Il volume presenta i risultati aggiornati della ricerca comparata ventennale sui modi di regolazione dello sviluppo locale in due regioni della “Terza Italia”, come il Veneto e l’Emilia Romagna, storicamente segnate da culture politiche locali profondamente diverse e a tratti contrapposte: la subcultura politica bianca e quella rossa. L’ipotesi da cui parte questa ricerca è che il potenziamento dei governi locali, soprattutto regionale, grazie alle riforme istituzionali avviate negli anni Novanta, insieme all’affermarsi degli strumenti di programmazione negoziata che hanno potenziato le reti di governance multi-attore e multilivello, abbia fatto emergere, nei vari contesti regionali italiani, forme di reti di governance locale notevolmente diversificate che possono essere meglio comprese solo se si attribuisce un peso specifico alle variabili politiche, culturali e istituzionali, che contribuiscono a definire i due modi di sviluppo locale. Questo cambiamento di prospettiva modifica sostanzialmente l’immagine dell’Italia della piccola e media impresa (PMI), mettendo in evidenza alcune differenze significative tra regioni del Centro e del Nord Est che possono essere considerate come una eredità delle subculture politiche territoriali bianca e rossa. Ricollegandosi al filone di studio della “Terza Italia”, che ha avuto il merito di mettere in luce l’Italia delle PMI e dell’economia diffusa tipica del Centro-Nord Est, profondamente diversa sia dal modello fordista del Triangolo industriale sia dalle aree più arretrate del Sud, questa ricerca intende proporre una prospettiva politologica alla comparazione per contesti, sottolineando le profonde differenze che connotano i modi di regolazione dello sviluppo locale in due regioni rappresentative di queste due aree, come il Veneto e l’Emilia Romagna. Partendo da un punto di vista politologico e seguendo i suggerimenti del neo-istituzionalismo (March, Olsen 1989) e della teoria della regolazione (Boyer, Saillard 1995), la tesi che qui si intende sostenere è che le due matrici delle subculture politiche territoriali bianca e rossa siano all’origine di due modi di sviluppo locale profondamente diversi, a cui corrispondono due diversi modi di regolazione e che, inoltre, queste differenze possono essere messe meglio in luce proprio a partire dagli anni Novanta, cioè dopo il mutamento, da un lato, dello scenario politico internazionale, con la caduta del comunismo e il profilarsi dell’UE e, dall’altro, dello scenario politico nazionale a cominciare dalla crisi dei due maggiori partiti che avevano egemonizzato i due governi locali: la DC e il PCI. A questo scopo, la comparazione per contesti tra le due regioni più rappresentative della Terza Italia ‘bianca’ e ‘rossa’, come il Veneto e l’Emilia Romagna, ha l’obiettivo conoscitivo di trasformare in problema ciò che è diventato “convenzionalmente evidente” e, cioè, che i sistemi di PMI siano regolati da un medesimo tipo di regolazione dello sviluppo locale, quella neo-localista (Trigilia 1986). Per agevolare la comunicazione dei risultati più significativi si è scelto di individuare, per i due contesti culturali “bianco” e “rosso”, due idealtipi ricavati dall’approccio neoistituzionalista, i modelli istituzionali “aggregativo” e “integrativo” che, secondo la lezione weberiana, servono a mettere in evidenza quei tratti che l’osservatore ritiene peculiari per la comparazione, e che consentono di focalizzare l’attenzione sulle principali differenze che possono essere ricondotte, verosimilmente, a due diversi processi di “istituzionalizzazione del significato” che hanno contribuito a produrre modelli istituzionali, ma anche modi di regolazione dello sviluppo locale, significativamente diversi. La comparazione permette di evidenziare il diverso suolo svolto dall’attore politico locale e regionale nei due contesti, centrale nel caso dell’Emilia Romagna, periferico nel caso del Veneto, una diversa cultura di governo dei processi di sviluppo, che si riverbera anche in modelli organizzativi, prassi amministrative e propensione alla spesa pubblica profondamente diversi, correlati alla diversa matrice culturale bianca o rossa. Piuttosto che di regolazione localistica, l'autrice propone di parlare, pertanto, di diversi “modi di regolazione” (al plurale), intendendo dare, in tal senso, più enfasi alla dimensione del coordinamento tra gli attori locali che operano entro uno specifico contesto culturale e istituzionale, piuttosto che ad