L’educatore conserva a tutt’oggi un’identità dai contorni sfumati, sia perché è chiamato a svolgere il suo lavoro in svariati settori sia perché la sua figura non ha ancora ottenuto piena legittimazione istituzionale. Egli può ritrovarsi a operare tanto in strutture di carattere residenziale, come le comunità alloggio, le case di riposo o le carceri, quanto ad agire in realtà di tipo domiciliare, come nel caso dell’assistenza ai minori e del sostegno alla genitorialità, o in servizi territoriali quali le ludoteche, le unità di educativa di strada o i gruppi di promozione sociale. Sebbene i confini dell’esercizio della sua professione rimangano incerti, risultano abbastanza ben definite le caratteristiche del suo agire, che si declina pedagogicamente nell’aiutare l’altro a individuare un suo progetto esistenziale e nell’accompagnarlo nella sua realizzazione, mantenendo una costante attenzione alla globalità del suo essere e valorizzandone le specificità. La dimensione relazionale, centrale in questa come in altre professioni rivolte alla persona, assume pertanto una configurazione peculiare, che implica la sinergica compresenza di una serie di caratteristiche proprie dell’educazione, quali la responsabilità, la reciprocità e la testimonianza, il cui dispiegarsi richiede il possesso di una sfaccettata competenza, che presuppone la conoscenza dei principali meccanismi dell’interazione umana. Proprio per contribuire a formare questa competenza, nel volume si sondano alcuni modelli interpretativi della comunicazione, senza alcuna pretesa di esaustività tematica o problematica, ma con l’intento di arrivare a individuare alcune strategie relazionali atte a consentire all’educatore di sollecitare i suoi interlocutori ad approfondire e arricchire sempre più la propria umanità nell’accoglienza e nel rispetto reciproci. Nel contempo, si evidenzia come gli schemi interpretativi della comunicazione proposti non vadano recepiti acriticamente, ma vagliati pedagogicamente, pena la caduta in pericolose derive salvifiche o nella pretesa di rendere interamente comunicabile la persona, violando il suo diritto a non essere interpretata e tradotta in quegli aspetti di sé che può non voler svelare.
La comunicazione nella formazione dell'educatore
GASPERI, EMMA
2012
Abstract
L’educatore conserva a tutt’oggi un’identità dai contorni sfumati, sia perché è chiamato a svolgere il suo lavoro in svariati settori sia perché la sua figura non ha ancora ottenuto piena legittimazione istituzionale. Egli può ritrovarsi a operare tanto in strutture di carattere residenziale, come le comunità alloggio, le case di riposo o le carceri, quanto ad agire in realtà di tipo domiciliare, come nel caso dell’assistenza ai minori e del sostegno alla genitorialità, o in servizi territoriali quali le ludoteche, le unità di educativa di strada o i gruppi di promozione sociale. Sebbene i confini dell’esercizio della sua professione rimangano incerti, risultano abbastanza ben definite le caratteristiche del suo agire, che si declina pedagogicamente nell’aiutare l’altro a individuare un suo progetto esistenziale e nell’accompagnarlo nella sua realizzazione, mantenendo una costante attenzione alla globalità del suo essere e valorizzandone le specificità. La dimensione relazionale, centrale in questa come in altre professioni rivolte alla persona, assume pertanto una configurazione peculiare, che implica la sinergica compresenza di una serie di caratteristiche proprie dell’educazione, quali la responsabilità, la reciprocità e la testimonianza, il cui dispiegarsi richiede il possesso di una sfaccettata competenza, che presuppone la conoscenza dei principali meccanismi dell’interazione umana. Proprio per contribuire a formare questa competenza, nel volume si sondano alcuni modelli interpretativi della comunicazione, senza alcuna pretesa di esaustività tematica o problematica, ma con l’intento di arrivare a individuare alcune strategie relazionali atte a consentire all’educatore di sollecitare i suoi interlocutori ad approfondire e arricchire sempre più la propria umanità nell’accoglienza e nel rispetto reciproci. Nel contempo, si evidenzia come gli schemi interpretativi della comunicazione proposti non vadano recepiti acriticamente, ma vagliati pedagogicamente, pena la caduta in pericolose derive salvifiche o nella pretesa di rendere interamente comunicabile la persona, violando il suo diritto a non essere interpretata e tradotta in quegli aspetti di sé che può non voler svelare.Pubblicazioni consigliate
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