In questo saggio si intende proporre una lettura particolare del rapporto fra promozione di corpi tecnici e professionali - il caso degli Ispettori censuari - e governo dei territori dei Dipartimenti napoleonici del Regno d'Italia (1806-1814). con particolare attenzione per i Dipartimenti cosiddetti ex Veneti. La ricca documentazione al centro dell'attenzione riguarda l'attività dei funzionari del Censo - incaricati della costruzione del Catasto - nella veste di mediatori/risolutori di controversie sui confini territoriali. La documentazione relativa al ricco carteggio fra Milano e i funzionari rivela aspetti inediti della storia politica e costituzionale e consente di porre alcune questioni intorno all'impatto del governo napoleonico in 'periferia', secondo un inedito angolo visuale. Qual è stato l'impatto delle inchieste e delle rilevazioni catastali in un mondo - quello dell'ex Repubblica di Venezia - caratterizzato fino al 1797 da forme di privilegio, di mediazione e di tutela esercitate dalle nobiltà della capitale, e dalla presenza di molteplici centri di potere - feudi, patriziati urbani, rappresentanze cetuali, organizzazioni rurali - cui Venezia aveva riconosciuto, fin dalle origini quattrocentesche dello stato territoriale, forme specifiche di autonomia operativa e giuridica? Quali resistenze e quali consensi ha innescato il disegno del catasto? Quali conflitti - con le altre istituzioni di controllo e di governo, quali Prefetti, Procuratori generali delle corti d'appello. Giudici di pace, Cancellieri del Censo- ma soprattutto con i protagonisti della vita politica-amministrativa locale – Sindaci e Anziani dei comuni di III classe, soprattutto - sono stati indotti dall'attività degli Ispettori censuari? Quali usi della memoria, allo stesso tempo istituzionale e spaziale/territoriale, giudiziaria e antropologica, dalla parte delle stesse comunità, sono stati attivati? Quale infine i percorsi della costruzione di una sorta di autocoscienza di un ceto burocratico-professionale, di uno specifico idioma operativo, dei modi della comunicazione politica, di una ricerca di legittimità, risultano dalla lettura dei 'processi verbali' sulle differenze territoriali - in cui emergono tensioni spesso di lunghissima data - sulle microconflittualità che dividono comunità confinanti, in merito a diritti d'uso, d'acqua di pascolo di sfruttamento delle risorse boschive.
Il disegno dei confini. Comunità e ingegneri del censo nel Veneto napoleonico (1806-1813)
VIGGIANO, ALFREDO
2009
Abstract
In questo saggio si intende proporre una lettura particolare del rapporto fra promozione di corpi tecnici e professionali - il caso degli Ispettori censuari - e governo dei territori dei Dipartimenti napoleonici del Regno d'Italia (1806-1814). con particolare attenzione per i Dipartimenti cosiddetti ex Veneti. La ricca documentazione al centro dell'attenzione riguarda l'attività dei funzionari del Censo - incaricati della costruzione del Catasto - nella veste di mediatori/risolutori di controversie sui confini territoriali. La documentazione relativa al ricco carteggio fra Milano e i funzionari rivela aspetti inediti della storia politica e costituzionale e consente di porre alcune questioni intorno all'impatto del governo napoleonico in 'periferia', secondo un inedito angolo visuale. Qual è stato l'impatto delle inchieste e delle rilevazioni catastali in un mondo - quello dell'ex Repubblica di Venezia - caratterizzato fino al 1797 da forme di privilegio, di mediazione e di tutela esercitate dalle nobiltà della capitale, e dalla presenza di molteplici centri di potere - feudi, patriziati urbani, rappresentanze cetuali, organizzazioni rurali - cui Venezia aveva riconosciuto, fin dalle origini quattrocentesche dello stato territoriale, forme specifiche di autonomia operativa e giuridica? Quali resistenze e quali consensi ha innescato il disegno del catasto? Quali conflitti - con le altre istituzioni di controllo e di governo, quali Prefetti, Procuratori generali delle corti d'appello. Giudici di pace, Cancellieri del Censo- ma soprattutto con i protagonisti della vita politica-amministrativa locale – Sindaci e Anziani dei comuni di III classe, soprattutto - sono stati indotti dall'attività degli Ispettori censuari? Quali usi della memoria, allo stesso tempo istituzionale e spaziale/territoriale, giudiziaria e antropologica, dalla parte delle stesse comunità, sono stati attivati? Quale infine i percorsi della costruzione di una sorta di autocoscienza di un ceto burocratico-professionale, di uno specifico idioma operativo, dei modi della comunicazione politica, di una ricerca di legittimità, risultano dalla lettura dei 'processi verbali' sulle differenze territoriali - in cui emergono tensioni spesso di lunghissima data - sulle microconflittualità che dividono comunità confinanti, in merito a diritti d'uso, d'acqua di pascolo di sfruttamento delle risorse boschive.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.