La continua tensione che esiste tra la pulsione decifratrice dell’uomo e l’incomprensibilità delle leggi che regolano l’universo è la base dialettica su cui si costruisce il discorso, dalla dinamica sapienziale, che sta alla base della metafora del Libro-mondo, nella sua più precisa accezione di Liber Naturae. Nel caso di Galileo la metafora del libro mondo serviva ad affermare, con la propria potenza dirompente, il tentativo di codificare una nuova concezione della scienza e della natura. Una nuova visione del mondo si affermava attraverso l’opposizione tra la lettura diretta del libro della natura e quella indiretta rappresentata dai libri di Aristotele. Borges utilizza la stessa metafora adoperata da Galileo per denunziare la falsa trasparenza dei meccanismi sottesi allo stesso Cosmos galileiano e rappresentare il dubbio ontologico che ne deriva. L’oscillazione continua tra realtà, finzione e sogno, tipica di tutta la produzione borgesiana - dalle poesie, ai saggi, ai racconti fino ai cuentos ensayos - proviene dalle sfuggenti proprietà che il Reale assume nel momento in cui vengono messi in discussione i principi fondamentali del paradigma interpretativo su cui si regge. In questo libro, Emanuele Leonardi «registra nell’opera di Borges una fine orditura scientifica e teorizza che la scienza, o per lo meno determinate episteme scientifiche, sono presenti, reggono e alterano la sua testualità, la animano e le conferiscono una densità che, qualora le si trascuri, risulterebbe incomprensibile. Emanuele Leonardi traccia così le relazioni tra Borges e la scienza e presenta un Borges galileiano, come se Borges avesse visto ciò che Galileo vide, o fosse penetrato nel mondo di Bertrand Russel e di Eddington, ipotesi assolutamente plausibile, visto che le opere di questi filosofi-scienziati furono divulgate nel momento in cui Borges trascendeva i limiti di una percezione localista e si apriva ad un registro di segni diversi e più inquietanti.

Borges: Libro-Mundo y Espacio-Tiempo

LEONARDI, Emanuele
2011

Abstract

La continua tensione che esiste tra la pulsione decifratrice dell’uomo e l’incomprensibilità delle leggi che regolano l’universo è la base dialettica su cui si costruisce il discorso, dalla dinamica sapienziale, che sta alla base della metafora del Libro-mondo, nella sua più precisa accezione di Liber Naturae. Nel caso di Galileo la metafora del libro mondo serviva ad affermare, con la propria potenza dirompente, il tentativo di codificare una nuova concezione della scienza e della natura. Una nuova visione del mondo si affermava attraverso l’opposizione tra la lettura diretta del libro della natura e quella indiretta rappresentata dai libri di Aristotele. Borges utilizza la stessa metafora adoperata da Galileo per denunziare la falsa trasparenza dei meccanismi sottesi allo stesso Cosmos galileiano e rappresentare il dubbio ontologico che ne deriva. L’oscillazione continua tra realtà, finzione e sogno, tipica di tutta la produzione borgesiana - dalle poesie, ai saggi, ai racconti fino ai cuentos ensayos - proviene dalle sfuggenti proprietà che il Reale assume nel momento in cui vengono messi in discussione i principi fondamentali del paradigma interpretativo su cui si regge. In questo libro, Emanuele Leonardi «registra nell’opera di Borges una fine orditura scientifica e teorizza che la scienza, o per lo meno determinate episteme scientifiche, sono presenti, reggono e alterano la sua testualità, la animano e le conferiscono una densità che, qualora le si trascuri, risulterebbe incomprensibile. Emanuele Leonardi traccia così le relazioni tra Borges e la scienza e presenta un Borges galileiano, come se Borges avesse visto ciò che Galileo vide, o fosse penetrato nel mondo di Bertrand Russel e di Eddington, ipotesi assolutamente plausibile, visto che le opere di questi filosofi-scienziati furono divulgate nel momento in cui Borges trascendeva i limiti di una percezione localista e si apriva ad un registro di segni diversi e più inquietanti.
2011
978-950-786-881-8
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