicanze legate alla disfagia (5). Queste brevi considerazioni indicano la necessità sia di effettuare un’attenta valutazione clinica dei soggetti con stroke per ricercare la presenza di disfagia, utilizzando, se necessario, anche esami strumentali (videoflurografia, videolaringoscopia con prove di deglutizione, ecc.), sia, successivamente, se vi è l’indicazione, un adeguato approccio terapeutico. Ancor oggi, purtroppo, i pazienti con disfagia vengono frequentemente alimentati per via enterale e parenterale per una “comodità gestionale” che, peraltro, non sono prive di possibili complicanze oltrecchè essere gravate da alti costi economici. In questa relazione verranno, pertanto, presentate e discusse le modalità di approccio riabilitativo alla disfagia del paziente con ictus alla luce della nostra esperienza.Pubblicazioni consigliate
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