Nel considerare le relazioni che intercorsero tra i conti di Gorizia e l'area trevigiana, che culminarono nell'assunzione da parte di Enrico II della signoria cittadina nel 1319, occorre fare riferimento al complesso intreccio di motivi che condizionarono l'evoluzione politica nell'area nord orientale della penisola nella matura età comunale e nel primo periodo signorile. Ma il punto di partenza va cercato nella seconda metà del XII secolo, quando in diverse occasioni si trovarono fianco a fianco presso il patriarca di Aquileia i conti di Gorizia (avvocati dello stesso patriarca) e illustri esponenti di famiglie aristocratiche trevigiane. La regionalizzazione dei conflitti maturata nella pianura veneto friulana ad inizio Duecento, con la partecipazione di Venezia, del patriarca di Aquileia, di Ezzelino da Romano, incrementò le occasioni di contatto tra i conti goriziani e gli esponenti di vertice della società trevigiana e avviò forme di solidarietà i cui esiti si videro clamorosamente nella seconda metà del XIII secolo e nella prima parte del secolo successivo. In quella fase storica, infatti, corrispondente all'assoggetamento di Treviso alla signoria caminese, i da Camino e i conti goriziani, assurti al ruolo di 'portinai delle Alpi' grazie all'imparentamento con i conti del Tirolo, strinsero una solida alleanza militare (e famigliare: una figlia di Gherardo, Beatrice, fu data in sposa al conte Enrico) avente per obiettivo il depotenziamento del potere del patriarca di Aquileia nel Friuli Occidentale. Con il successore di Gherardo, Rizzardo, il rapporto tra Goriziani e Caminesi si raffreddò, a causa delle diverse ambizioni dei due protagonisti. Rizzardo andò incontro ad una serie di sconfitte, che, unitamente al suo schierarsi con l'Impero, in controtendenza rispetto alla tradizione trevigiana, gli valsero l'alienazione del favore del l'elite cittadina. Disarcionata la signoria caminese e ripristinato il comune, a partire dal 1313 Treviso si trovò a dover affrontare il Goriziano come minaccioso nemico, senza la protezione derivante alla città dalle buone relazioni che Gherardo da Camino aveva stabilito con i conti friulani. Comiciò così una estenuante fase di trattativa sempre più tesa tra il comune di Treviso ed Enrico II, al termine della quale paradossalmente Treviso dovette darsi al conte, a riprova dell'insufficienza delle istituzioni urbane a districarsi in un contesto politico-militare di dimensioni oramai ampiamente sovralocali.
I conti di Gorizia e l'aristocrazia trevigiana. Politiche signorili tra Isonzo e Sile (1160 ca.- 1320 ca.)
CANZIAN, DARIO
2004
Abstract
Nel considerare le relazioni che intercorsero tra i conti di Gorizia e l'area trevigiana, che culminarono nell'assunzione da parte di Enrico II della signoria cittadina nel 1319, occorre fare riferimento al complesso intreccio di motivi che condizionarono l'evoluzione politica nell'area nord orientale della penisola nella matura età comunale e nel primo periodo signorile. Ma il punto di partenza va cercato nella seconda metà del XII secolo, quando in diverse occasioni si trovarono fianco a fianco presso il patriarca di Aquileia i conti di Gorizia (avvocati dello stesso patriarca) e illustri esponenti di famiglie aristocratiche trevigiane. La regionalizzazione dei conflitti maturata nella pianura veneto friulana ad inizio Duecento, con la partecipazione di Venezia, del patriarca di Aquileia, di Ezzelino da Romano, incrementò le occasioni di contatto tra i conti goriziani e gli esponenti di vertice della società trevigiana e avviò forme di solidarietà i cui esiti si videro clamorosamente nella seconda metà del XIII secolo e nella prima parte del secolo successivo. In quella fase storica, infatti, corrispondente all'assoggetamento di Treviso alla signoria caminese, i da Camino e i conti goriziani, assurti al ruolo di 'portinai delle Alpi' grazie all'imparentamento con i conti del Tirolo, strinsero una solida alleanza militare (e famigliare: una figlia di Gherardo, Beatrice, fu data in sposa al conte Enrico) avente per obiettivo il depotenziamento del potere del patriarca di Aquileia nel Friuli Occidentale. Con il successore di Gherardo, Rizzardo, il rapporto tra Goriziani e Caminesi si raffreddò, a causa delle diverse ambizioni dei due protagonisti. Rizzardo andò incontro ad una serie di sconfitte, che, unitamente al suo schierarsi con l'Impero, in controtendenza rispetto alla tradizione trevigiana, gli valsero l'alienazione del favore del l'elite cittadina. Disarcionata la signoria caminese e ripristinato il comune, a partire dal 1313 Treviso si trovò a dover affrontare il Goriziano come minaccioso nemico, senza la protezione derivante alla città dalle buone relazioni che Gherardo da Camino aveva stabilito con i conti friulani. Comiciò così una estenuante fase di trattativa sempre più tesa tra il comune di Treviso ed Enrico II, al termine della quale paradossalmente Treviso dovette darsi al conte, a riprova dell'insufficienza delle istituzioni urbane a districarsi in un contesto politico-militare di dimensioni oramai ampiamente sovralocali.Pubblicazioni consigliate
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