Forse la città è fatta a bolle – i quartieri –, con dentro altre bolle – i rioni –, con dentro altre bolle ancora: gli isolati, poi i caseggiati, infine gli appartamenti. Di almeno quattro tra queste bolle parla il libro. Le bolle però non bastano: per dare vita, movimento, respiro alla città servono le linee. Non si può restare confinati nelle bolle, ognuno chiuso dentro la sua. Abbiamo bisogno di relazione, scambio, apertura. Entrano così in gioco le vie di circolazione e le tante forme della comunicazione: canali e strade; treni e tramvie; persone e merci che entrano ed altre che escono dalla città; notizie che girano, da una bolla all’altra, da una bocca all’altra. Anche di questo formicolio si occupa il volume. E pure di quando questo brulichio urbano si è improvvisamente congelato: è successo in pochi giorni, tra fine febbraio e primi di marzo del 2020. Il tempo del lockdown, così dilatato finché accadeva, appare già distante nella memoria: è la normale rimozione del trauma. Sembra questa – dimenticare, ridimensionare – la strategia più facile; invece si tratta di un vicolo cieco. L’angoscia, rimossa, prima o poi ritorna. Non è bene seppellire il dolore senza affrontarlo, cacciandolo nel buio profondo. Da quell’oscurità, riemergeranno incubi a disturbare le nostre notti, e a inquietare i giorni che ci saranno dati. Per questo, scorrendo le pagine del libro, troverete l’evidenza dei traumi che la città ha vissuto – dell’ultimo, certo, il più vicino, ma anche degli altri: i bombardamenti, il Guasto, le ondate di peste. Chiede ascolto, la città. Cerca consolazione. A nostro modo abbiamo cercato di prestare cura alla città, di offrirle conforto, attraverso l’invenzione dei simboli, la passione per le rappresentazioni cartografiche, l’uso della fotografia. Attraverso l’abbraccio più grande che si possa dare a Padova, percorrendo – proprio tutto – il cerchio del suo (Grande) Raccordo Anulare.
Quante Padove? Un viaggio nello spazio e nel tempo tra i quartieri di Padova
Pase Andrea;
2023
Abstract
Forse la città è fatta a bolle – i quartieri –, con dentro altre bolle – i rioni –, con dentro altre bolle ancora: gli isolati, poi i caseggiati, infine gli appartamenti. Di almeno quattro tra queste bolle parla il libro. Le bolle però non bastano: per dare vita, movimento, respiro alla città servono le linee. Non si può restare confinati nelle bolle, ognuno chiuso dentro la sua. Abbiamo bisogno di relazione, scambio, apertura. Entrano così in gioco le vie di circolazione e le tante forme della comunicazione: canali e strade; treni e tramvie; persone e merci che entrano ed altre che escono dalla città; notizie che girano, da una bolla all’altra, da una bocca all’altra. Anche di questo formicolio si occupa il volume. E pure di quando questo brulichio urbano si è improvvisamente congelato: è successo in pochi giorni, tra fine febbraio e primi di marzo del 2020. Il tempo del lockdown, così dilatato finché accadeva, appare già distante nella memoria: è la normale rimozione del trauma. Sembra questa – dimenticare, ridimensionare – la strategia più facile; invece si tratta di un vicolo cieco. L’angoscia, rimossa, prima o poi ritorna. Non è bene seppellire il dolore senza affrontarlo, cacciandolo nel buio profondo. Da quell’oscurità, riemergeranno incubi a disturbare le nostre notti, e a inquietare i giorni che ci saranno dati. Per questo, scorrendo le pagine del libro, troverete l’evidenza dei traumi che la città ha vissuto – dell’ultimo, certo, il più vicino, ma anche degli altri: i bombardamenti, il Guasto, le ondate di peste. Chiede ascolto, la città. Cerca consolazione. A nostro modo abbiamo cercato di prestare cura alla città, di offrirle conforto, attraverso l’invenzione dei simboli, la passione per le rappresentazioni cartografiche, l’uso della fotografia. Attraverso l’abbraccio più grande che si possa dare a Padova, percorrendo – proprio tutto – il cerchio del suo (Grande) Raccordo Anulare.Pubblicazioni consigliate
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