Il lavoro è dedicato al regime tributario delle perdite su crediti, con specifico riguardo al settore dell’imposizione diretta. Dopo un periodo di relativa stabilità del quadro normativo, la disciplina è stata squassata da profondi interventi di modifica e sembra essere divenuta un “punto di impatto”, nel sistema della tassazione dell’impresa, delle esigenze di internazionalizzazione delle attività economiche e, al tempo stesso, della crisi finanziaria globale. Pertanto, è stato necessario adeguare le regole del TUIR all’evoluzione del diritto contabile, alla progressiva diffusione degli IAS, alla graduale convergenza tra questi e gli stessi OIC e contemporaneamente fronteggiare le sempre più frequenti difficoltà di tradurre i ricavi in flussi monetari in entrata, anche a causa delle inadeguatezze della giurisdizione civile. In questo contesto, si sono generati “effetti a catena” che hanno imposto di armonizzare più compiutamente le disposizioni fiscali con gli istituti del diritto della crisi d’impresa e di operare specificamente sul settore bancario, sia per esigenze di competitività, sia per alleggerire la pressione generata sui bilanci dai “non performing loans”, sia per ricostituire gli equilibri patrimoniali necessari per l’erogazione dei finanziamenti. La sensazione complessiva è che la materia sia ancora adesso un “cantiere aperto”, perché ci sembra che molti degli interventi legislativi si qualifichino come “norme di reazione” (miranti, cioè, a risolvere problemi specifici piuttosto che a fissare i contorni di uno stabile disegno dogmatico) e perché è ancora in evoluzione lo scenario di fondo in cui si collocano le regole fiscali (si pensi al prossimo avvento dell’IFRS 9, con il passaggio al metodo delle expected credit losses, ed al tormentato cammino comunitario della CCTB che si occupa analiticamente delle sofferenze creditizie). In questo magmatico terreno, la ricerca si è posta l’obiettivo di indagare alcuni problemi chiave della disciplina fiscale delle perdite su crediti, quali il rapporto con il principio di derivazione, la natura giuridica, la nozione ed il ruolo degli elementi certi e precisi, le interrelazioni con le rilevazioni di bilancio, il trattamento degli atti dispositivi, l’imputazione a periodo ed i casi in cui il debitore faccia accesso ad istituti di soluzione della crisi previsti dalla legge fallimentare (anch’essa, tra l’altro, in attesa di riscrittura), cercando di dar conto delle più recenti innovazioni per le imprese “commerciali/industriali” e per quelle “bancarie/finanziarie”. Al cospetto dei molti problemi applicativi, non di rado caratterizzati da marcato tecnicismo, si è cercato di fornire un contributo alla ricostruzione sistematica, anche se ci sembra si debba prendere atto che in dottrina si riscontrano posizioni polarizzate che qualificano diversamente la fattispecie in esame (come fatto da provare induttivamente piuttosto che come valutazione ascrivibile all’area della c.d. “competenza interna”) e che vi sono dati normativi che, apparentemente dettati per fini particolari, possono avere ricadute più generali (non so dire sino a che punto consapevolmente volute dal Legislatore stesso). Le considerazioni legate al rapporto tra tassazione per competenza e condizioni specifiche di deducibilità delle perdite su crediti, hanno indotto, inoltre, ad approfondire il tema della ragionevolezza della disciplina vigente in rapporto al possesso del reddito ed al principio di effettività, alla luce dell’attuale situazione economica. Si sono, dunque, proposte alla discussione soluzioni interpretative per contenere il rischio che il contribuente sia tassato su redditi meramente virtuali e sostanzialmente non monetizzabili, con conseguente vulnus al presupposto generale dell’IRPEF e dell’IRES.
Profili sistematici delle perdite su crediti nel reddito d'impresa
TRIVELLIN, MAURO
2017
Abstract
Il lavoro è dedicato al regime tributario delle perdite su crediti, con specifico riguardo al settore dell’imposizione diretta. Dopo un periodo di relativa stabilità del quadro normativo, la disciplina è stata squassata da profondi interventi di modifica e sembra essere divenuta un “punto di impatto”, nel sistema della tassazione dell’impresa, delle esigenze di internazionalizzazione delle attività economiche e, al tempo stesso, della crisi finanziaria globale. Pertanto, è stato necessario adeguare le regole del TUIR all’evoluzione del diritto contabile, alla progressiva diffusione degli IAS, alla graduale convergenza tra questi e gli stessi OIC e contemporaneamente fronteggiare le sempre più frequenti difficoltà di tradurre i ricavi in flussi monetari in entrata, anche a causa delle inadeguatezze della giurisdizione civile. In questo contesto, si sono generati “effetti a catena” che hanno imposto di armonizzare più compiutamente le disposizioni fiscali con gli istituti del diritto della crisi d’impresa e di operare specificamente sul settore bancario, sia per esigenze di competitività, sia per alleggerire la pressione generata sui bilanci dai “non performing loans”, sia per ricostituire gli equilibri patrimoniali necessari per l’erogazione dei finanziamenti. La sensazione complessiva è che la materia sia ancora adesso un “cantiere aperto”, perché ci sembra che molti degli interventi legislativi si qualifichino come “norme di reazione” (miranti, cioè, a risolvere problemi specifici piuttosto che a fissare i contorni di uno stabile disegno dogmatico) e perché è ancora in evoluzione lo scenario di fondo in cui si collocano le regole fiscali (si pensi al prossimo avvento dell’IFRS 9, con il passaggio al metodo delle expected credit losses, ed al tormentato cammino comunitario della CCTB che si occupa analiticamente delle sofferenze creditizie). In questo magmatico terreno, la ricerca si è posta l’obiettivo di indagare alcuni problemi chiave della disciplina fiscale delle perdite su crediti, quali il rapporto con il principio di derivazione, la natura giuridica, la nozione ed il ruolo degli elementi certi e precisi, le interrelazioni con le rilevazioni di bilancio, il trattamento degli atti dispositivi, l’imputazione a periodo ed i casi in cui il debitore faccia accesso ad istituti di soluzione della crisi previsti dalla legge fallimentare (anch’essa, tra l’altro, in attesa di riscrittura), cercando di dar conto delle più recenti innovazioni per le imprese “commerciali/industriali” e per quelle “bancarie/finanziarie”. Al cospetto dei molti problemi applicativi, non di rado caratterizzati da marcato tecnicismo, si è cercato di fornire un contributo alla ricostruzione sistematica, anche se ci sembra si debba prendere atto che in dottrina si riscontrano posizioni polarizzate che qualificano diversamente la fattispecie in esame (come fatto da provare induttivamente piuttosto che come valutazione ascrivibile all’area della c.d. “competenza interna”) e che vi sono dati normativi che, apparentemente dettati per fini particolari, possono avere ricadute più generali (non so dire sino a che punto consapevolmente volute dal Legislatore stesso). Le considerazioni legate al rapporto tra tassazione per competenza e condizioni specifiche di deducibilità delle perdite su crediti, hanno indotto, inoltre, ad approfondire il tema della ragionevolezza della disciplina vigente in rapporto al possesso del reddito ed al principio di effettività, alla luce dell’attuale situazione economica. Si sono, dunque, proposte alla discussione soluzioni interpretative per contenere il rischio che il contribuente sia tassato su redditi meramente virtuali e sostanzialmente non monetizzabili, con conseguente vulnus al presupposto generale dell’IRPEF e dell’IRES.Pubblicazioni consigliate
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