Negli ultimi anni, la Corte costituzionale ha chiaramente manifestato la sua intenzione di aprirsi maggiormente al mondo esterno, e di entrare in relazione (anche direttamente) con la società civile. Questa dichiarata apertura ha trovato espressione non solo sul piano della comunicazione della Corte e delle attività extra-funzionali dei giudici costituzionali, ma anche su quello del processo costituzionale: con riferimento al quale la Corte ha cercato, attraverso alcune modifiche apportate nel gennaio 2020 alle Norme integrative, di garantire una maggiore partecipazione al giudizio, disciplinando istituti e strumenti processuali potenzialmente capaci di ampliare il contradittorio, offrendole elementi conoscitivi e argomentativi utili a meglio decidere. Lo studio muove dall’individuazione di alcuni possibili punti fermi (il rapporto tra complessità contemporanea e giustizia costituzionale, l’importanza di mantenere vivi entrambi i principali canali di legittimazione della Corte: dall’alto, ex ante, e dal basso, ex post), e si propone di riflettere su queste diverse aperture comunicative e processuali sulla base di alcuni, conseguenti parametri di valutazione: la capacità della Corte di raggiungere il molteplice, e di esservi raggiunta; l’idoneità delle comunicazioni da e verso la Corte a rappresentare fedelmente i relativi contenuti; il possibile valore culturale e pedagogico di tali aperture; la trasparenza dell’attività della Corte e l’esercizio di un controllo diffuso (specialistico e non) su di essa, anche alla luce dei persistenti indizi di possibile non-apertura. Nel tentativo di comprendere se e come queste aperture comunicative e processuali influiscano sulla capacità della Corte di adempiere in concreto ai propri compiti di giustizia costituzionale, e sulla sua effettività.
Una Corte costituzionale aperta? Comunicazione partecipazione contraddittorio
BERGONZINI G
2021
Abstract
Negli ultimi anni, la Corte costituzionale ha chiaramente manifestato la sua intenzione di aprirsi maggiormente al mondo esterno, e di entrare in relazione (anche direttamente) con la società civile. Questa dichiarata apertura ha trovato espressione non solo sul piano della comunicazione della Corte e delle attività extra-funzionali dei giudici costituzionali, ma anche su quello del processo costituzionale: con riferimento al quale la Corte ha cercato, attraverso alcune modifiche apportate nel gennaio 2020 alle Norme integrative, di garantire una maggiore partecipazione al giudizio, disciplinando istituti e strumenti processuali potenzialmente capaci di ampliare il contradittorio, offrendole elementi conoscitivi e argomentativi utili a meglio decidere. Lo studio muove dall’individuazione di alcuni possibili punti fermi (il rapporto tra complessità contemporanea e giustizia costituzionale, l’importanza di mantenere vivi entrambi i principali canali di legittimazione della Corte: dall’alto, ex ante, e dal basso, ex post), e si propone di riflettere su queste diverse aperture comunicative e processuali sulla base di alcuni, conseguenti parametri di valutazione: la capacità della Corte di raggiungere il molteplice, e di esservi raggiunta; l’idoneità delle comunicazioni da e verso la Corte a rappresentare fedelmente i relativi contenuti; il possibile valore culturale e pedagogico di tali aperture; la trasparenza dell’attività della Corte e l’esercizio di un controllo diffuso (specialistico e non) su di essa, anche alla luce dei persistenti indizi di possibile non-apertura. Nel tentativo di comprendere se e come queste aperture comunicative e processuali influiscano sulla capacità della Corte di adempiere in concreto ai propri compiti di giustizia costituzionale, e sulla sua effettività.File | Dimensione | Formato | |
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