una dimensione “locale”, non meglio definita. Gli esiti della ricerca, infine, permetteranno di articolare in modo più puntuale il concetto di “rete di governance locale”, nelle sue componenti multi-attore e multilivello e i introdurre, in particolare, una tipologia dei “beni collettivi per la competitività” costruita a partire dall'analisi comparata delle politiche per i servizi alle persone, per i servizi alle imprese e per lo sviluppo territoriale. Come sottolinea Paul Kantor nella presentazione del volume: «Approfondendo l'analisi comparata di due regioni della ‘Terza Italia’, l'autrice va oltre i due casi studio e offre degli strumenti metodologici per leggere e interpretare le dinamiche dello sviluppo dei sistemi locali e delle politiche pubbliche in ambito urbano e regionale, anche in contesti di più ampia portata quali le “city regions”. La nuova edizione della ricerca comparata per contesti regionali del Veneto e dell’Emilia Romagna, a dieci anni di distanza dalla prima (Messina 2001), presenta nuovi interessanti approfondimenti relativi all’approccio dei modi di regolazione come chiave di lettura per analizzare le diverse capacità dei contesti regionali di rispondere alle medesime sfide che giungono dai processi di globalizzazione ed europeizzazione. Come possono i governi locali e regionali mediare l’impatto prorompente che l’economia globalizzata ha sulle istanze dei territori? Come possono gli Enti locali promuovere la competitività e l’innovazione regionale? In altre parole, quali approcci possono utilizzare le istituzioni per governare i processi di governance territoriale? Modi di regolazione dello sviluppo locale ci aiuta a rispondere a tutti questi interrogativi. Nelle sue risposte Patrizia Messina spiega in modo convincente perché sia importante considerare il contesto (place matters) nel definire strategie di regolazione dello sviluppo locale e ci mostra quanto le istituzioni politiche locali e regionali siano attori chiave nella produzione di tipi diversi di beni collettivi per la competitività, correlati ai modi di regolazione dello sviluppo locale di specifiche comunità regionali».

Modi di regolazione dello sviluppo locale. Una comparazione per contesti di Veneto ed Emilia Romagna

MESSINA, PATRIZIA
2012

Abstract

Il volume presenta i risultati aggiornati della ricerca comparata ventennale sui modi di regolazione dello sviluppo locale in due regioni della “Terza Italia”, come il Veneto e l’Emilia Romagna, storicamente segnate da culture politiche locali profondamente diverse e a tratti contrapposte: la subcultura politica bianca e quella rossa. L’ipotesi da cui parte questa ricerca è che il potenziamento dei governi locali, soprattutto regionale, grazie alle riforme istituzionali avviate negli anni Novanta, insieme all’affermarsi degli strumenti di programmazione negoziata che hanno potenziato le reti di governance multi-attore e multilivello, abbia fatto emergere, nei vari contesti regionali italiani, forme di reti di governance locale notevolmente diversificate che possono essere meglio comprese solo se si attribuisce un peso specifico alle variabili politiche, culturali e istituzionali, che contribuiscono a definire i due modi di sviluppo locale. Questo cambiamento di prospettiva modifica sostanzialmente l’immagine dell’Italia della piccola e media impresa (PMI), mettendo in evidenza alcune differenze significative tra regioni del Centro e del Nord Est che possono essere considerate come una eredità delle subculture politiche territoriali bianca e rossa. Ricollegandosi al filone di studio della “Terza Italia”, che ha avuto il merito di mettere in luce l’Italia delle PMI e dell’economia diffusa tipica del Centro-Nord Est, profondamente diversa sia dal modello fordista del Triangolo industriale sia dalle aree più arretrate del Sud, questa ricerca intende proporre una prospettiva politologica alla comparazione per contesti, sottolineando le profonde differenze che connotano i modi di regolazione dello sviluppo locale in due regioni rappresentative di queste due aree, come il Veneto e l’Emilia Romagna. Partendo da un punto di vista politologico e seguendo i suggerimenti del neo-istituzionalismo (March, Olsen 1989) e della teoria della regolazione (Boyer, Saillard 1995), la tesi che qui si intende sostenere è che le due matrici delle subculture politiche territoriali bianca e rossa siano all’origine di due modi di sviluppo locale profondamente diversi, a cui corrispondono due diversi