Il contributo propone lo studio di una grotta presso la sommità del monte Tabor, nella pianura di Jizreel/Esdrelon (Israele), di proprietà della Custodia Francescana di Terra Santa, dopo che la cavità naturale, in cui sono presenti molte tracce antropiche, è stata ripulita a seguito di un intervento di risistemazione dell’area per il culto e l’accoglienza dei pellegrini. Nei primi secoli dell’era cristiana il modus vivendi normale era la grotta o cavità di roccia. La grotta, abitata in epoca bizantina tra il V e il VI sec. d.C., conserva ancora un lacerto di iscrizione di colore rosso su intonaco bianco. Il primo studio è stato fatto a cura di Bellarmino Bagatti Ofm nel 1975 e oggi viene riproposto con alcune note riguardo la morfologia della grotta e una nuova lettura dell’iscrizione posta sul soffitto. La grotta fa parte di un sistema di cavità naturali, con molti adattamenti antropici, sparse su tutta l’area della cima del monte Tabor. La montagna del Tabor è conosciuta nell’antichità per le vicende legate ai racconti biblici e alla presenza romana in cui, uno dei testimoni autorevoli, è Tito Flavio Giuseppe, il quale ne parla raccontando la vicenda dei rivoltosi giudaici nel I sec. d.C. Successivamente l’area oggetto di studio fu abitata in tutte le epoche successive riportando una straordinaria stratificazione abitativa fino ad oggi. Lungo i secoli, l’area semi-pianeggiante della sommità, fu spesso adattata a luoghi di culto e abitazione.
Rivisitazione di una grotta di epoca bizantina presso il Monte Tabor (Israele)
Gianantonio Urbani
2019
Abstract
Il contributo propone lo studio di una grotta presso la sommità del monte Tabor, nella pianura di Jizreel/Esdrelon (Israele), di proprietà della Custodia Francescana di Terra Santa, dopo che la cavità naturale, in cui sono presenti molte tracce antropiche, è stata ripulita a seguito di un intervento di risistemazione dell’area per il culto e l’accoglienza dei pellegrini. Nei primi secoli dell’era cristiana il modus vivendi normale era la grotta o cavità di roccia. La grotta, abitata in epoca bizantina tra il V e il VI sec. d.C., conserva ancora un lacerto di iscrizione di colore rosso su intonaco bianco. Il primo studio è stato fatto a cura di Bellarmino Bagatti Ofm nel 1975 e oggi viene riproposto con alcune note riguardo la morfologia della grotta e una nuova lettura dell’iscrizione posta sul soffitto. La grotta fa parte di un sistema di cavità naturali, con molti adattamenti antropici, sparse su tutta l’area della cima del monte Tabor. La montagna del Tabor è conosciuta nell’antichità per le vicende legate ai racconti biblici e alla presenza romana in cui, uno dei testimoni autorevoli, è Tito Flavio Giuseppe, il quale ne parla raccontando la vicenda dei rivoltosi giudaici nel I sec. d.C. Successivamente l’area oggetto di studio fu abitata in tutte le epoche successive riportando una straordinaria stratificazione abitativa fino ad oggi. Lungo i secoli, l’area semi-pianeggiante della sommità, fu spesso adattata a luoghi di culto e abitazione.Pubblicazioni consigliate
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