Il progresso tecnologico della robotica e le applicazioni dell’intelligenza artificiale stanno conducendo i sistemi meccatronici sofisticati verso entità robotiche evolute, alle quali assegnare la qualificazione giuridica di persone elettroniche, come raccomandato dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2017. Nel presente lavoro si presentano criticamente tre aspetti dell’analogia scientifica, generalmente accolta nell’epoca contemporanea, tra l’anima delle macchine e la coscienza umana: la configurazione del robot come macchina intelligente, basata sull’analogia con la struttura antropologica del pensiero calcolante; la possibilità di considerare il robot come macchina morale e, dunque, come centro di autodeterminazione volitiva e d’imputazione di una responsabilità etica e giuridica; l’elaborazione del robot come macchina emotiva, che assume la presunta capacità di esprimere sentimenti o passioni propriamente umane. Nella parte conclusiva, al fine di suggerire una riflessione ponderata sull’eventuale, ma forse inevitabile, formalizzazione legale della persona elettronica, che costituirebbe un’innovativa finzione giuridica, si propone una considerazione critica sulle macchine inconsapevoli, frutto di una ingenua mimesi antropologica, e sulla difficoltà teorica ed empirica di ammettere una reale comparazione tra persona artificiale e coscienza umana, tuttora presupposta sulla base di una concezione riduttiva della soggettività umana.
Macchine come noi. Natura e limiti della soggettività robotica
Paolo Moro
2020
Abstract
Il progresso tecnologico della robotica e le applicazioni dell’intelligenza artificiale stanno conducendo i sistemi meccatronici sofisticati verso entità robotiche evolute, alle quali assegnare la qualificazione giuridica di persone elettroniche, come raccomandato dalla Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2017. Nel presente lavoro si presentano criticamente tre aspetti dell’analogia scientifica, generalmente accolta nell’epoca contemporanea, tra l’anima delle macchine e la coscienza umana: la configurazione del robot come macchina intelligente, basata sull’analogia con la struttura antropologica del pensiero calcolante; la possibilità di considerare il robot come macchina morale e, dunque, come centro di autodeterminazione volitiva e d’imputazione di una responsabilità etica e giuridica; l’elaborazione del robot come macchina emotiva, che assume la presunta capacità di esprimere sentimenti o passioni propriamente umane. Nella parte conclusiva, al fine di suggerire una riflessione ponderata sull’eventuale, ma forse inevitabile, formalizzazione legale della persona elettronica, che costituirebbe un’innovativa finzione giuridica, si propone una considerazione critica sulle macchine inconsapevoli, frutto di una ingenua mimesi antropologica, e sulla difficoltà teorica ed empirica di ammettere una reale comparazione tra persona artificiale e coscienza umana, tuttora presupposta sulla base di una concezione riduttiva della soggettività umana.File | Dimensione | Formato | |
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