L’URSS ha rappresentato il più complesso e radicale esperimento sociale, politico ed economico del Novecento, in quanto si prefisse non di modificare l’esistente, ma di reinventarlo completamente. Lenin e i bolscevichi dichiararono che esisteva un’alternativa ‘socialista’ all’organizzazione capitalistica e liberale della società, che allo Stato borghese se ne potesse sostituire uno proletario, all’economia capitalistica una pianificata, alla democrazia parlamentare una ‘dei consigli’ (cioè ‘dei Soviet’), alle disuguaglianze l’egualitarismo. Il vero fulcro ideologico fu però l’affermazione che tutto ciò era solo la precondizione all’ulteriore e ancora più radicale trasformazione ‘comunista’ su scala globale: e il comunismo sarebbe stato la libera unione di nazioni e popoli in una realtà senza strutture statali e repressive, senza guerre e sfruttamento, senza denaro, mercato e divisioni di classe. Il fatto che i dirigenti sovietici dichiararono ‘portata a termine’ la costruzione di una società ‘socialista’ rese la costruzione del comunismo una prospettiva che nel XX secolo apparve estremamente immediata. Proprio per questo, l’URSS fu uno dei principali motori della storia del Novecento. Qualunque definizione si voglia dare al ‘socialismo’, è ovvio che la società comunista non è mai stata costruita. Il potere bolscevico instaurato nel 1917 divenne autoritario nel giro di pochi mesi, la pianificazione si rivelò superiore al mercato solo in condizioni tanto particolari quanto limitate e l’URSS non abolì mai Stato, repressione, mercato, proprietà privata, moneta e disuguaglianze sociali. Inoltre, durante il periodo staliniano, in tempo di pace, lo Stato sovietico fu direttamente ed indirettamente responsabile di quasi 10 milioni di morti (la maggioranza dei quali ascrivibili alla carestia di inizio anni ’30, che fu il risultato della convinzione della dirigenza che il fine, ossia collettivizzazione delle campagne e industrializzazione, giustificasse qualsiasi sacrificio). La complessità e contraddittorietà della storia del comunismo come sistema di Stato non può essere quindi liquidata né con un’agiografia anti-storica, né solo con un ‘Libro nero’. Ora che l’URSS è pienamente storicizzabile è utile domandarsi cosa fu il ‘sistema sovietico’. Persiste ad oggi l’impressione che esso sia stato una rigida gerarchia del potere, ove l’unico movimento percettibile era l’inesorabile piovere dal livello più alto di decisioni che i piani più bassi potevano solo eseguire e alle quali una società frammentata e inerte obbediva automaticamente. Una seria analisi storica invece non può che mettere in luce i cambiamenti, le instabilità e le discontinuità che accompagnarono le continuità strutturali e autoritarie del sistema. La presente opera si propone di realizzare tale analisi, considerando gli anni – comprendenti il periodo rivoluzionario, quello leninista e quello stalinista – in cui detto sistema si strutturò e consolidò. L’obbiettivo è quello di offrire una trattazione che, come magistralmente sintetizzato da S. Smith, «si misuri con la diversità che è esistita simultaneamente all’uniformità, con la mutevolezza che è esistita simultaneamente all’immobilismo dei regimi comunisti […] tentando di evitare condanne moralizzanti da un lato e un’ingenua apologetica dall’altro», I contenuti del libro rappresentano parte delle più ampie riflessioni sviluppate dall’autore durante il Dottorato di ricerca in storia, conseguito all’Università di Oxford nel 2019. La metodologia utilizzata per svolgerle è invece il frutto delle lezioni annuali tenute al corso di ‘Teoria Critica della Società’ all’Università degli Studi di Milano-Bicocca dal 2017 ad oggi. Il presente volume non vuole essere una storia dell’URSS, ma piuttosto un saggio teorico di accompagnamento ad una trattazione di quella portata: una discussione sintetica, ma esauriente, basata sull’approfondimento di alcuni temi chiave della storia sovietica, che rivestono un’importanza prioritaria non solo per coloro che si interessano di URSS, ma più in generale per gli studiosi delle trasformazioni sociali novecentesche.

