l testo nasce da ricerche originali condotte dall’autrice sull’argomento e intende puntare un riflettore forte sul contributo pittorico di Brescia alla grande stagione dell’organo rinascimentale. Nel saggio di apertura viene chiamato a raccolta l’intero corpus delle decorazioni dipinte nel corso del Cinquecento a corredo degli organi cittadini, mettendone in evidenza la stretta relazione con la fioritura e lo sviluppo a Brescia dell’arte organaria, ampiamente riconosciuti, peraltro, sul versante musicologico. Le opere sono quindi presentate, attraverso una successione cronologica, individuando i principali artefici: non solo Romanino, naturalmente, ma anche Moretto, attraverso le imprese del duomo, di San Giovanni Evangelista e di San Pietro in Oliveto, e accanto a loro Ferramola, Paolo da Caylina ed altri comprimari. L’analisi in questa parte è incentrata soprattutto sui soggetti iconografici, sul loro significato, in rapporto alla funzione dello strumento, ai diversi elementi costitutivi e alla emergenza architettonica e monumentale dell’insieme. Nel secondo capitolo si discute diffusamente delle ante di Moretto realizzate per il più antico organo del duomo e oggi a Lovere e si pubblicano alcuni appunti di Roberto Longhi che precedono il suo celeberrimo scritto sulle Cose bresciane del 1917. Il documento è di estremo interesse per una piena comprensione della lettura longhiana delle ante e del riconoscimento da parte dello studioso di un’identità artistica bresciana e dei precedenti del naturalismo di Caravaggio. Si viene, infine, sul capitolo dedicato più specificamente a Romanino, quale protagonista di altissimo livello e consapevolezza in questo tipo di produzione. L’analisi si sofferma particolarmente su tre importanti imprese “per organo” realizzate dall’artista tra quarto e quinto decennio: le ante per Santa Maria Maggiore a Trento, per il Duomo vecchio di Brescia e per la chiesa di San Giorgio in Braida a Verona, tre centri vicini geograficamente, ma culturalmente molto diversi tra loro. Nella lettura delle opere si dà conto di numerose novità sortite da questo studio, individuando le fonti figurative ed iconografiche utilizzate e avanzando nuove riflessioni in merito agli intendimenti formali dell’artista.

Romanino “per organo”. Musica e decorazione a Brescia nel Rinascimento

SAVY, BARBARA MARIA
2015

Abstract

l testo nasce da ricerche originali condotte dall’autrice sull’argomento e intende puntare un riflettore forte sul contributo pittorico di Brescia alla grande stagione dell’organo rinascimentale. Nel saggio di apertura viene chiamato a raccolta l’intero corpus delle decorazioni dipinte nel corso del Cinquecento a corredo degli organi cittadini, mettendone in evidenza la stretta relazione con la fioritura e lo sviluppo a Brescia dell’arte organaria, ampiamente riconosciuti, peraltro, sul versante musicologico. Le opere sono quindi presentate, attraverso una successione cronologica, individuando i principali artefici: non solo Romanino, naturalmente, ma anche Moretto, attraverso le imprese del duomo, di San Giovanni Evangelista e di San Pietro in Oliveto, e accanto a loro Ferramola, Paolo da Caylina ed altri comprimari. L’analisi in questa parte è incentrata soprattutto sui soggetti iconografici, sul loro significato, in rapporto alla funzione dello strumento, ai diversi elementi costitutivi e alla emergenza architettonica e monumentale dell’insieme. Nel secondo capitolo si discute diffusamente delle ante di Moretto realizzate per il più antico organo del duomo e oggi a Lovere e si pubblicano alcuni appunti di Roberto Longhi che precedono il suo celeberrimo scritto sulle Cose bresciane del 1917. Il documento è di estremo interesse per una piena comprensione della lettura longhiana delle ante e del riconoscimento da parte dello studioso di un’identità artistica bresciana e dei precedenti del naturalismo di Caravaggio. Si viene, infine, sul capitolo dedicato più specificamente a Romanino, quale protagonista di altissimo livello e consapevolezza in questo tipo di produzione. L’analisi si sofferma particolarmente su tre importanti imprese “per organo” realizzate dall’artista tra quarto e quinto decennio: le ante per Santa Maria Maggiore a Trento, per il Duomo vecchio di Brescia e per la chiesa di San Giorgio in Braida a Verona, tre centri vicini geograficamente, ma culturalmente molto diversi tra loro. Nella lettura delle opere si dà conto di numerose novità sortite da questo studio, individuando le fonti figurative ed iconografiche utilizzate e avanzando nuove riflessioni in merito agli intendimenti formali dell’artista.
2015
978-88-6938-034-1
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