Si tratta di un argomento nuovo, poco o per niente trattato nei testi di Selvicoltura, che si caratterizza per le molte implicazioni di carattere tecnico. L’idea di trattare questo tema è nata dopo i disastrosi eventi metereologici del Natale 2013 che provocarono, in conseguenza anche della caduta di molti alberi, l’interruzione sia delle vie di comunicazione sia dell’erogazione dell’energia elettrica in un’ampia parte del Nordest d’Italia e, in particolare, in alcune importanti stazioni turistiche. Le conseguenze economiche di quest’interruzione furono rilevanti e tali da coinvolgere ampi strati dell’opinione pubblica e della classe politica, che si attivò con varie iniziative anche di carattere legislativo. In quell’occasione si evidenziò in modo ancor più chiaro il fatto che queste infrastrutture, assolutamente indispensabili per l’economia nonché per la stessa vita umana, collocandosi nel territorio sono spesso incompatibili con la presenza della vegetazione, in particolare con quella arborea. Risultò, però, anche evidente che la soluzione semplicistica di eliminare ovunque queste situazioni critiche avrebbe comportato, oltre al taglio di migliaia alberi e alla compromissione di quella maturazione ecosistemica a lungo perseguita, costi elevatissimi, anche procrastinati nel tempo per far fronte alle necessarie opere di manutenzione ambientale. Il problema era, ed è, ben noto ai gestori di queste infrastrutture che lo affrontano impiegando notevoli risorse. Tuttavia, spesso le soluzioni adottate, anche di elevato livello tecnologico, non tengono nella dovuta considerazione né le caratteristiche biologiche ed ecologiche degli alberi e del bosco né le implicazioni che esse hanno sulla gestione forestale. Si tratta di aspetti di estremo interesse che tuttavia raramente hanno coinvolto il mondo forestale e, ancor meno quello della Selvicoltura. In realtà, a ben vedere, non mancano professionisti forestali che svolgono la loro principale attività proprio su questi argomenti. Questi spazi professionali si sono spesso creati quando il gestore dell’infrastruttura ha preso coscienza del contributo che le competenze professionali del forestale possono portare su questi aspetti. Proprio per cercare di incrementare queste conoscenze e i possibili contatti fra questi due mondi è parso opportuno approfondire alcuni argomenti, nella speranza di aprire nuove possibilità operative per il professionista-selvicoltore, in analogia a quanto avviene in altri Paesi. In particolare, si è cercato d’individuare per ogni diversa infrastruttura gli aspetti che maggiormente coinvolgono le competenze selvicolturali, tralasciando invece quelli propri di settori diversi. Così, per ogni infrastruttura sono dapprima brevemente descritti alcuni argomenti generali, dai quali sono enucleati quelli pertinenti il settore selvicolturale . Le connessioni fra ciascuna infrastruttura e la Selvicoltura non sempre sono apparse ben evidenti, ma raramente sono risultate assenti. Per esse si è cercato di proporre, nei limiti del possibile, le soluzioni tecniche adatte a incrementare sia le opportunità conservative della vegetazione sia l’efficienza dell’infrastruttura, con particolare attenzione anche ai costi, soprattutto di manutenzione. Si è cercato, inoltre, di valorizzare tutte quelle situazioni, purtroppo rare, in cui la vegetazione interagisce positivamente con l’infrastruttura. Nel testo sono trattate le seguenti tre grandi categorie d’infrastrutture per il trasporto: - umano e di merci: che può avvenire su sentieri, su strade, su fune, su ferro, su acqua e con aereo; - di fonti energetiche: oleodotti e gasdotti, elettrodotti e condotte d’acqua come forza motrice; - delle comunicazioni: telefonica, televisiva, radiofonica e internet. Un altro aspetto riguarda la caratteristica saliente di questo manuale, teso a illustrare soprattutto gli argomenti della tecnica, intesa come complesso di regole da attuare nell’esercizio pratico e strumentale di un’arte o di una disciplina. Quest’impostazione ha come principale conseguenza editoriale quella di sviluppare argomenti pratici, senza entrare troppo in quelli teorici o di carattere più ideologico-filosofico; Un’altra precisazione è fondamentale. Com’è noto, le attività di cui si parla in questo manuale sono regolate da specifiche leggi e normative emanate a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale. Di tutte queste prescrizioni, evidentemente, non si è potuto tener conto, sia per la loro complessità sia perché si ritiene che la loro descrizione esuli dagli scopi di questo manuale. Con questo lavoro, infatti, non si vuole indicare, e men che meno prescrivere, quello che si deve o è concesso fare, ma quello che la tecnica selvicolturale mette a disposizione per affrontare specifici problemi . Spetterà al tecnico, all’amministratore o anche al legislatore fare le scelte adatte a ogni specifica realtà, tenuto conto dei condizionamenti ambientali, economici e sociali.