modi di regolazione e che, inoltre, queste differenze possono essere messe meglio in luce proprio a partire dagli anni Novanta, cioè dopo il mutamento, da un lato, dello scenario politico internazionale, con la caduta del comunismo e il profilarsi dell’UE e, dall’altro, dello scenario politico nazionale a cominciare dalla crisi dei due maggiori partiti che avevano egemonizzato i due governi locali: la DC e il PCI. A questo scopo, la comparazione per contesti tra le due regioni più rappresentative della Terza Italia ‘bianca’ e ‘rossa’, come il Veneto e l’Emilia Romagna, ha l’obiettivo conoscitivo di trasformare in problema ciò che è diventato “convenzionalmente evidente” e, cioè, che i sistemi di PMI siano regolati da un medesimo tipo di regolazione dello sviluppo locale, quella neo-localista (Trigilia 1986). Per agevolare la comunicazione dei risultati più significativi si è scelto di individuare, per i due contesti culturali “bianco” e “rosso”, due idealtipi ricavati dall’approccio neoistituzionalista, i modelli istituzionali “aggregativo” e “integrativo” che, secondo la lezione weberiana, servono a mettere in evidenza quei tratti che l’osservatore ritiene peculiari per la comparazione, e che consentono di focalizzare l’attenzione sulle principali differenze che possono essere ricondotte, verosimilmente, a due diversi processi di “istituzionalizzazione del significato” che hanno contribuito a produrre modelli istituzionali, ma anche modi di regolazione dello sviluppo locale, significativamente diversi. La comparazione permette di evidenziare il diverso suolo svolto dall’attore politico locale e regionale nei due contesti, centrale nel caso dell’Emilia Romagna, periferico nel caso del Veneto, una diversa cultura di governo dei processi di sviluppo, che si riverbera anche in modelli organizzativi, prassi amministrative e propensione alla spesa pubblica profondamente diversi, correlati alla diversa matrice culturale bianca o rossa. Piuttosto che di regolazione localistica, l'autrice propone di parlare, pertanto, di diversi “modi di regolazione” (al plurale), intendendo dare, in tal senso, più enfasi alla dimensione del coordinamento tra gli attori locali che operano entro uno specifico contesto culturale e istituzionale, piuttosto che ad una dimensione “locale”, non meglio definita. Gli esiti della ricerca, infine, permetteranno di articolare in modo più puntuale il concetto di “rete di governance locale”, nelle sue componenti multi-attore e multilivello e i introdurre, in particolare, una tipologia dei “beni collettivi per la competitività” costruita a partire dall'analisi comparata delle politiche per i servizi alle persone, per i servizi alle imprese e per lo sviluppo territoriale. Come sottolinea Paul Kantor nella presentazione del volume: «Approfondendo l'analisi comparata di due regioni della ‘Terza Italia’, l'autrice va oltre i due casi studio e offre degli strumenti metodologici per leggere e interpretare le dinamiche dello sviluppo dei sistemi locali e delle politiche pubbliche in ambito urbano e regionale, anche in contesti di più ampia portata quali le “city regions”. La nuova edizione della ricerca comparata per contesti regionali del Veneto e dell’Emilia Romagna, a dieci anni di distanza dalla prima (Messina 2001), presenta nuovi interessanti approfondimenti relativi all’approccio dei modi di regolazione come chiave di lettura per analizzare le diverse capacità dei contesti regionali di rispondere alle medesime sfide che giungono dai processi di globalizzazione ed europeizzazione. Come possono i governi locali e regionali mediare l’impatto prorompente che l’economia globalizzata ha sulle istanze dei territori? Come possono gli Enti locali promuovere la competitività e l’innovazione regionale? In altre parole, quali approcci possono utilizzare le istituzioni per governare i processi di governance territoriale? Modi di regolazione dello sviluppo locale ci aiuta a rispondere a tutti questi interrogativi. Nelle sue risposte Patrizia Messina spiega in modo convincente perché sia importante considerare il contesto (place matters) nel definire strategie di regolazione dello sviluppo locale e ci mostra quanto le istituzioni politiche locali e regionali siano attori chiave nella produzione di tipi diversi di beni collettivi per la competitività, correlati ai modi di regolazione dello sviluppo locale di specifiche comunità regionali».
2012
9788897385295
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