Il monolite e il mutamento: Continuità e trasformazioni nella politica ed economia dell’Unione Sovietica, 1917-1953

Giovanni Cadioli
2022

Abstract

L’URSS ha rappresentato il più complesso e radicale esperimento sociale, politico ed economico del Novecento, in quanto si prefisse non di modificare l’esistente, ma di reinventarlo completamente. Lenin e i bolscevichi dichiararono che esisteva un’alternativa ‘socialista’ all’organizzazione capitalistica e liberale della società, che allo Stato borghese se ne potesse sostituire uno proletario, all’economia capitalistica una pianificata, alla democrazia parlamentare una ‘dei consigli’ (cioè ‘dei Soviet’), alle disuguaglianze l’egualitarismo. Il vero fulcro ideologico fu però l’affermazione che tutto ciò era solo la precondizione all’ulteriore e ancora più radicale trasformazione ‘comunista’ su scala globale: e il comunismo sarebbe stato la libera unione di nazioni e popoli in una realtà senza strutture statali e repressive, senza guerre e sfruttamento, senza denaro, mercato e divisioni di classe. Il fatto che i dirigenti sovietici dichiararono ‘portata a termine’ la costruzione di una società ‘socialista’ rese la costruzione del comunismo una prospettiva che nel XX secolo apparve estremamente immediata. Proprio per questo, l’URSS fu uno dei principali motori della storia del Novecento. Qualunque definizione si voglia dare al ‘socialismo’, è ovvio che la società comunista non è mai stata costruita. Il potere bolscevico instaurato nel 1917 divenne autoritario nel giro di pochi mesi, la pianificazione si rivelò superiore al mercato solo in condizioni tanto particolari quanto limitate e l’URSS non abolì mai Stato, repressione, mercato, proprietà privata, moneta e disuguaglianze sociali. Inoltre, durante il periodo staliniano, in tempo di pace, lo Stato sovietico fu direttamente ed indirettamente responsabile di quasi 10 milioni di morti (la maggioranza dei quali ascrivibili alla carestia di inizio anni ’30, che fu il risultato della convinzione della dirigenza che il fine, ossia collettivizzazione delle campagne e industrializzazione, giustificasse qualsiasi sacrificio). La complessità e contraddittorietà della storia del comunismo come sistema di Stato non può essere quindi liquidata né con un’agiografia anti-storica, né solo con un ‘Libro nero’. Ora che l’URSS è pienamente storicizzabile è utile domandarsi cosa fu il ‘sistema sovietico’. Persiste ad oggi l’impressione che esso sia stato una rigida gerarchia del potere, ove l’unico movimento percettibile era l’inesorabile piovere dal livello più alto di decisioni che i piani più bassi potevano solo eseguire e alle quali una società frammentata e inerte obbediva automaticamente. Una seria analisi storica invece non può che mettere in luce i cambiamenti, le instabilità e le discontinuità che accompagnarono le continuità strutturali e autoritarie del sistema. La presente opera si propone di realizzare tale analisi, considerando gli anni – comprendenti il periodo rivoluzionario, quello leninista e quello stalinista – in cui detto sistema si strutturò e consolidò. L’obbiettivo è quello di offrire una trattazione che, come magistralmente sintetizzato da S. Smith, «si misuri con la diversità che è esistita simultaneamente all’uniformità, con la mutevolezza che è esistita simultaneamente all’immobilismo dei regimi comunisti […] tentando di evitare condanne moralizzanti da un lato e un’ingenua apologetica dall’altro», I contenuti del libro rappresentano parte delle più ampie riflessioni sviluppate dall’autore durante il Dottorato di ricerca in storia, conseguito all’Università di Oxford nel 2019. La metodologia utilizzata per svolgerle è invece il frutto delle lezioni annuali tenute al corso di ‘Teoria Critica della Società’ all’Università degli Studi di Milano-Bicocca dal 2017 ad oggi. Il presente volume non vuole essere una storia dell’URSS, ma piuttosto un saggio teorico di accompagnamento ad una trattazione di quella portata: una discussione sintetica, ma esauriente, basata sull’approfondimento di alcuni temi chiave della storia sovietica, che rivestono un’importanza prioritaria non solo per coloro che si interessano di URSS, ma più in generale per gli studiosi delle trasformazioni sociali novecentesche.
2022
9788857584089
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