Selvicoltura per le infrastrutture di trasporto
DEL FAVERO, ROBERTO;PIVIDORI, MARIO
2016
Abstract
Si tratta di un argomento nuovo, poco o per niente trattato nei testi di Selvicoltura, che si caratterizza per le molte implicazioni di carattere tecnico. L’idea di trattare questo tema è nata dopo i disastrosi eventi metereologici del Natale 2013 che provocarono, in conseguenza anche della caduta di molti alberi, l’interruzione sia delle vie di comunicazione sia dell’erogazione dell’energia elettrica in un’ampia parte del Nordest d’Italia e, in particolare, in alcune importanti stazioni turistiche. Le conseguenze economiche di quest’interruzione furono rilevanti e tali da coinvolgere ampi strati dell’opinione pubblica e della classe politica, che si attivò con varie iniziative anche di carattere legislativo. In quell’occasione si evidenziò in modo ancor più chiaro il fatto che queste infrastrutture, assolutamente indispensabili per l’economia nonché per la stessa vita umana, collocandosi nel territorio sono spesso incompatibili con la presenza della vegetazione, in particolare con quella arborea. Risultò, però, anche evidente che la soluzione semplicistica di eliminare ovunque queste situazioni critiche avrebbe comportato, oltre al taglio di migliaia alberi e alla compromissione di quella maturazione ecosistemica a lungo perseguita, costi elevatissimi, anche procrastinati nel tempo per far fronte alle necessarie opere di manutenzione ambientale. Il problema era, ed è, ben noto ai gestori di queste infrastrutture che lo affrontano impiegando notevoli risorse. Tuttavia, spesso le soluzioni adottate, anche di elevato livello tecnologico, non tengono nella dovuta considerazione né le caratteristiche biologiche ed ecologiche degli alberi e del bosco né le implicazioni che esse hanno sulla gestione forestale. Si tratta di aspetti di estremo interesse che tuttavia raramente hanno coinvolto il mondo forestale e, ancor meno quello della Selvicoltura. In realtà, a ben vedere, non mancano professionisti forestali che svolgono la loro principale attività proprio su questi argomenti. Questi spazi professionali si sono spesso creati quando il gestore dell’infrastruttura ha preso coscienza del contributo che le competenze professionali del forestale possono portare su questi aspetti. Proprio per cercare di incrementare queste conoscenze e i possibili contatti fra questi due mondi è parso opportuno approfondire alcuni argomenti, nella speranza di aprire nuove possibilità operative per il professionista-selvicoltore, in analogia a quanto avviene in altri Paesi. In particolare, si è cercato d’individuare per ogni diversa infrastruttura gli aspetti che maggiormente coinvolgono le competenze selvicolturali, tralasciando invece quelli propri di settori diversi. Così, per ogni infrastruttura sono dapprima brevemente descritti alcuni argomenti generali, dai quali sono enucleati quelli pertinenti il settore selvicolturale . Le connessioni fra ciascuna infrastruttura e la Selvicoltura non sempre sono apparse ben evidenti, ma raramente sono risultate assenti. Per esse si è cercato di proporre, nei limiti del possibile, le soluzioni tecniche adatte a incrementare sia le opportunità conservative della vegetazione sia l’efficienza dell’infrastruttura, con particolare attenzione anche ai costi, soprattutto di manutenzione. Si è cercato, inoltre, di valorizzare tutte quelle situazioni, purtroppo rare, in cui la vegetazione interagisce positivamente con l’infrastruttura. Nel testo sono trattate le seguenti tre grandi categorie d’infrastrutture per il trasporto: - umano e di merci: che può avvenire su sentieri, su strade, su fune, su ferro, su acqua e con aereo; - di fonti energetiche: oleodotti e gasdotti, elettrodotti e condotte d’acqua come forza motrice; - delle comunicazioni: telefonica, televisiva, radiofonica e internet. Un altro aspetto riguarda la caratteristica saliente di questo manuale, teso a illustrare soprattutto gli argomenti della tecnica, intesa come complesso di regole da attuare nell’esercizio pratico e strumentale di un’arte o di una disciplina. Quest’impostazione ha come principale conseguenza editoriale quella di sviluppare argomenti pratici, senza entrare troppo in quelli teorici o di carattere più ideologico-filosofico; Un’altra precisazione è fondamentale. Com’è noto, le attività di cui si parla in questo manuale sono regolate da specifiche leggi e normative emanate a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale. Di tutte queste prescrizioni, evidentemente, non si è potuto tener conto, sia per la loro complessità sia perché si ritiene che la loro descrizione esuli dagli scopi di questo manuale. Con questo lavoro, infatti, non si vuole indicare, e men che meno prescrivere, quello che si deve o è concesso fare, ma quello che la tecnica selvicolturale mette a disposizione per affrontare specifici problemi . Spetterà al tecnico, all’amministratore o anche al legislatore fare le scelte adatte a ogni specifica realtà, tenuto conto dei condizionamenti ambientali, economici e sociali.Pubblicazioni consigliate
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